Outcast

View Original

Outcast GOTY 2024

Ce l’abbiamo fatta! Anche quest’anno concludiamo la rassegna di OTY e, dopo avervi segnalato le nostre serie TV preferite del 2024, dopo avervi indicato anche i nostri film più bellissimi del 2024, tocca inevitabilmente ai videogiochi.

Buona lettura e buon 2025!

Andrea Maderna

Il mio gioco del 2024 è Indiana Jones e l'antico cerchio, per quanto è bravo a infilarti nei panni di quel personaggio là, per come centra bene l'atmosfera, il tono, la scrittura, per il bel design arioso, aperto e libero delle parti più importanti delle mappe, per il piacere di risolvere quegli enigmi che centrano la posizione giusta fra difficoltà e accessbilità, perché m'è sembrato (finalmente) il vero erede della prima Starbreeze, quella di Riddick e The Darkness, perché m'ha divertito senza smarronarmi, perché grazie alle meraviglie dello streaming ho potuto continuare a giocarci pure sotto le feste, perché mia figlia era rapitissima da Giza e dai sotterranei del Siam, perché ha sicuramente un sacco di difetti ed è buggatissimo ma nel bilancino complessivo m'è parso perfetto in quel che voleva essere e in fondo anche per dar fastidio a quello che sta qua sotto che so che non l'ha amato.

Vincenzo Aversa

Sentite, non mi ci metto nemmeno a fare finta che il GOTY di quest’anno sia combattuto: Microsoft Flight Simulator 2024, per me, è un sogno che si avvera. Dopo 60 ore di gioco (stima al ribasso), lo metto e su e mi resta in faccia il sorriso di un bambino felice. Pure quando va tutto male e mi punisce con punteggi orribili, pure quando si rompe tutto e mi punisce con punteggi orribili, pure quando sono bravissimo e mi punis… eh, avete capito, è sempre una meraviglia per gli occhi e mi fa sognare un futuro in cui si potrà viaggiare per il mondo senza pesare un bagaglio a mano. E mi è piaciuto tanto Lorelei, eh, tantissimo, ma adesso ho uno scopo per volare, non ho mai chiesto di più.

Your browser doesn't support HTML5 audio

GOTY 2024 Outcast Staff

Davide Moretto

Atteso per anni, il mio gioco del 2024 è Senua's Saga: Hellblade II. Avevo adorato il primo e questo seguito, con tutti i suoi difetti, non mi ha deluso. Tecnicamente senza paragoni, fa affidamento su una realizzazione anche a livello di scrittura e sonoro che mi ha colpito notevolmente. Non ho trovato i combattimenti noiosi, e mi sono sinceramente emozionato in un paio di frangenti, che se vissuti con il mood giusto, rimangono stampati nel cervello per molto tempo.

Giuseppe Colaneri

Nella mail di chiamata ai contributi ormai tipica del signor Maderna, c’è una riga che recita “fregancazzo che vi mettiate a decidere il vero e giusto gioco dell’anno tra tutto quel che è uscito”.

Meno male. Io a questo giro non ho certezze a riguardo, perché mi sono passati fra le mani molti giochi belli ma forse davvero nessuno che mi abbia fatto gridare al miracolo generazionale come forse altri titoli hanno fatto nelle scorse annate.

Ma se torniamo con la testa e le dita al 2024, uno dei giochi che mi sento sempre di consigliare con estremo trasporto è Tactical Breach Wizards. Un tattico - ma va - a turni che sa anche un po’ di puzzle game, senza mai sacrificare la libertà di approccio in gran parte delle sue missioni, condito da uno stile essenziale ma unico e impreziosito da una scrittura estremamente divertente e convincente. Intrighi, complotti, traffici strani di materiale magico intervallati da battute spassosissime, personaggi multisfaccettati di cui veramente si vuole conoscere il retaggio anche se li si è incontrati pochi minuti fa, un epilogo forse telefonato ma comunque convincente. Insomma: bello da giocare, bello da leggere, gustoso sia sullo schermo grande con mouse e tastiera che sul brillante schermo OLED della mia Steam Deck.

Andrea Peduzzi

Il 2024 per me è stato l'anno di Final Fantasy VII, nel senso che a partire da gennaio mi sono sparato di filotto il capolavoro del 1997 seguito da praticamente tutti i materiali contemplati dalla discutibilissima Compilation (sì, compreso quell'obbrobrio di Dirge of Cerberus e con l'unica eccezione di Before Crisis, causa irreperibilità, anche se per ovviare al problema ho approfittato di YouTube) e da Remake con annesso DLC. Come se non bastasse, già che c'ero ho recuperato saggi, podcast, light novel e diversi altri ammenicoli in tema, tutto questo per avvicinarmi con stile all'uscita di Final Fantasy VII Rebirth, che infatti è il mio GOTY.

A scanso di equivoci, non parliamo di una produzione perfetta: alcune scelte narrative non mi hanno convinto, così come la fissa per i minigiochi, al netto che di brutti non ce ne sono. Tuttavia il sistema di combattimento migliora quello già ottimo visto in Remake, rivelandosi tra i più divertenti degli ultimi anni, mentre in termini di direzione artistica, world building e atmosfere difficilmente si sarebbe potuto fare di meglio.

Your browser doesn't support HTML5 audio

Final Fantasy VII Rebirth con scarso tempismo Outcast Staff

Francesco Alinovi

Giocando al padre di famiglia in modalità "new game +", riuscire a dedicare del tempo a un'esperienza di intrattenimento in "solitaria", non è facile. Mettiamo poi sul conto che, nel poco tempo che riesco a ricavare, cerco di giocare a tutto ciò che fa notizia/tendenza su ogni formato, quindi, sì, ho acquistato/provato (in caso di Game Pass) tutto quello che è uscito di rilevante nel 2024. Detto questo, ho platinato solo Stellar Blade. Ho persino acquistato una PlayStation Portal per potergli dedicare qualsiasi minuto libero della mia esistenza (il device non è mai stato più riacceso). Anche se la prima impressione è stata quella di un clone sbiadito di Nier: Automata, con il tempo è cresciuto anche l'apprezzamento del mondo narrativo (grazie soprattutto alla miriade di subquest). Dite quello che volete, ma il sistema di combattimento è uno dei migliori degli ultimi anni, merito soprattutto di un game feel pazzesco. La cura per le animazioni della protagonista non ha eguali. L'ho preferito di gran lunga a Black Myth: Wukong, battuto anche in termini di level design e ritmo. Stellar Blade premia il sistema dopaminergico in continuazione, offrendo cose da raccogliere e collezionare in abbondanza. Ma credo di aver apprezzato soprattutto il fatto di poter scegliere il livello di difficoltà, che permette di ridurre l'intensità quando non si può fare l'alba per abbattere un boss (soprattutto durante il rush finale). Fortunato chi l'ha snobbato e deve ancora scoprirlo.

Gianni Mancini

Non avevo dubbi sul mio gioco dell'anno già da maggio. 1000xRESIST è l'opera prima di un piccolo studio canadese fondato da Remy Siu, espatriato hongkonghese che ha radunato intorno a sé un piccolissimo collettivo di persone che lavoravano nell'arte performativa e contemporanea, e ai videogiochi avevano fino ad allora solo giocato. La pandemia lo ha spinto a cercare un altro medium per esprimere il suo estro e la sua poetica. La straordinarietà di 1000xRESIST non risiede nell’affascinante narrazione sci-fi o nella stupenda colonna sonora, neanche nella spettacolare messinscena. Tanto meno nel gameplay che è quasi inesistente. Remy Siu, in un'intervista, ha detto: “Non è un survival horror, non è un rougelike, non è un deckbuilding. Non c'è un gatto. Non c'è una pistola. Non ci sono eroi. Non ci sono praticamente enigmi. Nessun oggetto da guardare, che quando lo giri, c'è qualcosa scritto sul retro. Non ci sono molte ramificazioni”. Partito in sordina (quando ci ho giocato aveva accumulato solo qualche centinaio di recensioni su Steam, di cui nessuna in italiano) è entrato nel cuore dei primi giocatori che hanno cominciato a parlarne, discuterne, amarlo profondamente. Grande escluso ai TGA (no surprise), è comparso sulle liste di fine anno di moltissimi giornalisti indie, youtuber, streamer e semplici videogiocatori, tanto da toccare il picco di vendite ad inizio 2025, invece che nel giorno del lancio. Lasciate da parte le etichette. 1000xRESIST non è un walking simulator o una visual novel, è un'opera d'arte che rimarrà nel tempo, emotivamente potentissima, e sono sicuro che non invecchierà neanche tra 1000 anni.

Francesco Tanzillo

Se qualcuno mi avesse detto anni fa che il mio gioco dell’anno sarebbe stato l’equivalente fighetto e modaiolo del Solitario non gli avrei creduto, anche perché sarebbe stato ingiusto nei confronti di Balatro.

Balatro è un roguelite che non fa altro che scoprire la sua estrinseca natura ludica. Balatro non è solo un gioco che segue blandamente le regole del poker, è un gioco capace da solo di rappresentare tutti i giochi che seguono lo stesso meccanismo che commercialmente viene definito “roguelite”, diventando esperienza minimale eppure totalizzante.

In questo periodo che vive di parcellizzazione del tempo di gioco, Balatro non richiede tempo o concentrazione: se lo prende e basta, semplicemente, una mano alla volta, una partita alla volta. Niente sovrabbondanti moli di testo, niente mappe enormi, niente mitologia. Solo entrare, giocare e andare via e godere di ogni singolo momento. Un gioco dritto ed essenziale nell’anno in cui ho scoperto di preferire troppo di più i giochi dritti ed essenziali rispetto a tutto il resto.

Massimiliano Gallo

Il 2024 è stato un anno bello zeppo di titoli che hanno saputo tenermi incollato per ore allo schermo, anche se mi sono dedicato soprattutto al backlog che cresce di giorno in giorno. Tra tutti, sono due i giochi che sono stati capaci di assorbirmi totalmente e di rimanere impressi nella mia mente come nessun altro. Ma siamo qui a decretare un solo vincitore, sebbene nel mio cuoricino siano a parimerito, sia per tempo di gioco che per pura dipendenza. Uno è un titolo che più indie non si può, così incredibilmente semplice e profondo che non si può quantomeno citare: Balatro è stato la droga di metà anno, uno dei pochi giochi che ho dovuto disinstallare per poter tornare a giocare ad altro. Chi rimane?

Rimane da fare la Game Awards-ata: Elden Ring: Shadow of the Erdtree, ecco chi. L'espansione del gioco From Software ha colto il segno, con una mappa immensa da esplorare quasi come si vuole e una dose di nuove armi da far girare la testa.

Ed è incredibile, per me, mettere un soulslike al primo posto. Fino ad agosto mai avrei pensato di poter godermi a pieno uno dei giochi dell'altro Miyazaki, quello sadico e bastardo, ma scrivendo queste righe mi sono reso conto che sto consumando gli ormai pochi scampoli di tempo libero a sfondarmi in compagnia di Senzaluce, Vergini delle dita e boss tanto spettacolari quanto stronzi. Consiglio spassionato: se avete un amico con cui giocarvelo dall'inizio alla fine, puntate su NexusMod e scaricate la Seamless Coop. Vi cambierà l'esperienza e triplicherà il godimento.

Your browser doesn't support HTML5 audio

Shadow of the Erdtree, Animal Well e altro (Shadow of the Erdtree a 01:15:33) Outcast Staff

Stefano Calzati

Lorelei and the Laser Eyes, il nuovo capolavoro di Simogo, è una masterclass di level design, un thriller paranormale formato puzzle game in cui ogni elemento si incastra alla perfezione in un mosaico bianco, nero e fucsia. Ci sono impazzito, c’ho perso il sonno, mi ha tormentato per giornate intere con enigmi complessi, straordinariamente interconnessi, geniali per concezione e risoluzione, usati per raccontare una storia maledetta, che parla di arte, artisti e pubblico, di ossessioni, perversioni ed efferatezza, ispirandosi a Lynch e Suda51 per creare qualcosa di totalmente nuovo e con un’identità ludo-visiva spettacolare. Un gioco infestato come l’hotel dov’è ambientato, uno Shining contemporaneo che diventa un’opera d’arte (finto-autobiografica) interattiva (non in senso retorico, lo è a tutti gli effetti) stratificata, profonda, labirintica, piena di argomenti, spunti di riflessione e idee. Un cult che non è ancora stato scoperto dal pubblico.

Angelo Di Franco

Confesso che ormai trovo sempre meno attraenti i giochi moderni. Troppa dispersività, troppe attività secondarie, troppe ore richieste per completare tutto e un fattore di originalità ormai prossimo allo zero mi spingono ultimamente a ricercare conforto nelle vecchie glorie del passato. Tomb Raider I-II-III Remastered è il titolo che ho più apprezzato nel 2024 appena terminato. La raccolta mi ha permesso finalmente di giocare al primo, che all’epoca avevo solamente “assaggiato”, riscoprire il secondo, a cui avevo giocato a fondo e che avevo apprezzato nel periodo di uscita, e cimentarmi con il terzo, che mostrava già i limiti di una saga forse gestita poco sapientemente all’epoca. Nonostante i tanti anni sul groppone, la prima trilogia targata Core Design risulta ancora fresca e coinvolgente, con un primo episodio assolutamente seminale e almeno una spanna sopra a tutti i suoi seguiti. Guardare Lara saltare da una sporgenza all’altra, impugnare le pistole e viaggiare per il mondo intero scoprendo segreti e vivendo avventure mi ha divertito genuinamente come non capitava da tempo. L’opera di svecchiamento da parte di Aspyr ha rinfrescato e rinvigorito la saga originale, sia dal punto di vista tecnico che da quello dei controlli. Una sistemata alla telecamera avrebbe sicuramente giovato, ma non si può avere tutto dalla vita.

Marco Esposto

Io ormai sto vivendo in un limbo dove ai tripla A gioco solo quando è arrivata l'ultima patch o l'ultimo DLC, e passo il resto del tempo a giocare collection di vecchie glorie. La Tomb Raider Collection, Marvel VS Capcom Collection... addirittura visito quei siti come Limited Run Games, che creano versioni fisiche di giochi altrimenti solo digitali, perché nel caso non lo sapeste sono uno di quelli che i giochi li vuole anche fisici. Qui ho ordinato una quantità di roba vergognosa su Tombi!. Col punto esclamativo alla fine. Ma non volendo mettere un gioco del 1997 come GOTY, mi viene in aiuto Astro Bot. Che meraviglia, Astro Bot, in ogni suo scintillante anfratto. Astro Bot è vivo. Copia un po' da tutti i platform? Sì, ma intanto lo fa bene. E poi fa anche altro eh, magari non tanto, ma altro di nuovo. E poi è tutto vivo. Astro reagisce al mondo intorno a sé, cosa che anche i migliori platform non sempre fanno. E sono contento che abbia vinto anche ai The Game Awards perché lo hanno annunciato a giugno e a settembre è uscito. Fine. E senza bug, perlomeno non invalidanti. Qualche patch per sistemare due robe ma poco poco. E poi gratis il DLC dei livelli a tempo. E poi a dicembre gratis il livello natalizio. Capito? Così dovrebbe essere. Annunci un gioco, esce dopo tre mesi, completo e semmai ti regalo qualcosa dopo, ma comunque entro la fine dell'anno. Mamma mia, GOTY.

Your browser doesn't support HTML5 audio

Zelda, Astro Bot e The Plucky Squire: parliamo di giochi pucciosi (Astro Bot a 27:38) Outcast Staff

Alessandro De Luca

La quantità e qualità di contenuti di Shadow of the Erdtree fa impallidire giochi base venduti a prezzo intero. Questo primo e purtroppo ultimo DLC di Elden Ring, invece, costa “solo” 40€ ed è strapieno di nuovi nemici, boss, armi, armature e quant’altro sparsi per una mappa che Miyazaki, il responsabile del gioco, durante il periodo promozionale disse che era grande circa come Sepolcride e che, con il senno di poi, è un’affermazione estremamente riduttiva: le Terre dell’Ombra sono enormi, con tantissimo da esplorare all’aperto e al chiuso. I più maligni potrebbero far notare che alcune porzioni della mappa sono un po’ vuote, e in effetti non mi sento di contraddirli, ma è davvero andare a cercare il pelo nell’uovo. Non che ci fossero dubbi al riguardo, ma con questo DLC Elden Ring si conferma come uno fra i più grandi titoli della storia dei videogiochi, e il suo lancio mi ha fatto tornare la voglia di giocarci (Steam dice che ci ho passato 325 ore), per provare build differenti, andare a cercare qualche segreto che mi ero perso nei giri precedenti e perdermi di nuovo nel mondo creato da FromSoftware.

Natale Ciappina

Non sono un fan dei picchiaduro, ma di Dragon Ball sì. Quindi non so dire se Sparking Zero sia o meno un buon esponente del genere, ma di sicuro mi ha scimmiato talmente tanto da farmici passare un centinaio di ore sopra, come mai mi era accaduto per un picchiaduro prima d'ora, mettendomi voglia di provare Tekken, Street Fighter, Mortal Kombat e via dicendo. Giochi assai diversi, probabilmente migliori, che forse mi piaceranno di meno, e che infatti alla fine non comprerò. Per un motivo sopra tutti: qualunque amico venga a trovarmi a casa, qualunque, finisce per provare Dragon Ball: Sparking Zero, divertendosi sempre un botto. Era da una decina d'anni che non provavo questa sensazione, quella del fomento gomito a gomito. Viva i lan party, viva Akira Toriyama e viva anche le bestemmie che solo gli spammoni di Videl riescono a tirarmi dal cuore.