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eXistenZ #1 – Dell'integrità dell'opera

eXistenZ è la nostra rubrica in cui si chiacchiera del rapporto fra videogiochi e cinema, infilandoci in mezzo anche po' qualsiasi altra cosa ci passi per la testa e sia anche solo vagamente attinente. Si chiama eXistenZ perché quell'altro film di Cronenberg ce lo siamo bruciato e perche a dirla tutta è questo quello che parla proprio di videogiochi.

Dunque, questo è il primo appuntamento con la mia rubrichetta su videogiochi, cinema e derivati. Qua riprendo i discorsi che facevo là. Che poi sono discorsi piuttosto a caso e variabili a seconda di cosa mi passi per la testa ogni volta. E proprio per mantenere questa tradizione, oggi parliamo di una roba che nell'argomento della rubrica ci si infila a forza e malissimo. E oltretutto siamo anche un po' fuori tempo massimo, dato che si parla ancora della polemica sul finale di Mass Effect 3. Il fatto, però, è che buona parte di quel che state per leggere l'avevo scritto nella nostra mailing list redazionale, tamburellando sul telefono in una discussione fra me e Alez mentre mi rilassavo in Liguria durante le vacanze pasquali. Poi si è inserito Solettone che ha proposto di trasformare il tutto in un articolo. E a quel punto ho colto la palla al balzo, ho rassettato un po' il discorso ed eccoci qua. Lo spunto? Beh, lo spunto è che manovre come quella di EA e Bioware che "cedono" alle proteste dei fan e rimettono mano al finale del gioco sono intollerabili in nome dell'integrità dell'opera, e in altri ambiti, tipo quello cinematografico, non accadrebbero mai. Giusto? Mh.

Giuro solennemente che è l'ultima volta che scrivo di questo argomento.

Andiamo per gradi e partiamo da questo bel mito dell'integrità dell'opera. Il film, il libro, il gioco, quel che è, esce, viene pubblicato, e rispecchia la visione dell'autore. È quello, chi ci mette più mano, giusto? E quindi è brutto che Bioware aggiunga roba al finale a posteriori. Beh, oddio, volendo può pure essere brutto, però, insomma, non è molto diverso da quel che accade regolarmente al cinema, dove vecchi registi rincoglioniti rifanno la Director's Cut ogni cinque anni perché c'hanno la prostata che fa contatto col cervello. Se abbiamo visto quattro versioni di Blade Runner prima che uno stanco Ridley Scott avesse l'opportunità di firmare la quinta, quella giusta, e se George Lucas può buttar fuori ogni sei mesi la versione definitiva di Guerre Stellari come lo voleva fare veramente all'epoca, non vedo dove stia il problema nella pubblicazione di un pezzetto aggiunto al finale di Mass Effect 3. Se oggi voglio guardarmi Blade Runner, mi piglia l'ansia perché non so quale scegliere fra le cinque versioni che stanno sul Blu-ray. Se oggi voglio guardarmi la versione originale di Guerre Stellari, devo pescare la videocassetta di vent'anni fa perché George Lucas ha deciso che a lui fa schifo. E dovrei scandalizzarmi perché questi fanno un DLC a parte per chi lo vuole, che posso serenamente ignorare e non mi impedisce in alcun modo di giocare Mass Effect 3 così come l'hanno pubblicato in origine?

Ricordiamo al gentile pubblico che Han ha sparato per primo.

A questo punto uno potrebbe far presente che per lo meno in questi casi è sempre il regista che decide di mettere mano alla sua opera, e tendenzialmente lo fa perché ci tiene davvero, anche alla luce del fatto che ogni volta che Lucas cambia qualcosa gli rigano la macchina. Mentre nel caso di Mass Effect 3, visto che a pensar male ci si azzecca spesso, ipotizziamo pure che la scelta venga dall'alto, magari da EA, e Bioware sia capitolata di fronte alla sommossa anche se, dal canto loro, il finale non volevano cambiarlo. Ovviamente non lo sappiamo ma, se anche così fosse, non si tratterebbe comunque di una cosa poi tanto diversa da quel che accade al cinema, dove la visione dell'autore, tolti rarissimi casi, è pura leggenda. A cosa mi riferisco? Senza neanche stare a entrare nella discussione su quanto un film sia un lavoro di gruppo e non di una singola persona, che è tutt'altro discorso, facciamo qualche esempio. Le sceneggiature riscritte cinque volte da cinque persone diverse che se ne fottono di cosa volesse dire la prima. I produttori che tagliano, impongono, cazzeggiano, smanettano e decidono. I distributori locali, italiani ma non solo, che tagliano e censurano per rendere meno violento, o magari anche solo perché "così il film è meno noioso" (true story, non scherzo). Le traduzioni campate per aria, quelle che aggiungono dialoghi inventati "perché non si capiva la scena" e quelle che aggiungono battute a caso quando i personaggi in originale se ne stavano zitti, solo per far ridere di più. E non fanno ridere. I film che escono al cinema senza le scene cruente per avere il rating PG-13 perché tanto poi la versione integrale la pubblichiamo in DVD. I registi che disconoscono il film e sbroccano pubblicamente perché non è stato permesso loro di girare, e soprattutto di montare, quel che volevano. Queste cose qua, insomma.

La lettera aperta di Ray Muzyka. L'avrà scritta con una pistola puntata alla tempia?

Ma ovviamente si può controbattere anche a questo. Ok, ci tocca guardare film che sono rimaneggiati e poco distanti dalle intenzioni dell'autore. E sì, è vero, si tratta di smaneggiamenti fatti per lo più non in nome di una visione artistica, ma nella speranza di buttar fuori un prodotto che risulti gradito al pubblico, piaccia e quindi generi i maggiori introiti possibili. Ma, perlomeno, sono tutte decisioni fatte a monte, e non in seguito alle sbroccate di una minoranza vocale che rappresenta solo una fetta del pubblico, giusto? Non esiste che il finale di un film venga cambiato perché non piace al pubblico o, ancora peggio, a una fetta dello stesso, vero? Eh, insomma. Non vorremo mica dimenticarci dei test screening? Avete presente, no? Sono quelle fantastiche proiezioni per fette di pubblico selezionato, un po' sullo stile (teorico) del famigerato Auditel, in cui si studia la reazione della gente a un film, magari ancora incompleto nel montaggio o in generale nella post produzione. E, incredibile ma vero, sulla base di queste reazioni il film viene spessissimo modificato, cambiandone il finale, levandone delle parti, aggiungendo un prologo e così via. Si tratta di una pratica nata a fine anni Venti e tremendamente diffusa ancora oggi. A volte viene sfruttata da un regista per sottoporre un montaggio ancora abbozzato e che non lo convince a un pubblico selezionato, in modo da farsi un'idea su cosa tirarne fuori. Ma nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di situazioni dalle quali i produttori traggono poi spunto per imporre modifiche ai propri autori. I finali "lieti" appiccicati a cazzo di cane per motivazioni del genere non si contano. E, tanto per chiudere il cerchio, se negli anni ci siamo dovuti beccare cinque versioni diverse di Blade Runner è proprio perché nel 1982, dopo i test screening poco soddisfacenti, vennero imposte delle modifiche. Il che, per altro, non ci ha impedito di considerare il film del 1982 un capolavoro anche con la voce narrante e quel pezzetto di Shining appiccicato in coda.

L'esempio più citato: Arthur Conan Doyle ha resuscitato Sherlock Holmes perché i fan gli hanno rotto l'anima.

Oltretutto ai test screening ci invitano un pubblico selezionato per target, nella speranza di capire come meglio vendere il film al maggior numero di persone possibile. Il finale di Mass Effect 3, perlomeno, viene rimaneggiato in risposta alle critiche di un nucleo di fan della saga incazzati neri. E che, a occhio, per quanto minoranza vocale, penso siano in numero maggiore rispetto a quanti spettatori decidono il destino dei film ai test screening. E insomma, il punto è che l'opera immutabile come concepita dell'autore è un po' un miraggio, perlomeno in determinate forme espressive. Lo è per mille motivi, e magari ci possono essere motivi più "nobili" o "accettabili" rispetto a "c'abbiamo paura di scontentare il pubblico pagante e renderlo quindi non pagante", ma la sostanza non cambia molto. L'opera, in questo caso il gioco, è loro, avranno ben il diritto di farci quel che vogliono per le motivazioni che vogliono. A me di sicuro non fa impazzire (anzi, mi dà proprio fastidio) l'idea che questi cambino il finale per dare retta ai bambini che piangono, fosse anche solo perché in questo modo dimostrano di non credere loro per primi in ciò che hanno pubblicato. Ma d'altra parte non è certo una novità per Electronic Arts (vedi alla voce "fazione opposta"), e se sono disposti a metterci mano tanto facilmente, beh, whatever. Tanto stiamo comunque parlando della solita storiellina in cui fai pum pum agli alieni, non è che sia esattamente letteratura da premio Nobel. E tanto, anche quando i cambiamenti vengono fatti per voglia e convinzione dell'autore, nella maggior parte dei casi esce comunque fuori uno schifo. Tipo le citate dodici versioni definitive di Guerre Stellari e, in generale, il 90% dei Director's Cut che risultano peggiori degli originali. Poi, vai a sapere, magari il Mass Effect 3 rimaneggiato finisce per far parte dell'altro 10%.