Boardcast #4 - I dannati topastri di Rattus
Boardcast è la nostra rubrica dedicata al mondo dei board game. Ogni settimana vi raccontiamo un gioco diverso, parlando anche di eventuali versioni digitali e condendo il tutto con approfondimenti e notizie per curiosi e appassionati. Quando si parla di videogiochi, per ovvi motivi, mi potete archiviare tra i cosiddetti giocatori hardcore. Una definizione un po' noiosa e approssimativa, ma tutto sommato accurata: gioco a tutto il giocabile, sono aggiornato sulle ultime novità e negli anni ho accumulato una certa esperienza sul campo. Se si parla di giochi da tavolo, invece, mi merito l'etichetta di casual gamer. Sì, sono un casualone da tavolo. E non è niente male, vi dirò! Non sono tecnico, non sono un espertone, ma gioco tanto e mi diverto, in barba ai sofismi, esplorando un mondo emozionante e sottovalutato come quello del boardgaming. A differenza degli altri curatori di Boardcast, decisamente più preparati di me sull'argomento, non parlerò necessariamente delle novità appena uscite. Del resto la grafica dei dadi da sei non invecchia mai, no? Cominciamo, dunque, con il protagonista delle mie serate degli ultimi mesi, Rattus. Un gioco uscito nel 2010, quindi non esattamente una primizia, ma per il quale io e i miei amici abbiamo contratto una scimmia tipo King Kong.
Creato dagli olandesi di White Goblin Games e pubblicato in Italia dai ragazzi di Cranio Creations, Rattus è un gioco da tavolo da due a quattro giocatori (sei con un'apposita espansione), con partite veloci e serrate, della durata di circa 45 minuti. Il tema affrontato è la peste nera, nell'Europa del 1347; il morbo letale decima la popolazione del vecchio continente, muovendosi di città in città attraverso i sudici ratti infetti. Per vincere bisogna arrivare alla fine della partita con il maggior numero possibile di sopravvissuti. È un'ambientazione particolare, che è valsa a Rattus un'accesa polemica, legata alla vincita del premio come “Miglior gioco da tavolo per famiglie” nell'ambito del Lucca Games del 2011. Come si può parlare di bambini e famiglie se ci sono in mezzo milioni di morti? Non entrerò nel merito della faccenda, anche perché a dirla tutta non me ne frega veramente nulla. Posso solo dirvi che se avessi dei figli sarei felicissimo di giocarci con loro: il concetto di morte rimane molto astratto e le regole sono abbastanza semplici e intuitive da andare bene anche per i più piccoli (o per chi non è abituato a giocare da tavolo ed è rimasto fermo a Risiko, Monopoli e Trivial Pursuit).
All'inizio della partita i giocatori dispongono a turno quattro dei loro cubetti, facendo stabilire il loro popolo nelle varie regioni dell'Europa. Sul tabellone vengono sistemati i segnalini dei ratti, coperti: rimarranno inattivi e innocui, fino a che un giocatore non sposterà il pedone nero, che al suo passaggio trasforma i topastri in un'infezione che colpisce i presenti nella regione. Chi sarà a farne le spese? Scopriamo un segnalino ratto e vediamo cosa c'è dietro.
Vedete quel “3+”? Vuol dire che la peste in questione scatta solo ed esclusivamente se ci sono almeno tre cubetti nella regione. Se ce ne fossero due, per esempio, il segnalino verrebbe scartato senza applicare i suoi effetti. Immaginiamo, però, di avere 6 cubi: 3 verdi, 2 blu e 1 giallo. La “M” sta per majority, che indica che a farne le spese sarà il giocatore con più cubi nella regione. Il nostro verde, dunque, è costretto a togliere un cubo dal tavolo, rimettendolo nella sua riserva. Abbiamo quindi 2 cubi verdi, 2 blu e 1 giallo. A questo punto si risolve la “A”, che sta per “all”. Significa che tutti i presenti perdono un cubetto. Al termine della peste, in pratica, nella regione restano un cubo verde e uno blu, con buona pace dell'amico giallo. Il passaggio del pedone nero causa anche la diffusione della peste nelle regioni circostanti: chi l'ha mosso, dunque, deve posizionare un numero di segnalini topo nei dintorni, perpetrando l'infezione. Il vero colpo di genio di Rattus, però, è legato alla meccanica delle classi, rappresentate dai tipici mestieri del medioevo: nel gioco base abbiamo contadini, preti, mercanti, re, streghe e soldati. All'inizio del proprio turno un giocatore può prendersi una delle classi disponibili, scegliendola tra quelle libere o anche rubandola a un avversario. Ogni mestiere comporta bonus significativi, come la possibilità di posizionare più cubi, spostare segnalini ratto, spostare il pedone nero saltando una regione, e così via. Sono poteri in grado di cambiare le sorti di una partita, ai quali però è associato un grande pericolo: riguardate l'immagine con i segnalini e osservate la peste che scoppia con “4+”. Oltre alla “A” di all, i simboli indicano che moriranno anche i re, i soldati e le streghe.
Questo significa che più classi si hanno, più è facile rimanere coinvolti quando scoppia una peste. Il bello è che le classi non possono mai essere scartate, per nessun motivo: dopo che se n'è presa una, l'unico modo per liberarsene è aspettare che un altro giocatore decida di rubarla. Gli equilibri della partita, quindi, cambiano in continuazione, premiando chi sa osare e punendo gli ingordi. È una meccanica molto semplice, facile da spiegare, che anche i principianti tendono ad apprendere nel giro di una partita. Il tutto finisce quando si esauriscono i segnalini della peste o quando un genio della strategia riesce a piazzare tutti i suoi venti cubetti sulla plancia. A quel punto scatta l'ultimo turno, nel quale si ha occasione di usare i poteri delle classi e si risolvono i topastri rimasti. Vince chi rimane con più cubi sul tavolo.
Rattus è un gioco facile e veloce, che ha il grande pregio di essere potabile anche quando non si ha a che fare con degli appassionati boardgamer. Inoltre, se vi scimmiate come è successo a me, è possibile acquistare due espansioni: Pied Piper, che aggiunge dodici nuove classi, e Rattus Africanus, che espande la plancia all'Africa del Nord aumentando il numero massimo a sei giocatori. Ci ho giocato con dei casualoni come me, con dei “pro”, e persino con persone che non toccavano un gioco da tavolo dai tempi della tombola coi fagioli, e i risultati sono sempre stati ottimi. Consigliatissimo!