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Duck Detective: The Secret Salami è l’investigativo che stavamo aspettando

Se c'è un archetipo nella letteratura, nel cinema e nei videogiochi che è stato spremuto fino all'ultima goccia è quello del detective, declinato in ogni forma (umana, antropomorfa, aliena) e ambientazione (storica, fantascientifica, contemporanea). Eppure alcuni tratti comuni non cambiano quasi mai: indossa un trench, ha un block notes per appuntare gli indizi, è divorziato, vive in un monolocale/studio lercio, ha solo qualche spicciolo in tasca, è depresso, fuori piove e beve superalcolici. Eugene McQuaklin, il protagonista di Duck Detective: The Secret Salami, ha tutti questi tratti, tranne l'alcol che nel gioco è sostituito da… pane bianco in cassetta (quello per i toast, per intenderci)!

Di investigatori videoludici antropomorfi, tra memorabili e meno conosciuti, ne abbiamo a bizzeffe. Solo per citarne alcuni: dalla famosa coppia Sam e Max, cane e coniglio, passando per i gatti di Blacksad e Inspector Waffles, proseguendo con la rana di Frog Detective, il procione di Backbone per arrivare fino ai polli di Chicken Police, il falco di Aviary Attorney, il gallo di Detective Gallo e chiudere con la capra di On Your Tail di prossima uscita. Da pochi giorni si è aggiunto anche un papero. E ve lo dico subito, è davvero simpatico anche solo per il fatto che con la pressione di un tasto gli possiamo far fare quack!

Il primo incontro col nostro alter ego avviene nel suo appartamento, dove troviamo un materasso buttato in un angolo, una scrivania, un computer e tanti fogli sparpagliati a terra (tra cui quelli del divorzio dalla sua amata Ana). In questo piccolo e chiuso spazio, a mo' di tutorial, veniamo introdotti alla meccanica principale che viene chiamata ironicamente “de-duck-tion”. Bisogna raccogliere ispezionando (e successivamente interrogando) delle parole chiave, che poi vanno inserite in maniera corretta dentro ad una frase che presenta degli spazi vuoti. Risolto il primo e introduttivo de-duck-tion, squilla il telefono e una misteriosa voce dice di dirigerci verso gli uffici della BearBus, un’azienda di autobus di linea, dove ci aspetta un caso di… furto del pranzo. 

Una volta entrati nella sede dell'azienda, alla reception incontriamo la prima dipendente, una giraffa. Qui viene introdotta un’altra meccanica fondamentale del gioco, che è l'ispezione. Solo alcuni oggetti, infatti, possono essere osservati da vicino con la lente d'ingrandimento. Quella che prima era un’illustrazione poco dettagliata, sotto la lente d'ingrandimento diventa più definita (oppure, dove c'è solo uno scarabocchio, ora si riesce a leggere la frase) e premendo in alcuni specifici punti, riusciamo a individuare altri dettagli importanti prima invisibili. Così, dopo aver raccolto le parole e gli indizi, possiamo andare a formulare la nostra “de-duck-tion”. Non prima, però, di aver dato nome e cognome ai personaggi che incontriamo nella nostra avventura. Qui serve invece solo spirito di osservazione e deduzione. Una volta risolta la frase de-duck-tion di turno (che se vogliamo altro non è che un livello del gioco) possiamo passare alla prossima e proseguire nella risoluzione del caso.

Il tono è decisamente leggero, gioca ironicamente con gli stereotipi che si possono incontrare nelle classiche dinamiche di un ufficio (chi lavora troppo e chi troppo poco, chi non sopporta le mancanze o le manie del collega di turno, chi sparla di tutti). Non aspettatevi, insomma, le ambientazioni cupe e inquietanti di un hard boiled, qui siamo più in ambito cozy mistery. Spetta a Eugine Mcquaklin cercare di venire a capo di sotterfugi, intrighi, relazioni segrete scoprendo innanzi tutto chi l’abbia ingaggiato, poi chi abbia rubato il pranzo ad una dipendente e infine facendo luce sulla cospirazione dei salami. I personaggi sono caratterizzati benissimo, tutti doppiati in inglese, ognuno con le sue motivazioni, i suoi problemi e le sue passioni. Il reparto grafico punta su uno stile fumettoso e colorato con una visuale isometrica. Le animazioni sono ridotte al minimo, il papero si muove come una pedina su un gioco da tavolo, ma poco importa, a me non hanno dato fastidio e non hanno pregiudicato l'esperienza. Uno slow tempo jazzato piacevolissimo accompagna le nostre indagini. 

Duck Detective è un gioco breve, piccolo, concentrato, che sembra far propria la massima “less is more”. Non ci sono decine di stanze o luoghi da visitare (come in The case of the Golden Idol) non ci sono decine di personaggi con cui interagire (o meglio non interagire visto che sono morti, come in Return of the Obra Dinn). Rispetto ai due titoli appena citati, a cui chiaramente si ispira, tutto è più conciso, limitato, racchiuso ed è volutamente una situazione più rilassata, tanto che [piccolo spoiler] non ci sono né omicidi né violenza. Io ci ho giocato con mia figlia di nove anni e ci siamo divertiti molto nel cercare di sbrogliare la matassa. Ma questo non significa che sia un gioco facile o banale. Tutt’altro. Ci siamo trovati (soprattutto verso la fine) in un paio di situazioni complesse e abbiamo dovuto ricorrere all'aiuto in game, che non dà la soluzione ma indirizza verso la strada giusta. La difficoltà è ben bilanciata, e cresce esponenzialmente con l’aumentare delle parole e dei nomi a nostra disposizione. Quando siamo arrivati ai titoli di coda, ci siamo detti che avremmo voluto subito un altro episodio. Speriamo che ad Eugene arrivi presto una nuova telefonata e si metta al lavoro su un nuovo caso. Abbiamo comunque passato un pomeriggio divertente, spensierato, leggero, facendo però girare le nostre rotelline del cervello. Chi ama giocare a fare il detective non dovrebbe lasciarselo sfuggire. Quack!