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Gran Turismo, una gara lunga quasi trent'anni

Il mio rapporto con Gran Turismo inizia negli ultimi i giorni di dicembre del 1997, quasi ventisei anni fa. Era un periodo un po’ particolare: nella migliore delle situazioni stile Elio e le Storie Tese, uscivo da una storia con una tipa e avevo un bisogno quasi patologico di impegnare il tempo e non pensare a lei.

Bazzicando uno dei miei due negozi di videogiochi preferiti, probabilmente la vigilia di Natale, mi fermo davanti al solito totem PlayStation che faceva girare questo o quel gioco in uscita ed è lì che tutto inizia. Vedo delle auto modellate in maniera perfetta che sfrecciano su circuiti pieni zeppi di dettagli, una cosa incredibile, mai vista, ma la caratteristica che mi aveva colpito di più erano i riflessi sulle carrozzerie e i verri delle auto. Sembrava tutto “vero”

Poi ovvio, i riflessi altro non erano che texture che “scivolavano” sulle auto e tanti altri aspetti che in quel momento erano pazzeschi, con gli anni, si sono ridimensionati, ma comunque era uno spettacolo assolutamente nuovo, sia per sistemi di casa che anche immaginando il tutto in ambito arcade.

Scopro quindi che quel gioco si chiama Gran Turismo ed è uscito praticamente il giorno prima in Giappone (ignoravo come l'avessero già in negozio ma questa è un’altra storia).

Al tempo, le uscite contemporanee mondiali per quanto riguarda i videogiochi non erano certo una prassi consolidata, anzi. Solitamente i grandi titoli uscivano nei mercati di riferimento, i titoli giapponesi venivano lanciati nella terra del sol levante e quelli americani in quella yankee e noi europei spesso e volentieri dovevamo attendere mesi e mesi per vedere il gioco disponibile (se accadeva) nel nostro continente.

Per esempio, la versione europa del primo GT è uscita con quasi cinque mesi di ritardo in Europa e in America rispetto al lancio giapponese.

Comunque, tornando alla nostra storia, acquisto Gran Turismo sabato 27 dicembre e, considerata la situazione sentimentale, mi chiudo in casa pensando di fare qualche partita giusto per vedere com’è. Ecco, da quel momento fino al 6 gennaio, praticamente vivo in simbiosi con il gioco, modificando auto, conseguendo patenti, vincendo gare, e ricordandomi ogni tanto di mangiare e  dormire.

Che dire, Gran Turismo ha avuto un impatto sia sulla mia vita ma anche sul mondo videoludico impressionante. Purtroppo, avendo la versione giapponese, mi sono probabilmente perso il gusto di capire cosa stavo realmente montando sull’auto come upgrade vari, ma il rovescio della medaglia è stato avere come colonna sonora iniziale Moon Over The Castle, bellissima composizione che nella versione europea è stata sostituita da un pezzo dei Chemical Brothers che toglieva tutto il pathos dell’originale.

Gran Turismo è stato il primo gioco di rilievo a utilizzare il DualShock come controller:  con la novità della vibrazione e degli analogici, ha portato i giochi di guida ad un livello “adulto”, con replay realistici, inquadrature televisive. Modificare le auto, parte fondamentale già dal primo titolo, comporta un cambiamento reale nelle dinamiche della vettura. Insomma, il gioco di Polyphony Digital ha rivoluzionato un genere e ha tracciato una strada che tutti i competitor, volenti o nolenti, hanno dovuto seguire per poter rimanere in corsa.

Curioso vedere però che pur avendo amato alla follia il primo episodio, l’uscita del secondo, un paio di anni dopo, mi abbia lasciato alquanto freddo. Gran Turismo 2, uscito sempre sulla prima PlayStation, migliora per altro tutti gli aspetti del primo: grafica, numero di tracciati, automobili. Distribuito addirittura su due CD,  il nuovo titolo di Polyphony Digital introduce anche una modalità rally, al tempo impressionante da vedere e da giocare, ma anche questo punto non ha fatto breccia nel mio cuore. Sarà forse che ero sentimentalmente molto più felice, ma il secondo capitolo della saga per me è passato non dico inosservato (perché l’ho acquistato e ci ho giocato non poco) ma comunque posso dire di averlo snobbato rispetto alla full immersion del primo. 

Solo due anni dopo, però, rieccomi lì davanti allo schermo a cercare di fare il tempo migliore, di finire le patenti con la medaglia d’oro e di vincere tutte le gare possibili. Questa volta non ho più tra le mani il grigio DualShock ma il suo successore, nero come la console che lo accompagna. Ora davanti a me c’è la monolitica PlayStation 2.

Gran Turismo 3: A-Spec è probabilmente ad oggi il capitolo del franchise che ho amato di più e, purtroppo, quello che mi ha aperto gli occhi su alcuni difetti delle meccaniche del gioco che al tempo non avevo ancora colto.

Gran Turismo 3 è stato una rivoluzione copernicana rispetto ai titoli passati in primis per il comparto tecnico. Impressionante vedere i riflessi sulle auto, i tracciati con una qualità mai immaginata, piste di qualsiasi tipo, dai cittadini come la splendida Roma, a tracciati reali come Laguna Seca. Insomma, GT3 era tutto quello che un fan dei giochi di corse poteva sognare, ma proprio perchè ormai la serie era affermata e il palato quasi abituato alle più gloriose meraviglie, ecco spuntare qualche magagna fino ad allora non pervenuta. 

Per esempio, in Gran Turismo 3 mi sono accordo per la prima volta della "deficienza" artificiale degli avversari. Un lungo trenino senza sorpassi, senza un accenno di rischio, niente. Tutti belli lì in fila neanche fossimo a gareggiare a Montecarlo. L’altro grande punto che la serie non ha (quasi) mai tentato di migliorare sono le collisioni con gli avversari. Ora che l’impianto tecnico era diventato quasi fotorealistico (per il 2001, si intende) questi due aspetti saltavano fuori come un pungo in un'occhio, come un anacronismo che, purtroppo, più di vent’anni dopo, in gran parte è ancora presente negli ultimi capitoli della serie.

Come detto, però, Gran Turismo 3 mi ha stregato, regalandomi ore e ore di pura goduria, anche solo guardando i replay delle gare, veramente impressionanti.La cosa triste è che da qui in poi, per me, pur avendo acquistato e giocato tutti i rimanenti capitoli, il gioco nella sua parte più intima e profonda, non è progredito, non è migliorato, escludendo ovviamente la parte tecnica.

Gran Turismo 4, preceduto da una sorta di enorme demo a pagamento denominata Prologue, per esempio, apporta diverse modifiche: l’inutile (parlo per me,eh) modalità B-Spec, dove non dobbiamo guidare l’auto come pilota ma essere una sorta di manager che gestisce le gare dal muretto, la possibilità di essere parte attiva nei pit-stop e una neonata modalità fotografica che poi si svilupperà nei capitoli successivi. Ma niente, nonostante tutto, GT4 non mi ha mai convinto.

Come purtroppo non mi hanno mai convinto i due successivi capitoli, pubblicati su PlayStation 3. Tecnicamente molto più avanzati, il quinto e il sesto Gran Turismo non si discostano in maniera drastica dalle meccaniche dei precedenti. Il tema trenino e contatti sono sempre presenti, i danni non ci sono. Certo tutto è più bello da vedere, ma il fatto che io mi ricordi con molto più affetto e gioia ii momenti passati giocando al primo e al terzo Gran Turismo fa ben capire come i successori mi siano passati davanti agli occhi senza quasi essere notati. 

C’è da sottolineare come negli anni i competitor siano riusciti non solo a seguire in maniera adeguata il percorso tracciato da Polyphony ma in diversi casi l’abbiano anche superato per quanto riguarda il divertimento di guida. Gran Turismo 5 e 6 sono quasi degli showroom di auto, più che due giochi per passare un po’ di tempo divertendosi godendo dell’adrenalina del correre in pista.

Gli ultimi due capitoli, GT Sport e Gran Turismo 7, usciti su PlayStation 4  e (il 7)  anche su PlayStation 5, portano il franchise a maturità per quanto riguarda l’online gaming. Anche i predecessori potevano fregiarsi di modalità multigiocatore via internet, ma con GT Sport le gare vengono organizzare in maniera convincente, con la possibilità di gareggiare in leghe ufficiali della FIA (la Federazione Internazionale dell’Automobile) con ranking mondiali e tutto il resto, mutuando alcune meccaniche da simulatori per PC molto più maturi sotto quel punto di vista.

Personalmente, trovo sia GT Sport e soprattutto Gran Turismo 7 due capitoli molto più riusciti del 5 e soprattutto del 6, con una fisica molto più realistica e un’intelligenza artificiale degli avversari gestiti dal computer meno tonta. 

Peccato che anche in questo caso alcuni aspetti siano lasciati incredibilmente incompiuti, come la modalità a due giocatori in split-screen di Gran Turismo 7, dove il secondo giocatore non può fisicamente cambiare gli aiuti di guida e modificare alcunché, rimanendo così svantaggiato rispetto al giocatore numero uno. Mi rendo conto che questo sia una aspetto che può interessare a pochi, ma è un segnale di come un gioco simile non sia stato rifinito in tutte le sue parti in maniera adeguata.

La speranza è che Polyphony prima o poi decida di unire la sua incredibile passione per le auto in quanto oggetti da vedere e amare a quello che deve essere il fulcro di un gioco di guida, ovvero l’agonismo, le staccate all’ultimo respiro e sì, anche gli incidenti, con tutto quello che ne comporta.

Questo articolo fa parte della Cover Story “Motori in pista”, che potete trovare riassunta qua.