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Old! #206 – Aprile 2007

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

Il 12 aprile del 2007, dopo quasi quattro anni di successi in Corea e un paio pure nel resto del mondo, Nexon porta MapleStory anche in Europa. Il gioco, sviluppato da Wizet, è un MMORPG free to play con grafica 2D a scorrimento orizzontale, nel quale si esplora Maple World massacrando mostri, sviluppando il proprio personaggio e interagendo con gli altri giocatori (a partire dal 2010 anche in PvP). MapleStory arriva in Europa forte del suo essere già uno fra gli MMO di maggior successo sulla piazza (trecento milioni di dollari incassati nel solo primo anno di attività in Corea) e proseguirà a stampare soldi per diversi anni, manifestandosi anche sotto forma di gioco single player per Nintendo DS, cartone animato, card game ed edizioni iOS e Facebook. Nel 2015 uscirà MapleStory 2, riedizione con grafica poligonale che recupererà caratteristiche, personaggi e ambientazioni del gioco originale.

E, a proposito di MMORPG, il 24 aprile del 2007 vede la luce The Lord of the Rings Online: Shadows of Angmar, che successivamente “asciugerà” il suo titolo a un più semplice The Lord of the Rings Online. Sviluppato da Turbine, che all’epoca vanta a curriculum i due Asheron’s Call e Dungeons & Dragons Online, il gioco è ambientato nel periodo de Il signore degli anelli e sfrutta anche i diritti di Lo hobbit, ma non può attingere alle altre opere tolkeniane. Le meccaniche sono quelle abbastanza tipiche del genere MMORPG, anche se si notano alcune caratteristiche particolari, per esempio nell’implementazione della magia, per lo più limitata ad alcuni personaggi non giocanti molto potenti. Accolto con amore e tripudio, The Lord of the Rings Online non andrà ovviamente a intaccare il trono di World of Warcraft ma riscuoterà un buon successo e godrà di lunga vita, sopravvivendo all’inevitabile passaggio al modello free to play e passando, dieci anni dopo l’uscita, dalle mani di Turbine a quelle di Standing Stone Games (studio formato da ex dipendenti di Turbine stessa, va detto).

Il 25 aprile del 2007, circa un anno dopo l’uscita (senza sottotitolo) su PC, si manifesta su Xbox 360 Eets: Chowdown, puzzle game à la The Incredible Machine intrigante, piuttosto bastardo e dallo stile visivo cartoonesco delizioso. Ma ci sono due motivi in particolare per cui merita di essere ricordato: è uno fra i primi giochi realmente degni di nota pubblicati sul canale Xbox Live Arcade della console Microsoft ed è l’opera d’esordio di Klei Entertainment, che nel decennio successivo ci delizierà con vari gioielli, fra cui i due Shank, Mark of the Ninja, Don’t Starve e, ovviamente, Eets Munchies.

Il mese si chiude col botto: God of War II fa la grazia di arrivare in Europa e prendere a calci in culo anche le PlayStation 2 locali. Diretto da Cory Barlog, che aveva svolto il ruolo di lead animator sul primo episodio e parecchi anni dopo tornerà sulla serie con il quarto, God of War II propone allo stesso tempo un gran bel more of the same ma anche una buona rielaborazione, con delle meccaniche riviste in alcuni elementi chiave e spunti inediti piuttosto azzeccati. Inoltre, ha dalla sua un lavoro mostruoso sul piano visivo e spettacolare, prevedibilmente un po’ smorzato dal suo essere ultimo colpo di reni per una generazione ormai sostituita dalle nuove console, ma comunque obiettivamente notevole. La serie, come detto, andrà avanti per (almeno) altre due generazioni.