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Booze Masters: Freezing Moonshine. Content warning: alcol, weirdness e le challenge sui social

Quando ero piccolo, vedevo mio nonno Leonello distillare il mistrà, naturalmente in maniera del tutto illegale. Se fosse nato in America invece che nelle Marche, sarebbe stato additato come un “moonshiner”. I miei occhi innocenti di bambino erano affascinati da quel malridotto alambicco in rame che doveva essere controllato costantemente, anche di notte, per evitare dispersioni di vapore con conseguente compromissione della qualità del liquore a base di anice. Naturalmente non mi era permesso assaggiare il risultato finale, se non quando avevo mal di denti causati da carie: solo allora potevo trattenere in bocca una sorsata di liquido trasparente per anestetizzare il dente in attesa di cure. Nelle Marche praticamente ogni famiglia aveva la sua piccola scorta di mistrà fatto in casa. Era una tradizione che purtroppo già con la generazione successiva (quella di mio padre) si è persa. Forse in maniera preconizzante, quella fascinazione per i distillati e il suo intrigante processo produttivo mi sono rimasti dentro per tanti anni fino a che, anche se non li produco, ora li seleziono e li servo nel mio locale. 

Un impianto di distillazione clandestino dentro una stanza di un motel. Tutto normale no?

Credo che anche gli sviluppatori di Booze Masters: Freezing Moonshine nutrano una forte attrazione verso il mondo della distillazione e in particolare per la vodka, da buoni polacchi quali sono. E non solo. Credo che di quel liquido dal grado alcolico superiore al 40% ne abbiano fatto anche largo uso durante lo sviluppo. Altrimenti non si spiegherebbero quei personaggi fuori di testa, la storia così weird, il game loop incentrato sul coltivare botaniche e verdure ghiacciate per poi distillarle, berne il risultato e accedere a nuove zone, nuove botaniche, nuovi liquori. Se vi è venuta improvvisamente voglia di bere, prendetevi un bicchierino e vi porto con me nel motel La sorpresa.

Questa è l’accogliente reception.

Siamo alla guida di una macchina rossa in mezzo alla neve, la tempesta imperversa, solo alberi e rocce ai lati della strada, nessun segno di insediamenti umani, e solo due utenti stanno guardando la nostra diretta streaming. C'è nulla di più scoraggiante? Si, arrivare in un motel e scoprire che è gestito da un pupazzo di neve chiamato Zero Karoten; che come vicini di stanza abbiamo un professore barbuto in sandali e calzini e un distillatore pazzo di nome Jerry, che per la maggior parte del gioco se ne starà seduto in poltrona congelato; che per cena ci viene servito un piatto di “neve in bianco” e che siamo fottutamente intrappolati in mezzo al nulla a meno che non riusciamo a produrre la vodka più fredda del mondo. Sono queste le premesse per vivere l'esperienza più weird che vi sia mai capitata, vestendo i panni di Quella, una giovane blogger in cerca di storie sensazionali e perennemente in diretta streaming. Nella fin troppo affollata e caotica UI, infatti un riquadro in basso a destra monitora costantemente il numero di viewers e i loro commenti. Perdete un po’ di tempo a leggerli perché ne vale la pena e ogni tanto dispensano pure qualche aiutino. Spendo due parole solo per dire che la maggior parte del tempo la si passa a cercare piantine, interrarle nei rispettivi orticelli, raccoglierne i frutti una volta maturi, portarli nella distilleria, macinarli, aggiungere lievito e altri ingredienti in base alla ricetta da fare, farli fermentare, poi distillare tutto e infine imbottigliare. Una volta bevuto il risultato, si ha accesso a nuove aree, perché magicamente quel liquido ci fa vedere piattaforme che prima non c’erano. Il potere dell’alcol.

Vi presento Quella.

Booze Masters: Freezing Moonshine non è il primo videogioco indie ad avere tra le meccaniche principali quella di produrre, miscelare e servire alcol. Mi viene in mente l’ottimo The Red Strings Club, dove il barman Donovan deve preparare diversi tipi di cocktail per tirare fuori emozioni e informazioni dai suoi avventori. Oppure VA-11 Hall-A, dove in base al tipo di alcolico servito da Jill, le storyline possono prendere pieghe diverse. Anche Afterparty fa uso della meccanica del drinking game per far proseguire la narrazione, solo che stavolta invece che dietro ad un bancone in un futuro cyberpunk, ci troviamo all’inferno nei panni di due amici appena laureati. Ma c’è un personaggio che più di tutti nella storia dei videogiochi verrà ricordato per il suo rapporto con l’alcol: Harrier Du Bois, il protagonista di Disco Elisyum. Come scrive Matteo Lupetti in questo articolo “Nella modalità «Hardcore» i prezzi sono più alti e droga e alcol (e i loro bonus) diventano fondamentali per andare avanti. Diventano, come nella realtà, un’utile via di fuga dalle difficoltà socioeconomiche.”

L’alcol serve a guarire l’anima, dice Donovan.

Ma torniamo a Booze Masters: Freezing Moonshine. Apparentemente è un gioco mediocre, che non eccelle in nessun reparto. La grafica è grezza come una carta vetrata da 40, il gameplay ripetitivo con tanto, troppo backtracking, dialoghi scritti sotto acido che sfociano pure nel razzismo qualche volta, storia surreale e banalotta, sezioni di parkour snervanti. Eppure è un’esperienza che mi ha tenuto incollato allo schermo, che avevo voglia di completare per vedere fino a che punto si spingeva il nonsense. In questo Booze Masters: Freezing Moonshine ha vinto. E mi sono reso conto che è proprio quello che voleva. Anche se tutto sembra sconclusionato e incoerente, il gioco lancia un messaggio forte che forse è sfuggito ai pochissimi che lo hanno giocato (nel momento in cui scrivo queste righe ha solo 60 recensioni su Steam). È una netta critica ad un certo tipo di streaming, dove pur di avere più spettatori, si fa di tutto e non si guarda in faccia a nessuno. Più le “challenge” sono estreme e assurde, più si acquista visibilità. Il contatore di Quella lo dimostra con i numeri: parte con solo 2 spettatori e arriva a più di un milione quando le cose si fanno davvero davvero strane ed estreme. I casi di cronaca sono pieni di esempi nella vita reale purtroppo, ultimo l’incidente di Casal Palocco dove uno youtuber “aveva noleggiato il Suv Lamborghini con l’unico ed evidente fine di impressionare e catturare l’attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere ad una velocità superiore ai limiti indicati.” (nel virgolettato le parole del Gip). Peccato che ci abbia lasciato la pelle un bambino di cinque anni. 

L’alcol ha incredibili proprietà, permette di vedere cose che non ci sono.

In questo, Booze Masters: Freezing Moonshine è un capolavoro perchè anche io sono stato uno degli spettatori, anzi ancora peggio, ero io a guidare Quella, a farle coltivare sempre più piante e a produrre sempre più distillati, a berli per accedere a nuove zone e proseguire con l’assurdo, aumentando a dismisura il numero di visualizzazioni. Avevo quel desiderio di spingermi verso il limite e non sono riuscito a fermarmi se non all’arrivo dei titoli di coda. Sono caduto vittima dello streaming virale e solo alla fine mi sono reso conto che, come anche Quella dice qui sotto al professore, le avventure è meglio viverle che documentarle. Booze Masters: Freezing Moonshine 1- Gianni Mancini 0. Scusate, ora vado a bere e il telefono lo lascio a casa.