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Allacciate le cinture, con Yakuza si viaggia!

È difficile iniziare questo articolo senza essere tristi.

Il 2020 è stato un brutto anno per tutti, per molti anche pessimo, terribile, e da una parte mi sento fortunato a dire che, al di là dell'affetto dei miei cari lontani, mi è mancato soprattutto viaggiare.

Il viaggio nella mia vita rappresenta una sorta di catarsi, la chiusa di un percorso di risparmio che mi fa esplodere il portafogli tutto insieme, rendendomi libero dal fardello di avere dei soldi da parte: ché si sa, se non le usi le banconote fanno la muffa e le monetine arrugginiscono. Scherzi a parte, non poter viaggiare ha influito molto sul mio umore. Spesso e volentieri, davanti a quei luoghi che ho conosciuto da turista, tipo il Giappone, mi scende una lacrimuccia di tristezza. Perché, anche complici le mie passioni, io lì mi sono sempre un po' sentito come in certe cittadine marittime dove si passano le vacanze con genitori o amici; non parlo di Rimini, Riccione e delle spiagge animate dalla movida, ma semmai di certi placidi paesini in cui si compra casa, ci si portano i figli tutti gli anni e cose così. Insomma, il classico ideale della casa al mare, quel particolare sentimento io e la mia compagna abbiamo imparato ad associarlo al Giappone.

Una comfort zone da cui è difficile uscire, anche perché è un gran bel paese, eh: variegato e con un sacco di paesaggi differenti, dove vige una cultura diametralmente opposta alla nostra che contribuisce ad aumentare la nostra curiosità.

Per gestire la frustrazione di non esserci potuti andare durante l’ultimo anno, di aver saltato il tanto agognato viaggio in giro per il Kyushu, ho finito per rifugiarmi nei videogiochi. E quale soluzione migliore, in questo senso, del caro vecchio Yakuza?

La Kamurocho dove hanno luogo le avventure di Kazuma Kiryu e soci è incredibilmente simile alla sua controparte reale: Kabukicho. Penso che il lavoro fatto dagli sviluppatori SEGA per replicare il quartiere che non dorme mai di Tokyo sia stato a dir poco sorprendente. C'è persino lo stesso Don Quixote all'angolo della strada.

Tuttavia, Yakuza non ci consente soltanto di visitare Kamurocho: nel corso degli otto capitoli che compongono la serie principale, si può viaggiare in molte località giapponesi. Dall'Okinawa di Yakuza 3, passando per il villaggio della provincia di Hiroshima, fino a una delle città che gli autoctoni considerano tra le più particolari, visto il gusto occidentale che la contraddistingue: Yokohama.

Le avventure di Kiryu e Ichiban non solo ci trasportano in dei luoghi che somigliano alle loro controparti reali, ma attraverso un sapiente lavoro su fotografia e planimetria cercano di replicarne persino i più minimi dettagli. Camminare per le strade di Yokohama in Yakuza: Like a Dragon mi ha riportato alla mente i miei viaggi, le mie esperienze in Giappone.

Altra gran bella freccia all’arco della serie di Toshihiro Nagoshi e del suo team riguarda il lavoro sulla densità degli ambienti che, complice anche la botta di missioni secondarie presenti all'interno delle mappe, contribuisce a far respirare questi meta-luoghi avvicinandoli ancora di più alle controparti reali. Per quanto possibile, vorrei provare a far parlare le immagini, tra foto scattate dal sottoscritto e altre prese da internet, comparandole con degli scorci di Yakuza. In questo caso, sono decisamente più importanti delle parole.

Questo articolo fa parte della Cover Story “Turisti per caso”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.