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Rise of the Tomb Raider - 20 Year Celebration: Lara torna ad ansimare su PS4

Una figura carismatica e abbacinante può dirsi un’autentica icona quando riesce a rifulgere di luce propria anche in contesti estranei alla sua genesi. È il caso di Lara Croft col suo Tomb Raider, che da vent’anni - insieme a pochissimi altri - ricopre un ruolo da vera protagonista nell'universo dell’intrattenimento mediale. Non è mancata qualche rovinosa caduta, ma è un fatto del tutto fisiologico, soprattutto se inserito in un contesto temporale così ampio. Parlare della nascita della signorina Croft, tuttavia, in concomitanza con l’affermazione poligonale in ambito videoludico, sarebbe fin troppo didascalico.

Il maniero della famiglia Croft, uno dei numerosi extra di questa edizione.

Basta dire, semplicemente, che col passare degli anni quei meravigliosi fogli di carta sono diventati splendidi origami, che hanno portato per mano il media videogioco verso una maturazione audiovisiva tuttora in evoluzione. Rise of the Tomb Raider: 20 Year Celebration è l'edizione definitiva - completa di ogni DLC pubblicato - del titolo uscito in esclusiva temporale su Xbox One poco meno di un anno fa. Seguito dell’ottimo reboot ad opera dei Crystal Dynamics, il gioco ritorna su PS4 in forma ancora smagliante. 

L'edizione per console Sony è un pacchetto ricchissimo di extra: oltre alla modalità principale, sono presenti anche tutti i contenuti aggiuntivi pubblicati nel corso dell'ultimo anno, come ho avuto modo di accennare poco fa. I DLC Baba Yaga e Fredda Oscurità aggiungono un tocco esoterico alla narrazione, incastrandosi perfettamente nella campagna principale e offrendo un’atmosfera onirica e straniante. Non mancano diversi abiti per Lara, skin per le armi e un nuovo livello di difficoltà, selezionabile da subito nelle opzioni.

Il modello poligonale di Lara è un vero gioiellino.

I contenuti inediti, per quanto limitati in termini di durata, sono piacevoli e ben implementati. Legami di Sangue è una sorta di walking simulator ambientato nel maniero Croft, votato totalmente all'esplorazione. È anche l’unico extra compatibile con PlayStation VR e caratterizzato da una giocabilità lenta e compassata. Stessa ambientazione, ma con un ritmo diametralmente opposto, L'Incubo di Lara è una specie modalità orda, nella quale bisogna lottare contro ondate di zombie generate in numero e posizione casuali. La modalità Stoicismo, infine, pone l’accento sulla sopravvivenza, costringendo il giocatore a nutrirsi e ripararsi dal freddo, oltre che a combattere, se intende rimanere in vita.

L'estetica riesce a coniugare buongusto e potenza computazionale senza intaccare le prestazioni di gioco.

Lo spunto narrativo che tiene in piedi tutta la baracca cita timidamente Indiana Jones e l'ultima Crociata, con una Lara intenta a seguire le orme del padre, alla ricerca di un mistico profeta, portatore della vita eterna. Immancabile la presenza di una setta nemica, che cercherà in tutti i modi di mandarvi al creatore. Per quanto ingenuotta, la storia riesce a tenere le fila emotive con apprezzabile disinvoltura, sopperendo alla semplicità dell'intreccio con la spettacolarità "esagerata" degli eventi. 

Rise of the Tomb Raider riprende in toto la struttura del primo episodio, ampliandola e migliorandola laddove possibile. Anche stavolta ci ritroveremo in una sorta di open world a "compartimenti stagni": la mappa di gioco è suddivisa in macro-aree liberamente esplorabili, nelle quali razziare materiali assortiti per potenziare le varie armi e attrezzature a disposizione. 

Rifrazione, illuminazione, blooming: il gioco non è certo parco di ottima effettistica.

Con l'acquisizione dei punti esperienza maturati sul campo, anche Lara guadagna nuove abilità, da ampliare e plasmare secondo le proprie velleità ludiche. Il gioco, infatti, permette diversi approcci alla marmaglia nemica, passando da brutali fasi stealth a furiose sparatorie. Grande enfasi è posta sulle nuove tombe, spesso opzionali, disseminate per il mondo di gioco. Presenti in numero esiguo nel precedente episodio, qui fanno la parte del leone, presentandosi come ingegnosi e giganteschi forzieri da espugnare a suon di enigmi. 

Fotografia ricercata e splendide terga. Personalmente non chiederei altro.

Disattivare tutti gli aiuti significa davvero potersi bloccare per parecchio tempo, come nei primissimi episodi, complice un level design ricercato e appagante. Il gioco di Crystal Dynamics restituisce un ottimo feeling, soprattutto nella gestione della fisica e nelle numerose arrampicate. Un po' meno incisivo il gunplay, che a volte svilisce il potenziale bellico delle armi con portata e rinculo non proprio esaltanti. La scarsa I.A. nemica può essere aggirata alzando il livello di difficoltà (cosa che vi consiglio vivamente di fare) e le asperità della natura investono il giocatore in tutta la loro impietosa possanza. La rigiocabilità è garantita dalla modalità Spedizione, rilettura di ampie porzioni di gioco, modificabili grazie a delle carte speciali.

A un anno dalla versione Xbox One, non sono poi così evidenti le migliorie tecniche di questa nuova edizione. Gli sviluppatori hanno garantito pieno supporto a PS4 PRO e forse è lì che si sono profusi i maggiori sforzi. Ciò non toglie che le prestazioni tecniche rimangano eccellenti, con un frame rate praticamente fisso a 30 FPS (un traguardo mai scontato su console) e un aspetto generale davvero sontuoso.

Rise of the Tomb Raider - 20 Year Celebration, con la sua caterva di contenuti extra e l'enorme rigiocabilità, è fuor d'ogni dubbio un gioco eccellente. Rinsaldando il mito di Lara Croft - che è sinonimo di Tomb Raider a tutti gli effetti - Crystal Dynamics è riuscita in un'impresa non certo facile, prendendo quanto di buono avevano fatto con il precedente capitolo ed espandendolo senza strafare.

A uscirne vincitrice, oltre a noi, è la giovane archeologa, che ansimando disperata tra una sparatoria e una nuotata, riesce a (ri)proporsi in maniera iconica, coniugando perfettamente charme, umanità e forza. E tutto senza tradire lo spirito dell'opera originale: non è cosa da poco, credetemi.

Ho giocato a Rise of the Tomb Raider - 20 Year Celebration grazie a una copia review gentilmente fornitami dal distributore. Ho finito la campagna, impostata a difficile, in 28 ore, DLC inclusi. Ho speso molto altro tempo nella modalità Stoicismo, cercando di sopravvivere il più possibile, appezzandone appieno la bontà ludica.