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Deltarune è l’antimateria di Undertale

Quest’articolo potrebbe contenere spoiler sia per Undertale che per Deltarune. Se non ci avete ancora giocato vi consiglio caldamente di provare a farlo, anche solo per unirvi serenamente al coro di chi li ha amati (come me) o di chi li ha odiati (che capisco perfettamente).

Deltarune non è partito da nemmeno cinque minuti e ha già messo le cose in chiaro: “In questo mondo le tue scelte non contano!”. È una dichiarazione di intenti sparata lì, da una voce extracorporea che fino a quel momento ha guidato il giocatore nella creazione del suo avatar, per poi distruggerlo davanti ai suoi occhi. Ed è un messaggio necessario, dopo un gioco come Undertale, in cui quasi ogni singola scelta fatta dal giocatore veniva memorizzata e spesso usata contro di lui. A volte, perfino cancellare i salvataggi non bastava a lavare l’onta di una decisione affrettata: per sbaglio o per cazzeggio, decidi di uccidere un personaggio e poi te ne penti? Il gioco sa, e te lo rinfaccia quando può, anche dopo aver cancellato e ricreato un nuovo salvataggio. Forse anche per liberare il giocatore dalle paranoie legate al primo gioco, Deltarune mette subito tutte le carte in tavola, in maniera scioccante ed efficace, consigliando al giocatore di godersi l’avventura in tranquillità e senza ansie, tanto non può fare nulla per cambiare il suo destino.

La cura nella realizzazione è migliorata ma l’aspetto un po’ sgangherato da mod di Earthbound è rimasto lo stesso.

Che maleducato! Ho iniziato a parlare di Deltarune così, senza neanche due parole di presentazione. Se non avete vissuto gli ultimi due anni in una caverna senza internet, o se proprio non siete interessati a qualsiasi cosa non sia un “tripla A”, conoscerete Undertale, un bizzarro RPG venuto fuori da una campagna Kickstarter di successo e realizzato sostanzialmente da una sola persona, Toby Fox, fino ad allora molto conosciuto solo nell’oscuro mondo delle mod di Earthbound/Mother. Il risultato era stato un anomalo ed affascinante RPG, sorprendentemente profondo in fatto di storia e personaggi. L’atmosfera stravagante e il suo improvviso cozzare con situazioni ben più serie era uno fra gli aspetti più interessanti e controversi di Undertale, che per tante ragioni ha spaccato a metà il suo pubblico, fra chi lo amava incondizionatamente e chi invece proprio non riusciva a capire cosa ci fosse di così speciale.

Tre anni dopo l’uscita di Undertale e la sua conversione su ogni possibile piattaforma moderna, Toby Fox mette a disposizione gratuitamente il primo capitolo di quello che dovrebbe essere il suo seguito. Non è ancora chiaro dove si collochi Deltarune all’interno della linea temporale, sta di fatto che chi ha giocato ad Undertale non avrà difficoltà a riconoscere facce note, situazioni surreali e sistema di combattimento. Le cose sono anche profondamente cambiate, eh: qui le scelte compiute non sembrano avere alcun valore e, a parte qualche piccolo cambiamento di rotta, la storia raccontata è esattamente la stessa qualunque sia l’approccio scelto. In Undertale era possibile affrontare il gioco in maniera pacifista, dialogando con i nemici incontrati per convincerli a desistere dall’attaccare, oppure in modalità genocida, sterminando qualunque cosa si parasse davanti al protagonista in maniera non troppo diversa da quanto avviene in qualsiasi altro RPG classico. Inutile dire che i due approcci portano a conseguenze radicalmente diverse a fine gioco.

L’interfaccia di combattimento è stata migliorata e la visuale è stata spostata, per accomodare un party composto da più di un giocatore.

Deltarune mantiene lo stesso sistema espandendolo significativamente ma, almeno in quanto visto finora, i due approcci portano allo stesso identico risultato. Un chiaro messaggio del fatto che Toby Fox questa volta vuole raccontare la sua, di storia. Come dicevo, rispetto a quanto visto in Undertale, il sistema di combattimento è stato espanso a dovere: oltre al silenzioso protagonista, questa volta è possibile controllare altri due personaggi del party e si ha a disposizione anche una barra del mana, che si ricarica quando si schivano di poco proiettili ed attacchi nemici. Ah, già, perché in Undertale come in Deltarune, oltre a tutta questa caciara di personaggi e situazioni bislacche, gli attacchi nemici prendono la forma di un bullet hell. In queste fasi, è necessario schivare i proiettili nemici come in uno shoot’em’up, onde evitare di subire danno. Per il resto, Deltarune dona quella sensazione di strana familiarità a chiunque abbia giocato Undertale: ambienti, situazioni, stile grafico e musica sono ben curati e realizzati ma hanno sempre un tocco di stranezza, come se ci fosse perennemente qualcosa fuori posto, che contribuisce alla pesante coltre di inquietudine che pervade questi giochi.

Deltarune è un mondo in cui il puccioso si sposa tranquillamente con l’inquietante.

Al di là della capacità di Toby Fox di creare mondi, situazioni e sistemi di combattimento originali, è la sua abilità nel sovvertire, improvvisamente e in maniera del tutto coerente, quanto ha creato fino ad allora a fare la differenza. E questa mossa gli riesce bene sia in ciò che racconta nei suoi giochi, sia nel mondo reale, quando dopo un gioco a suo modo rivoluzionario come Undertale riesce a sorprendere ancora con Deltarune, che è graficamente e strutturalmente molto simile al suo predecessore, eppure…

Oh, il primo capitolo di Deltarune è gratuito e lo potete scaricare per PC e MAC qui. L’uscita ufficiale e completa del gioco è ancora molto lontana, secondo Toby Fox, ma è un succosissimo assaggio, che chiunque abbia amato Undertale dovrebbe provare senza troppe remore.

Ho giocato a Deltarune grazie a un codice fornito da… ah, no come vi dicevo, è gratuito e potete scaricarlo dal link qui sopra. Completare il primo capitolo richiede circa tre ore. Personalmente, ho scelto un approccio pacifista perché più divertente ma nulla vi vieta di andare e sterminare tutto ciò che si muove, non importa quanto puccioso sia. Ah, casomai non l’aveste notato, Deltarune è un anagramma di Undertale.