Halloween The Beginning è un film incompreso
"Vai Rob, fai il tuo film!"
John Carpenter
Non ricordo, a memoria, una saga più incasinata di quella di Halloween.
La famosa serie slasher cinematografica conta, al momento, ben quattro cicli (se così li possiamo chiamare) diversi.
Il primo ciclo, quello originale, parte dal primo film del maestro John Carpenter, Halloween – La Notte delle Streghe e comprende sei pellicole in totale, di cui: un sequel diretto, Halloween II – Il Signore della Morte, un terzo capitolo che è di fatto un film a sé stante, Halloween III – Il Signore della Notte, e ulteriori tre capitoli successivi dove torna in scena Michael Myers molti anni dopo i primi due film, con Laurie Strode che “cede il testimone” di co-protagonista alla figlia Jamie Loyd, che si troverà a fare i conti con lo zio Michael Myers in Halloween 4 - Il ritorno di Michael Myers, Halloween 5 - La vendetta di Michael Myers e Halloween 6 - La maledizione di Michael Myers.
Il secondo ciclo ignora totalmente l’arco narrativo di Jamie Loyd e riporta in scena Laurie Strode a vent’anni di distanza, e infatti si intitola Halloween H20 - Venti anni dopo, seguito da Halloween - La resurrezione.
Cinque anni dopo, si decide di resettare tutto e di fare un remake del primo film a partire dal quale sarebbe nata una nuova saga, Halloween - The Beginning, seguito da Halloween II. Ma il nuovo ciclo, il terzo, ad opera di Rob Zombie terminò la propria corsa al secondo capitolo, senza possibilità di appello.
Nove anni dopo si fa una tabula rasa totale, di tutti, ma proprio tutti, i film usciti dopo la prima pellicola di John Carpenter. David Gordon Green dà vita a una nuova trilogia, a partire da Halloween, sequel diretto dell’Halloween del 1978 (e un film che si intitola Halloween che ha un sequel diretto che si intitola Halloween è una cosa già abbastanza grottesca), per poi proseguire con Halloween Kills e terminare con Halloween Ends.
(A proposito, qua trovate la serie di podcast che abbiamo dedicato ad ogni singolo film della serie)
Insomma, un gran minestrone composto da tredici film in cui, ogni volta che si tenta di far ripartire la saga, si cancellano interi archi narrativi e intere linee temporali più o meno recenti, riallacciandosi sempre e solo all’Halloween originale, il quale, per ovvie ragioni, è intoccabile e insuperabile.
Pur guardando sempre e comunque i remake cinematografici con occhio molto sospetto, Halloween - The Beginning di Rob Zombie del 2007 era la via giusta per riportare in vita la saga.
Se l’originale Halloween si concentrava sulla figura di Michael Myers come il male incarnato in una persona che fa quello che fa senza un vero e proprio motivo, avvolta da un’aura di mistero, Rob Zombie decide di intraprendere un’altra strada, raccontando una storia differente, una vera e propria origin story che spiega per filo e per segno il passato e la genesi di uno dei mostri cinematografici più terrificanti della storia.
Michael Myers è un bambino di dieci anni che vive una vita che definire disagiata è poco. Ha una famiglia disfunzionale composta da un patrigno alcolizzato, volgare e violento, una sorella maggiore menefreghista e libertina e una madre che gli vuole bene ma costretta a lavorare come ballerina di lap dance in un locale malfamato. A scuola viene preso di mira dai bulli ed è poco considerato dagli insegnanti. Una situazione del genere non può non influire sulla psiche di un bambino già profondamente disturbato, che scarica la propria rabbia e frustrazione su animali innocenti. La notte di Halloween, come da tradizione, il disagio di Michael, che ha costantemente l’espressione di un bambino che sembra rifiutato dal mondo, esplode in una carneficina che coinvolge tutta la sua famiglia, ad eccezione della sorellina minore (che rappresenta, con la sua purezza e innocenza, l’opposto di Michael) e la madre che si trova al lavoro. Nonostante il Dr. Loomis, noto psichiatra, lo prenda subito in cura dopo il suo arresto, l’odio e la violenza sono talmente radicati in Michael che il mostro dentro di sé non può essere placato ma crescerà insieme a lui fino a liberarsi dalle catene che lo rendono prigioniero all’interno dell’ospedale psichiatrico in cui è rinchiuso e seminare tutto il rancore accumulato negli anni lungo le strade di Haddonfield, in occasione della prossima notte di Halloween.
Come detto poco sopra, Rob Zombie sceglie una storia di origini certamente convenzionale e che sa di già visto, ma assolutamente efficace nel raccontare come, in alcuni casi, sia la società a creare i mostri e cerca soprattutto di mostrare, per quanto possibile, il lato umano di Michael (che si sente vessato dai membri della famiglia e dai bulli, nonché costantemente solo e abbandonato a sé stesso, e che nasconde “la sua bruttezza al mondo” costruendo maschere che faranno da preludio a quella bianca e inespressiva che diventerà il suo marchio di fabbrica) prima che venga completamente divorato dal mostro che cresce dentro di lui.
La seconda parte del film torna sui binari classici dello slasher e ci mostra la furia di Michael, che negli anni è diventato un energumeno enorme che fa paura anche girato di spalle e il solito, cruento e sanguinoso body count prima del confronto finale con la sorella Laurie.
Ricordo ancora, dopo aver visto per la prima volta la pellicola di Rob Zombie, quanto mi avesse disturbato la prima parte del film, con Michael Myers bambino e il suo incredibile sadismo verso gli animali e quello sguardo vitreo e perso nel vuoto, che, come avrebbe sottolineato il Dr. Loomis anni dopo, era privo di un qualsivoglia barlume di coscienza.
Nonostante Halloween The Beginning sia di molto inferiore al film originale di Carpenter, avrebbe meritato maggior fortuna, soprattutto per il coraggio nel voler raccontare una nuova storia rispetto all’originale, ma anche per lo stile visivo sporco, grezzo e malato e un livello di violenza molto più esplicito rispetto ai vecchi film e una modernizzazione generale del film contestualizzata agli anni Novanta e alla generazione adolescenziale di quel periodo. In parole povere, Rob Zombie ha fatto, proprio come gli ha detto Carpenter all’epoca, il suo film, fregandosene del fatto che fosse poco commerciale o che seguisse, almeno parzialmente, un binario differente.
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E infatti la nuova era targata Rob Zombie si interruppe solo due anni dopo, con un Halloween II non molto apprezzato in patria e pochissimo nel resto del mondo, racimolando fuori dai confini a stelle e strisce poco meno di cinque milioni di dollari.
Così come Michael Myers, anche il franchise di Halloween sembra destinato a non morire mai. È in cantiere, infatti, una serie TV che espanderà la mitologia della saga.
Personalmente, attendo sempre un crossover in cui Michael Myers se le dia di santa ragione con Jason pVoorhees di Venerdì 13, Freddy Krueger di Nightmare, Leatherface di Non aprite quella Porta e tutte le altre icone horror degli anni ottanta e novanta. A dirla tutta, sono stupito del fatto che non lo abbiano ancora inserito in Mortal Kombat. Dopo Ghostface di Scream, manca all’appello solo lui.
Questo articolo fa parte della Cover Story “I migliori spaventi della nostra vita”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.