Hotel Artemis non è il solito caso di malasanità
Tra le tante cose fighe che popolano l’universo narrativo di John Wick, c’è sicuramente la catena di alberghi Continental Hotel, con ampio margine di vantaggio per quello newyorkese, gestito da Winston/Ian McShane. Si tratta, per chi non mi fosse sul pezzo – male! -, di costosissime zone franche ad uso e consumo dei professionisti dell’assassinio, regolate da un severo sistema di leggi studiato per garantire, almeno sulla carta, la sicurezza degli ospiti.
La trovata in sé non è particolarmente originale e, bene o male, analoghi del Continental Hotel saltano fuori ogni volta che un racconto orchestra società nascoste più o meno simbiotiche a quella regolare: vampiri, maghi e cose così. In John Wick, tuttavia, questo escamotage viene gestito in maniera particolarmente brillante, e non è un caso che Lionsgate Television abbia già messo in cantiere una serie spin-off dedicata.
Ora, non posso saperlo con assoluta certezza, ma ho la sensazione che il film di Chad Stahelski e David Leitch sia stato d’ispirazione anche per questo Hotel Artemis, scritto e diretto da Drew Pearce e con un cast abbastanza notevole, a base di Jodie Foster, Sofia Boutella, Jeff Goldblum, Brian Tyree Henry, Zachary Quinto, Charlie Day e Dave Bautista.
Non posso saperlo con certezza, dicevo, ma sono pronto a giocarmici un balla. Per quanto, a dispetto del nome, l’Artemis non sia un hotel ma un ospedale, a poterne beneficiare sono esclusivamente malviventi, previo accertamento del curriculum e, soprattutto, dietro pagamento di un ticket particolarmente oneroso. Inoltre, qui come di là, il grosso della tensione si gioca sulla presenza, e sull’inevitabile violazione, di un sistema di regole formalmente implacabile.
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Da questo materiale di partenza, Pearce - già sceneggiatore di Iron Man 3, Mission: Impossible - Rogue Nation e del prossimo Fast & Furious - Hobbs & Shaw, ma qui al suo esordio come regista di un lungometraggio - costruisce un meccanismo corale adoperando una decina di personaggi, lo monta tra gli spazi chiusi dell’hotel/ospedale e, tanto per essere sicuri, lo seppellisce sotto una rivolta nella Los Angeles distopica del 2038 (che mi ha ricordato un sacco quella, all’epoca pure lei distopica, di Strange Days).
Il risultato, al netto di diversi “ma” e di un sacco di botte, ha qualcosa in comune con certi romanzi di Agatha Christie. Chiusi in un decadente limbo art déco e ciascuno con le proprie molle e criticità, i personaggi svelano piano piano il proprio passato ed eventuali relazioni reciproche, finendo per mettere in crisi l’unica difesa che hanno: le regole dell’hotel.
Di buono, il film di Pearce ha una messa in scena solida, che tira fuori il meglio dall’ambientazione, e naturalmente il cast, a cominciare da una Jodie Foster molto a suo agio nel camice dell’attempata e agorafobica infermiera che gestisce la baracca. Bravi pure Dave Bautista, nei panni del Dave Bautista del 2038, e Sofia Boutella, evidentemente ancora in botta per quel film di Leitch là, mentre Jeff Goldblum si fa vivo lo stretto necessario per quadrare il cachet, ma fa sempre piacere.
A funzionare meno, invece, è la caratterizzazione dei personaggi, che ho trovato davvero tirati via, con i loro background visti e stravisti, oltre alla banalità di alcune soluzioni narrative.
Nella sua tensione alla coralità, ho avuto la sensazione che Pearce abbia disseminato per l’hotel più bombe del dovuto, rispetto alle quali la densità del finale entra un po’ in difetto.
Questo squilibrio finisce per sciupare tutta quella cura e quell’attenzione ai dettagli che il film porta avanti per i primi tre quarti della sua durata, dove invece si preoccupa di far sparare tutte le pistole che mette in scena e di dare una conseguenza a qualsiasi dialogo, azione e situazione manco fossero le regole dell’hotel. Eppoi ci sarebbe la questione della cazzimma: ne avesse avuta anche solo un pochino di più, Hotel Artemis sarebbe stato un centro secco, mentre così non riesce a scrollarsi completamente di dosso quell’aria da John Wick wannabe.
Ho visto Hotel Artemis in anteprima, e in lingua originale, grazie a una proiezione stampa alla quale siamo stati invitati. Uscito negli Stati Uniti e in giro per il mondo nel 2018, il film arriva oggi nelle sale italiane.