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Cinquepercinque #23 – Cosa ci aspettiamo dal 2018?

Cinque domande per cinque persone, con risposte un po' a caso. Perché a noi di Outcast gli argomenti forti piace affrontarli così: facendo un gran casino.

È iniziato l'anno nuovo, internet è invasa da articoli e approfondimenti su quel che ci aspetta nei prossimi mesi, potevamo tirarci indietro? No! E infatti eccoci qui, pronti a riesumare l'ennesima rubrica data per dispersa. Ma ci pensate che l'ultimo Cinquepercinque risale a un anno e mezzo fa? Intollerabile. Bisognava rimediare.

NOTA: Siccome il mondo ci tiene a fregarci, vale la pena di far notare che in quattro su cinque hanno risposto prima che Nintendo se ne uscisse col suo mini Direct a sorpresa. La cosa viene quindi presa in considerazione solo da una postilla di Pocoto e dalle mie risposte, scritte subito prima della pubblicazione.

Buona lettura!

Partiamo subito con una domanda molto originale: qual è il gioco che aspetti di più?

Andrea “Peduz” Peduzzi, ha avuto una colica il primo dell’anno e del 2018 ne ha già piene le balle: Oddio, non sono affatto sicuro di vederlo entro la fine dell’anno, però il gioco che sto attendendo con più fotta in questo momento è Death Stranding (forse addirittura l’unico, ché ho indietro ancora parecchia bella roba da giocare tra quella uscita durante il 2017), e spero fortissimamente che «l’annuncio che sorprenderà tutti nel 2018» sventolato qualche settimana fa da Kojima sia, appunto, l’uscita del gioco in questione nel corso del 2018. Ma pure in forma di prologo mi andrebbe bene, eh (anche se, nell’eventualità, lo preferirei un po’ più cicciotto rispetto a Ground Zeroes, suvvia).

Tra l’altro, al momento in cui scrivo queste righe pieno di entusiasmo non mi sono ancora informato granché sul gioco, non ho fatto ipotesi sul gameplay o sulla storia né ho guardato i trailer con sacra foga. Persino la presenza di Guillermo del Toro, Norman Reedus e Mads Mikkelsen mi lascia relativamente indifferente: semplicemente, Kojima è il mio disegnatore di giochini preferito, e aspetto sempre con impazienza ogni sua creazione.

Marco Mottura, vuole bene a Satana: God of War, appena davanti al remake di Shadow of the Colossus. Nomino senza pensarci il buon vecchio Kratos perché sono curiosissimo di scoprire che ne sarà di lui: un po' per la voglia di vederlo giocare con gli organi interni dei massimi esponenti del pantheon norreno, un po' perché Cory Barlog ha la mia massima fiducia dai tempi del secondo episodio. Sono convinto che ci siano le carte in regola per fare benissimissimo, con un sequel/reboot che a questo punto s'aveva da fare... anche se la notizia di questi giorni dell'assenza totale del tasto del salto qualche inquietudine me la mette. E pure sul combat system con meno nemici a schermo e la telecamera alle spalle non sono troppo sicuro, ma voglio comunque crederci, per una volta. Anche perché, che cazzo, se non do fiducia a Sony Santa Monica, a chi la devo dare? Risposta bonus, da paraculo: non vedo l'ora di sapere cosa combinerà Nintendo nel 2018 con Switch. Spero tanto nell'annuncio e nell'uscita di lì a poco di franchise nuovi, tipo ARMS.

Davide “dave182” Moretto, giura di stare organizzandosi per un nuovo episodio del Tentacolo Viola: Vorrei dire Metroid Prime 4, ma visto che c'è la leggerissima possilbità che non esca nel 2018 dico God Of War, il mondo ha bisogno del ritorno di Kratos.

Lorenzo “Pocoto” Baldo, ogni volta che accende il computer rischia la vita: Il gioco che attendo di più in assoluto è Bayonetta 3, un’esclusiva che Nintendo deve valorizzare a dovere. Adoro la saga in maniera viscerale, la considero un must irrinunciabile. Guardando al concreto e nell’immediato, incrocio le dita e spero che Dragon Ball FighterZ non deluda le aspettative, mi auguro di cuore che Arc System Works sappia rendere giustizia a una licenza così blasonata. I presupposti per un ottimo picchiaduro ci sono tutti, non resta che attenderlo al varco.

Andrea “giopep”, Maderna, non voleva partecipare ma la gente paccano senza avvisare: Ho grossi problemi a dare una risposta. Di base, è raro che io aspetti con ansia un gioco, non perché non ci siano cose che mi attirano ma perché boh, a un certo punto della mia vita sono abbastanza sceso dal treno dell’hype (credo sia colpa dei prequel di Star Wars: verso metà del secondo mi si è rotto qualcosa dentro, all’altezza del colon). Aggiungiamoci che il calendario delle uscite per il 2018 non è ancora chiarissimo e che, anzi, molti fra i titoli più promettenti in sviluppo sembrano essere previsti per il 2019 e ciao. Facciamo che dico God of War, se non altro perché magari è la volta che finisco per comprarmi una PlayStation 4.

Gli sviluppatori giapponesi sono tornati alla ribalta per restarci? Avranno un 2018 paragonabile al loro 2017?

Andrea “Peduz” Peduzzi, ha avuto una colica il primo dell’anno e del 2018 ne ha già piene le balle: Oddio: boh? Spero di sì, dai. Alla fine molti dei miei giochi preferiti degli ultimi anni sono stati comunque sviluppati da Giapponesi. Bayonetta 2, Bloodborne & Dark Souls III (non ci avrei scommesso un centesimo perché di base sono una gran pippa, e invece Hidetaka Miyazaki mi ha fatto la magia, mi ha fatto), Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, The Last Guardian, Zelda: Breath of the Wild, Mario Kart 8 Deluxe e altri che ora non mi vengono in mente (ma che ci sono, credetemi). Più in generale, quasi tutti i miei giochi preferiti di sempre sono stati curati da autori e team giapponesi: come ho già scritto da qualche altra parte, adoro il loro approccio al game design, la pulizia e le geometrie dei loro mondi di gioco, al punto che la débâcle orientale di qualche anno fa mi aveva messo profondamente in crisi.

Marco Mottura, vuole bene a Satana: Boh, non so. Io sarò distratto, stronzo o pessimista, ma non è che abbia visto tutta questa riscossa del Giappone. O meglio, sono certamente usciti dei grandi(ssimi) giochi sviluppati in quel del Sol Levante, ma li vedo più come squisite eccezioni che come la regola, o anche solo la dimostrazione pratica di una tendenza che s'è finalmente invertita. Perché OK Persona 5, OK Nier, OK la roba Nintendo e Sony... però mi pare che a mancare sia quell'abbondanza di medie produzioni convincenti (o ad ogni modo con qualcosa da dire) che dominava nell'era di PS2. E, in questo senso, sono pronto a scommettere che Monster Hunter World sarà un giocone... però dov'è l'equivalente di un Haunting Ground, di un Sin & Punishment 2, di uno Zack & Wiki?

Davide “dave182” Moretto, giura di stare organizzandosi per un nuovo episodio del Tentacolo Viola: Tornati alla ribalta? Davvero? Perché a parte i soliti noti (es. Platinum Games, Polyphony, Monolith Soft) e qualche apprezzato ritorno (Team Ninja con NiOh) non vedo un ritorno ai fasti di un tempo così pronunciato. Per altro, se non fosse per i team interni o satelliti di Nintendo, il 2017 sarebbe stato molto meno impressionante, per il Sol Levante. Mi aspetto comunque che il 2018 segua il 2017 e che magari anche il buon Kojima ci faccia vedere qualcosa di concreto.

Lorenzo “Pocoto” Baldo, ogni volta che accende il computer rischia la vita: La mia visione del mondo videoludico è nippocentrica, non ne ho mai fatto mistero. Concordo sul fatto che il 2017 sia stato un anno eccezionale, con una Nintendo in (perenne) stato di grazia (parlo di ciò che ho toccato con mano, al netto delle critiche che ho rivolto a Super Mario Odyssey e in misura minore a The Legend of Zelda: Breath of the Wild). Mi auguro che il trend persista, anche a dispetto di una Konami inesistente e una Capcom altalenante, intenta a specchiarsi pigramente nel suo passato glorioso.

Andrea “giopep”, Maderna, non voleva partecipare ma la gente paccano senza avvisare: Premetto che l’infinita discussione fra quelli che “Il Giappone è tornato!”, quelli che “Guardate che non se n’era mai andato!” e quelli che “Ma tornato una sega, dai!” mi aveva rotto i coglioni a marzo dell’anno scorso, quindi neanche ci entro. Però, insomma, mi sembra che fra titoli piccoli, medi e grossi, guardando ai titoli già annunciati, l’anno si apra abbondantemente all’insegna del Giappone. A gennaio abbiamo Bayonetta 1+2, Dissidia Final Fantasy NT, Dragon Ball FighterZ, Kirby Battle, Lost Sphear, Monster Hunter World, The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia e Street Fighter V: Arcade Edition. A febbraio Dynasty Warriors 9, Metal Gear Survive, Pac-Man Championship Edition 2 Plus, Radiant Historia: Perfect Chronology, Secret of Mana e Shadow of the Colossus. A marzo Devil May Cry HD Collection, Ni No Kuni 2: Revenant Kingdom e Yakuza 6: The Song of Life. Senza contare che – magari sbaglio – mi aspetto almeno qualcosina d’altro da Nintendo prima dell’estate. Poi, certo, non tutti questi giochi promettono benissimo, c’è una discreta abbondanza di remaster/riedizioni/seguiti e non si vede all’orizzonte nulla che abbia la portata deflagrante di un Breath of the Wild, ma ci sono almeno due gioconi potenziali e, soprattutto, se i criteri per sentenziare che i Giapponesi non stanno messi bene sono questi, beh, non è che in occidente vada molto meglio.

Non escono più indie fuori dal mondo o è solo che ci siamo assuefatti e non fanno più impressione?

Andrea “Peduz” Peduzzi, ha avuto una colica il primo dell’anno e del 2018 ne ha già piene le balle: Mah, più che altro - e con le debite eccezioni - ho la sensazione che la scena indie ultimamente si sia un po’ appiattita. Che gli sviluppatori stiano giocando sul sicuro puntando a quella manciata quei generi che ormai sono diventati tipicamente “da indie”, tipo i metroidvania, i platform o i puzzle fatti in una certa maniera oppure le avventure/non avventure. Per carità, probabilmente fino a qualche tempo fa la cosa aveva pure senso (fosse anche solo perché determinate meccaniche erano state abbandonate un po’ troppo di fretta e/o avevano bisogno di una svecchiata), ma ora come ora ci vedo dietro scelte di mercato un po’ troppo ragionate. Più in generale, mi pare che molti sviluppatori indie - o sedicenti tali - cerchino solo un’opportunità per farsi notare dai pesci grossi e uscire dal purgatorio.

Ecco, forse sono un po’ troppo facilone io, ma vorrei vedere una scena indie che persegua l’indipendenza soprattutto a livello filosofico; che sia un vivaio di idee e nuovi talenti. Mi piacerebbe che i nomi che la animano cercassero di ridurre i compromessi di mercato allo stretto necessario per investire sulla sperimentazione di concept inediti e interessanti (penso ai docu-game, o a esperienze trasversali e coraggiose sia a livello di meccaniche che di contenuti, tipo Se mi ami non morire). Forse sarà solo una questione semantica, ma per discriminare meglio il mercato, credo che potrebbe avere senso iniziare a distinguere tra la scena off e quella veramente off-off.

Marco Mottura, vuole bene a Satana: Secondo me figate della madonna continuano a uscire eccome - cioè, checcazzo, negli scorsi mesi ho giocato a Cuphead, Ruiner, Nex Machina, Crawl e GoNNER... e mi sono perso Hollow Knight che profuma di meraviglia, ma lo attendo con ansia su Switch - però è il settore indie che fa, per così dire, meno notizia come segmento nella sua interezza. Un po' siamo noi che siamo diventati dei culi bianchi (anzi, più che altro siete voi dei culi bianchi, voi che la pensate così), un po' è il movimento ad essersi istituzionalizzato (basti pensare all'effetto che avevano fatto all'epoca i vari Braid e Castle Crashers, o lo stand di Devolver all'E3), un po' sono i grandi player tipo Sony ad aver smesso di dare tanta visibilità a certe produzioni, una volta che hanno capito che poi OK il portfolio, OK il prestigio, ma se vendi settanta copie worldwide, puntiamo pure su altro. Citofonare, purtroppo, Housemarque.

Davide “dave182” Moretto, giura di stare organizzandosi per un nuovo episodio del Tentacolo Viola: Dipende cosa si intende per Indie fuori dal mondo. A me pare che la scena si sia assestata e che escano con regolarità ottimi titoli. Credo che una dose di assuefazione sia fisiologica, ma questo non deve far pensare che non esca più nulla di sopra la media.

Lorenzo “Pocoto” Baldo, ogni volta che accende il computer rischia la vita: Osservando la mia lista dei desideri su Steam, mi rendo conto che è composta in grandissima percentuale (almeno per il 75%) da soli indie, molti dei quali ancora in sviluppo. Death’s Gambit, Ghost Song, Chasm e The Last Night sono a tutti gli effetti delle scommesse, me ne rendo conto. Eppure ci intravedo un gigantesco potenziale, al contrario di molti titoli AAA, giochi che mi lasciano del tutto indifferente. Lungi da me recitare il ruolo della voce fuori dal coro, è quello che penso.

Andrea “giopep”, Maderna, non voleva partecipare ma la gente paccano senza avvisare: La seconda che hai detto. E sei anche un po’ triste, a dirla.

Il 2018 di Switch è, al momento, un po' nebuloso: Nintendo riuscirà a garantire almeno un "titolone" al mese e un afflusso costante di piccole produzioni come ha fatto nel 2017?

Andrea “Peduz” Peduzzi, ha avuto una colica il primo dell’anno e del 2018 ne ha già piene le balle: Secondo me sì. Sia perché Nintendo durante gli ultimi due anni ha saputo rinnovarsi un po’ a livello di visione d’insieme, senza tradire la leggendaria qualità delle sue creazioni, con Switch che si è dimostrata una console perfetta sia per le piccole produzioni che per i port più cicciotti (se lo chiedete a me, è perfetta per tutto). Sia perché a Kyoto, se gli parte l’embolo, non ci mettono niente ad annunciare un gioco figo e BUM, buttarlo fuori nel giro di un mese; quindi in un anno possono saltar fuori diverse sorprese. Inoltre, nonostante PS4 Pro, Xbox One X o la VR, secondo me la natura bicefala di Switch rappresenta un valore aggiunto troppo figo, e una volta che ci si abitua a certe pratiche è difficile abbandonarle.

Marco Mottura, vuole bene a Satana: Ecco, in parte ho inavvertitamente risposto alla domanda 4 all'interno della domanda 1, ma sono troppo pigro per editare e soprattutto voglio che questo Cinque Per Cinque sia un'intervista verité senza editing o censure (LOL). Ad ogni modo, io più che fiducioso, sono curioso. Curioso di vedere cosa succederà, perché, come ho scritto qualche giorno fa in questa bloggata a cuore aperto su Everyeye, Switch mi ha fatto fare un mea culpa clamoroso e mi ha già fatto innamorare di sé come poche altre console sono riuscite a fare nella storia - specie in così poco tempo. E quindi boh, voglio vedere se e come continuerà la luna di miele. Con la consapevolezza che no, non potrà ripetersi un'annata come il 2017, perché titoli come Breath of the Wild e Odyssey non è che non escono una volta l'anno, non escono in media manco una volta a generazione. Però, ci fossero nuove IP e produzioni medie tipo ARMS, qualche riedizione (Galaxy?) e dei progetti particolari, io potrei dirmi felice. Anche perché, alla peggio, userò comunque Switch come riproduttore di figate indie da passeggio, quindi sticazzi.

Davide “dave182” Moretto, giura di stare organizzandosi per un nuovo episodio del Tentacolo Viola: Un titolone al mese è pura follia ma solo perché quando si mette nella stessa frase "titolone" e "Nintendo" ci si aspetta roba come Super Mario Odyssey o The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Probabilmente il 2018 sarà un anno meno esplosivo, la speranza è che riescano comunque a pubblicare titoli di buon livello in maniera costante, in modo da non avere grossi buchi durante l'anno.

Lorenzo “Pocoto” Baldo, ogni volta che accende il computer rischia la vita: Al netto delle indiscrezioni circolate negli ultimi giorni, credo che un Direct sia ormai imminente, lo affermano un po’ tutti. Nintendo non deve mollare la presa, rispolverando i cult del recente passato – la lista inizia ad assottigliarsi - e facendo leva se necessario anche sulla scena indie, particolarmente gettonata su Switch. Così facendo, la casa di Kyoto può permettersi di sviluppare i suoi progetti con calma, senza assilli.

Pocoto reagisce al Direct con moderazione.

Andrea “giopep”, Maderna, non voleva partecipare ma la gente paccano senza avvisare: Boh, magari mi perdo dei pezzi, ma mi sembra che le cose più “grosse” in uscita su Switch a gennaio e febbraio siano Lost Sphear e Bayonetta 1 + 2 Collection. Con tutto l’affetto per i giochi in questione, quindi, la risposta è “No”.

Però, insomma, se andiamo un attimo in profondità, ci rendiamo conto che è la domanda ad essere sbagliata (il che non è male, visto che è una di quelle proposte da me). Proviamo ad identificare questi fantomatici “titoloni” mensili visti su Switch l’anno scorso:

  • Marzo: The Legend of Zelda: Breath of the Wild

  • Aprile: Mario Kart 8 Deluxe

  • Maggio: ehm… Ultra Street Fighter II: The Final Challengers?

  • Giugno: Arms

  • Luglio: Splatoon 2

  • Agosto: Mario + Rabbids: Kingdom Battle

  • Settembre: ehm… Pokkén Tournament Deluxe?

  • Ottobre: Super Mario Odyssey

  • Novembre: ehm… Sonic Forces?

  • Dicembre: Xenoblade Chronicles 2

Ora, sicuramente se ne può discutere, magari mi perdo dei pezzi, ma questa cosa che ho sentito dire più volte secondo cui Switch, nel 2017, avrebbe avuto almeno un gioco tripla A di spessore al mese, oh, mi sembra quantomeno discutibile. Non voglio essere frainteso: la console Nintendo è partita con un 2017 clamoroso, non ci piove, e un anno in cui butti fuori uno Zelda e un Mario di quella portata non è che sia facile da ripetere. Probabilmente, non lo ripeti nemmeno se arrivano Metroid Prime 4 e Bayonetta 3. E dubito arrivino. Però, oh, innanzitutto il 2017 di Switch è partito a marzo, quindi mancano due mesi, e in secondo luogo a maggio, settembre e novembre io faccio onestamente fatica a identificare quale sarebbe stato il “titolone” (specie, poi, se ne facciamo una questione di esclusive). Inoltre, se proprio vogliamo essere completamente onesti, bisogna anche dire che Mario Kart 8 Deluxe e Splatoon 2, per quanto siano gioconi, non è che fossero esattamente novità clamorose. Insomma, sì, bisogna fare la tara all’impossibilità di proporre qualcosa che abbia la portata di Breath of the Wild, ma in una visione d’insieme, non mi sembra impossibile ripetere un anno del genere, specie considerando (1) l’impegno che Nintendo sembra averci messo e (2) il successo riscosso dalla console: le piccole produzioni continueranno ad arrivare in abbondanza, ne sono certo, e secondo me vedremo anche qualche sorpresa di terze parti. Vediamo come va, ma sono fiducioso.

Con che faccia usciremo dalla conferenza E3 di Microsoft?

Andrea “Peduz” Peduzzi, ha avuto una colica il primo dell’anno e del 2018 ne ha già piene le balle: Non so voi, ma a me piacerebbe uscire con questa:

Marco Mottura, vuole bene a Satana: La faccia di chi ne ha viste tante, probabilmente pure troppe. La faccia di chi c'ha capito poco, così come poco secondo me continuano a capirne loro.

Davide “dave182” Moretto, giura di stare organizzandosi per un nuovo episodio del Tentacolo Viola: Sinceramente Microsoft non l'ho capita: ha una console base molto buona (Xbox One S) e una di fascia alta molto performante (Xbox One X) eppure mancano cronicamente esclusive di peso e quelle poche che ci sono escono anche su PC, dividendo di fatto la base di utenti e i potenziali acquirenti di Xbox. Spero di sbagliarmi ma credo che usciremo dalla conferenza Microsoft con il dubbio se la casa di Redmond voglia davvero proseguire con il progetto Xbox o se lo ritenga un mercato ormai secondario, che non viene abbandonato solo per mantenere un piede nel giardino dei videogiochi.

Lorenzo “Pocoto” Baldo, ogni volta che accende il computer rischia la vita: Non vedo perché infierire, lo dico sul serio. Io la salterò a piè pari, ne leggerò al massimo il riassunto, recuperando qualche trailer alla spicciolata. E con Sony farò altrettanto, non solo per ragioni di fuso orario. Preferisco vivere.

Andrea “giopep”, Maderna, non voleva partecipare ma la gente paccano senza avvisare: Gasatissimi. Nel senso che proprio ci gasano.