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Dicembre 1979: Fantasy e fantascienza primordiali | Old!

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

Il 4 dicembre del 1979, Atari pubblica Adventure, il capolavoro di Warren Robinett concepito come tentativo di trasportare su Atari 2600 l'esperienza offerta dall'avventura testuale Colossal Cave Adventure. Ne viene fuori un gioco che visto oggi può sembrare poca cosa ma è fondamentalmente il primo action adventure e il primo videogame d'azione fantasy della storia, senza contare che, diciamocelo, è dura non vederci dentro i rozzissimi rudimenti di quello che sarà The Legend of Zelda. Ad ogni modo, abbondanza, c'abbiamo il Racconto dall'ospizio e perfino il resoconto del Classic Post Mortem alla GDC.

Lo stesso mese vede l’uscita in sala giochi di Radar Scope, rudimentale sparatutto targato Nintendo che mescola Space Invaders e Galaxian, introducendo alcune idee di gioco interessanti. Lo si ricorda, però, soprattutto per essere il primo gioco a cui Shigeru Miyamoto lavora come co-designer, invece che solo occupandosi della grafica, ma anche per il suo destino beffardo negli USA. Pur riscuotendo un gran successo in Giappone, arrivando addirittura ad essere per qualche tempo secondo solo a Pac-Man, Radar Scope si rivelerà fallimentare negli Stati Uniti e il presidente di Nintendo of America, Minoru Arakawa, si ritroverà con duemila cabinati invenduti (dei tremila ordinati in uno slancio di ottimismo). Per riparare al danno, chiederà al suocero Hiroshi Yamauchi, capo del mondo di Nintendo, di procurargli un nuovo gioco con cui “convertire” i cabinati. E, vedi un po’, quel gioco sarà un certo, popolarissimo, frutto della magica collaborazione fra Gunpei Yokoi e, ancora, Shigeru Miyamoto: Donkey Kong.

E vissero tutti felici e contenti.