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Bomber Bob scansate, arriva Xydonia!

Sono felice come un ragazzino che scarta il tanto desiderato Super Famicom nel Natale del 1990, perché la campagna Kickstarter per Xydonia è stata un successo, il gioco si farà e potremo viaggiare in un futuro prossimo immersi nel turboblasto rigorosamente a scorrimento orizzontale, tra le scanline di un cuore che batte forte con frequenze a 15 khz. I ragazzi di Breaking Bytes, d’altronde, se lo meritavano, vista la calorosa accoglienza che il loro primo progetto sta riscuotendo sui social, raccogliendo consensi anche dai più arcigni integralisti dei videogiochi di una volta. Perché, se dovessimo descrivere Xydonia con un solo aggettivo, questo sarebbe “autentico”. C’è una bellissima introduzione firmata da Ste Pickford nel libro Sinclair ZX Spectrum: a visual compendium, dove l’autore di Zub e tanti altri classici a otto bit disapprova la pixel art odierna, inquadrandola come l’opaca imitazione di un'arte nata per tirare fuori il meglio da restrizioni tecniche al giorno d'oggi neppure concepibili. Un approccio inesatto a base di pixelloni colorati, che alimenta un senso di nostalgia distorta per uno stile mai esistito. Xydonia, al contrario, non sfigurerebbe in una sala giochi dei bei tempi che furono, accanto a Blazing Star o R-Type, e si mimetizzerebbe senza problemi nell’ecosistema a gettoni.
Già m’immagino una recensione entusiasta di Rignall che, dall’alto del suo mullet, chiosa nella speranza di averne una conversione su Megadrive al più presto possibile, abbondando con aggettivi supertamarri d’annata. "Xydonia is so RAD, dude!"

Xydonia è il primo lavoro degli italianissimi Breaking Bytes, un gruppo inizialmente formato da Dario Fantini e Walter Samperi a cui si è successivamente unito il musicista Luca Della Regina. I ragazzi sono videogiocatori di vecchia data, cresciuti venerando i capisaldi del genere sparatutto, con un occhio di riguardo alla produzione Technosoft e Konami. Nella continua ricerca di un’alternativa moderna che potesse essere approvata anche dagli emissari dell’Impero Bydo, i Breaking Bytes hanno deciso di tagliare la testa al toro, creandosi da soli lo sparatutto a scorrimento orizzontale dei loro sogni, elaborando l’approccio ludico ed estetico delle produzioni di una volta. Il risultato è ammirevole, e potete toccarlo con mano scaricando l’alpha dal loro sito, tenendo a mente che Xydonia si sta evolvendo notevolmente con il passare del tempo.

La costante è nello stile, che omaggia la cultura videoludica giapponese in modo – di nuovo – assolutamente autentico. Xydonia è fluido, solido e senza incertezza davanti a formazioni di alieni che affollano lo schermo, veicolando un’esperienza classica che richiama i ritmi e l’approccio di Thunderforce o Armed Police Batrider, o i soffocanti nugoli di proiettili dei più recenti danmaku / bullet hell. Alla programmazione priva di incertezze di Dario si affianca la tavolozza di Walter: attivate gli appositi filtri grafici e faticherete a distinguere Xydonia da un gioco arcade dell’epoca, dai menu per la scelta di personaggi e armamenti fino all’azione vera e propria. Una pixel art convincente che conquisterebbe anche il severo Pickford, ne sono certo. Dulcis in fundo, la colonna sonora di Luca è realizzata emulando lo Yamaha YM2151+SEGA PCM, una costante nei cabinati di una volta.

Cosmic Stride è la traccia che ci accompagna attraverso il primo livello e vi lascio qui un link per farvela ascoltare, perché si tratta di un pezzo che non riesco a togliermi dalla testa. Tutto questo sarebbe da solo motivo sufficiente per festeggiare nudi davanti a una fornitura cenobitica di arrosticini, ma c'é di più: grazie all'accordo con Scarlet Moon Production, la colonna sonora vanterà la collaborazione di Shinji Hosoe e Keishi Yonao. Se il mio apprezzamento verso Yonao-San è evidente nell'amore profuso qualche anno fa nei confronti dell'X68000 e Mad Stalker, il mio debito nei confronti di Shinji "MEGATEN" Hosoe è impagabile. A undici anni circa mi trovai davanti a Dragon Spirit e alla sua colonna sonora, un insieme di tracce talmente coinvolgenti da farmi presentare in sala giochi con un registratore da tenere attaccato agli speaker del coin-op, circondato dagli amici in religioso silenzio. Nonostante il suo sprite principale grande come un tir e un sistema di power up ideato da un sadico bastardo, Dragon Spirit è diventato uno dei miei giochi preferiti principalmente per il sublime lavoro di MEGATEN.

Le premesse mostrate da Breaking Bytes sono altissime, ma la strada da fare è ancora lunga: sebbene il progetto sia in cantiere da più di un anno, potremo giocare la versione definitiva non prima del 2017. Nel prodotto finito ci aspettano diversi personaggi alla ricerca del pianeta perduto Xydonia, ognuno dotato di una propria astronave col suo personalissimo sistema di armamento. Se il buongiorno si vede dal mattino, la demo attualmente disponibile mostra già una significativa differenza nell’arsenale dei tre ceffi selezionabili, con la Eija Stone di Yoko che fa il verso ai laser di RayForce e il Payback Time di Bull capace di rispedire al mittente proiettili e nemici di piccola taglia! Sarà possibile alternare fra tre differenti tipologie di sparo, potenziabili singolarmente, e sbloccare nuovi stage rispettando determinate condizioni in perfetto stile Darius. Il tutto, giocando assieme a un amico, perché tutto è più bello con gli amici.

C'è tantissima carne al fuoco, insomma, e non vedo l'ora di fare una bella scorpacciata. Sì, Xydonia ha tutti i requisiti per diventare un gioco davvero fregno, degno di figurare nell'olimpo dei più memorabili esponenti del genere, collezionando premi prestigiosi come la nostra ambitissima pecora frechete.