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Io, Gourdlets e Figlia

Sono incappato in Gourdlets per la prima volta alla Game Developers Conference del 2023, credo durante l'evento The Mix in cui ci sono sempre circa centottanta milioni di giochi da provare. Mi ci sono avvicinato, c'ho pasticciato un po' chiacchierando con la sviluppatrice e, nonostante il casino dell'evento, mi sono immediatamente rilassato e immerso nel suo mood tranquillissimo e piacevole. Così, di primo impatto, m'è parso una versione più ricca ed elaborata di Townscaper, un gioco che ho scoperto su smartphone qualche anno fa perché consigliato da non so chi non so dove, in cui trascini il dito sullo schermo per costruire una cittadina su palafitte, ammassando edifici uno sull'altro e piazzando le cose dove ti pare. Rilassante, piacevole, calmo, serafico, molto amato da Figlia che c'ha pasticciato per un bel po' di tempo e ogni tanto lo estrae ancora.

I giochi così, quelli in cui puoi costruire cose, esprimere la tua voglia di metterle in pila e ordinarle come ti pare, ma senza pressioni di tempo, missioni specifiche, nemici che ti spaccano i maroni, sono una delle passioni di Figlia, che non ama molto lo stress dei giochi d'azione e del dover combattere, schivare, saltare in pericolo di vita. Anche se si sta ammorbidendo in quella direzione. Per questo motivo, a suo tempo, le ho sottoposto Townscaper e col passare degli anni l'ho (ovviamente) introdotta a Minecraft, a cui ha giocato (e ogni tanto gioca ancora) esclusivamente nella modalità Creativa per costruire fattorie, piramidi e altre robe gigantesche che io non capisco come faccia a metterle assieme così in fretta e soprattutto usando il touch screen ma insomma sono vecchio e comunque brava lei. Poi, a un certo punto, le ho anche sottoposto Cities: Skyline, che c'avevo su Epic Store suppongo perché l'avran regalato. Dopo mezz'ora stava già sclerando per le richieste dei cittadini e le tasse e i soldi e no tranquilla aspetta attiviamo i mod e i cheat, tieni, soldi infiniti, scatenati. Ne è venuta fuori una metropoli tutta contorta e con qualche problema nella getsione delle fognature, ma comunque lei si divertiva. Però l'esperienza non è durata molto, forse per colpa di Princess Peach.

E arriviamo quindi a Gourdlets, che m'è spuntato fra le mani il mese scorso mentre eravamo in vacanza, ho installato sul laptop e ho subito sottoposto alla creatura. L'amore è stato immediato, perché Gourdlets è proprio quella cosa: è un gioco, o forse un giocattolo, in cui ti metti lì e costruisci pian piano una cittadina su un'isola dispersa in mezzo all'oceano. Hai fin dall'inizio una valanga di cose che puoi posizionare e spargere in giro, ci sono tanti strumenti per selezionare, colorare e personalizzare ogni singolo elemento e c'è un concetto di progressione estremamente rilassato, con una manciata di oggetti aggiuntivi sbloccabili nel corso del tempo e un incedere comunque dettato dal giocatore, che decide quando far arrivare alla stazione i treni che li portano. E che portano anche i gourdlet.

Non solo la grafica è deliziosa e i gourdlet sono adorabili, pure l’accompagnamento sonoro è fuori di testa per ispirazione e cura, con una valanga di piccoli dettagli che ti calano davvero nell’atmosfera giusta.

I gourdlet sono questi esserini dolcissimi, delle specie di vegetali antropomorfizzati, che popolano la cittadina e si dedicano alle attività più disparate, godendosi qualsiasi genere di attrezzatura tu metta loro a disposizione e vivendo alla giornata, senza obiettivi di sorta o ambizioni. Siamo insomma ben lontani da un The Sims o un Animal Crossing, che comunque, pur essendo sicuramente più placidi e accoglienti di un Halo o un Call of Duty, sanno fin troppo bene come metterti sotto stress. No, Gourdlets allarga le braccia e ti apre le porte di un’esperienza basata sul relax, la calma, la libertà e il puro piacere di pasticciare con il giocattolo. Il che, dal mio punto di vista, è tanto bellissimo quanto un po’ meno bellissimo. Dico questo perché io, coi giochi basati sulla libertà estrema, ho un rapporto controverso: da un lato mi affascinano e mi attirano un sacco, ne ammiro proprio la natura, e se mi intrigano come ambientazione e spunti, sono capace di appiccicarmici e passarci ore e ore… prima di stancarmene. Perché poi arriva sempre il momento in cui perdo interesse e li mollo lì, mi dico che prima o poi ci tornerò ma poi raramente accade, perché se non mi metti davanti un obiettivo, delle missioni, una storia da seguire, qualcosa, prima o poi ti ghosto. Non sono loro, sono io.

Con Gourdlets, a far andare le cose diversamente ci ha pensato Figlia. La prima volta l’abbiamo avviato assieme, ma comunque era lei in plancia di comando, e s’è subito creata una cittadina che ha iniziato a popolare e riempire di luoghi folli e gourdlet che gironzolavano. Nei giorni successivi ha continuato a giocarci, a volte con me a fare da copilota, a volte procedendo per i fatti suoi, e ha pian piano costruito una valanga di roba, scoprendo un sacco di piccole opportunità che il gioco offriva, inclusa quella volta in cui ci siamo ammazzati di risate quando si è resa conto che poteva prendere i gourdlet, lanciarli in mare e osservarli mentre galleggiavano col salvagente, usando una mossa in pieno stile Kirby. Poi l’ambizione è salita e abbiamo creato una seconda cittadina in riva al mare, luogo di villeggiatura per i gourdlet che devono rilassarsi dalla stressante settimana di dolce far niente nella cittadina principale. A quel punto toccava a me: ho fondato giopeppopoli e ho iniziato a strutturarla alla mia maniera, con Figlia comunque felicissima di sedersi al mio fianco e osservare le mie decisioni. Questa cosa dei turni da “sindaci vegetali” è andata avanti a ondate per un po’ tutta la parte finale delle vacanze estive, ma l’impressione era che Gourdlets rischiasse di essere abbandonato al rientro.

Più in generale, mi sembrava veramente il classico gioco che avrei mollato dopo un po’, perché non aveva molto altro da offrirmi. Ma mi sbagliavo, e mi sbagliavo proprio per il fattore Figlia. Gourdlets continua a manifestarsi nelle nostre giornate, ma in una maniera totalmente fuori dagli schemi, quantomeno per come sono abituato ad affrontare i videogiochi. È infatti diventato un compagno fedele in cucina! Mentre io son lì che spadello e sfornello, metto assieme un curry, attendo paziente che la cuociriso faccia il suo dovere, preparo il risotto o sto dietro alla carne e alle verdure, Figlia si piazza lì sul bancone della cucina col mio laptop, lancia una delle tre cittadine e la gestiamo assieme. Se è una delle due fondate da lei ha ovviamente piena libertà, ma mi concedo di porgere ogni tanto qualche suggerimento. Se è giopeppopoli, mi trasformo in sindaco col grembiule e assegno direttive, delegando poi buona parte delle minuzie. “Costruiscimi una casa media”, “Voglio una pasticceria”, “Piazziamo un parco giochi alla fermata del treno” e via dicendo, con Figlia che esegue, mi chiede che carta da parati preferisco, mi fa scegliere il colore del pavimento e così via. Quello che pensavo sarebbe stato un gioco apprezzato ma velocemente dimenticato è diventato l’ennesimo strumento di contatto e legame videoludico a tenere uniti quella bimba di quasi dieci anni e il suo babbo quasi cinquantenne, trasformandosi in compagno fondamentale nella nostra mezz’ora abbondante in cucina prima di cena, e io ho scoperto che così facendo riesco ad apprezzarlo e godermelo in tutte le sue minuzie, schivando agevolmente le fasi di stanca e le parti che troverei noiose, perché se ne occupa Figlia mentre io mescolo la zuppa. Ed è bellissimo.

Un angolo tranquillo di giopeppopoli nel quale ritrovarsi per dei picnic in compagnia.

Gourdlets è disponibile su Steam a 4,99 euro. Se lo chiedete a me, se li merita tutti, anche se magari finirete per giocarci solo quella manciata di ore iniziali e non ve lo porterete mai in cucina. Se invece mi chiedete di fare qualche critica perché proprio ne sentite il bisogno, posso dire che apprezzerei il supporto al cloud per spostare più comodamente i salvataggi fra laptop e desktop e aggiungerei che una versione mobile sarebbe la morte sua. Ma non chiediamo troppo.