Il fondo del barile #1 – I signori del bluff
Ma quali Tripla A, Blockbuster Annunciati & Gigaprogetti Assortiti. I videogiochi più interessanti, divertenti e curiosi sono spesso quelli che, per un motivo o per l'altro, non si fila (o non si è filato) nessuno. Quelli rimasti sul fondo del barile, insomma. E che sarebbero pure destinati a rimanerci, se non fosse per l'ormai proverbiale curiosità della banda di Outcast. Serata storta. E lo si era già capito alla seconda partita. Avrei dovuto declinare l’invito e starmene a casa. E invece, dannata sia la febbre del gioco, eccomi qui seduto al tavolo assieme a un lupo insopportabilmente scaltro, a un orso irascibile e a una pecora snob e saccente. Avversari temibili, questi loschi figuri, e ognuno ha il suo modo di approcciare il gioco che ci siamo inventati per ammazzare le nostri notti altrimenti solitarie e malinconiche. L’abbiamo chiamato I signori del bluff, questo gioco. E adesso vi spiego il perché.
L’idea di base è semplice. Su un tabellone, diviso in cinque o sei righe (a seconda del numero di giocatori), sono appoggiate delle tessere colorate. L’obiettivo è quello di disporre dieci di queste tessere sulla stessa riga. Per riuscirci bisogna utilizzare al meglio le tre carte che si hanno in mano. Le carte sono contraddistinte da un valore numerico, che può essere positivo (+2 o +3, per esempio) o negativo (-1, -2 e così via). Usando una carta +2 si aggiungono due tessere colorate a una delle righe. Giocandone una con un valore negativo, invece, ecco che le tessere vengono eliminate. Tempo qualche turno e ci si ritrova coinvolti in una sorta di tiro alla fune: Sir Lupus (un lupo scaltro e paziente, ma anche spietato), continua a mettere sul piano di gioco un gran numero di tessere verdi. E il Duca Blanc (un orso con l’aria da massone, tra l’altro gran fumatore), carte permettendo, a toglierle. E io in mezzo, tutto intento a cercare di capire se Sir Lupus è concentrato sulla riga delle tessere verdi per un bluff dei suoi, oppure meno.
Già, perché all’inizio della partita a ogni sfidante vengono in gran segreto assegnati due colori diversi. Come accennato, sistemare dieci tessere sulla stessa riga vuol dire chiudere la partita. E se la riga in questione è di uno dei due colori che ci sono stati assegnati, ecco che si portano a casa un bel po’ di punti, che sono quelli che determinano vincitori e vinti. Il bello, e il problema, è che bisogna cercare a tutti i costi di confondere gli avversari, in modo tale da non far loro capire quali siano i “nostri” colori. Questo perché all’inizio di ogni turno possono “accusarci” di essere associati a una tinta piuttosto che a un’altra. L’accusa, se azzeccata, permette di guadagnare dei punti. Punti che vengono invece persi nel caso l’accusa dovesse rivelarsi infondata. Ecco quindi spiegato il titolo del nostro gioco, I signori del bluff. Vi ricordate quanto vi stavo raccontando a proposito di Sir Lupus, che continuava a giocare le sue carte sulla riga delle tessere verdi? Così d’istinto si potrebbe essere portati a pensare che uno dei suoi due colori sia proprio il verde. Ma potrebbe anche agire così per confonderci e per spingerci ad accusarlo ingiustamente, mossa che gli farebbe guadagnare dei punti (e che ci portebbe a perderne altrettanti). Lo stesso discorso lo si potrebbe fare anche per il Duca Blanc, in un certo senso. Da tre turni è tutto intento a togliere tessere verdi. Ma perché? Forse per evitare che Sir Lupus completi la riga e metta la parola fine alla partita. Oppure perché spera che nessuno lo accusi di avere proprio il verde tra i “suoi” colori. Io, nel frattempo, gioco una carta +3 sull’azzurro, sperando di attirare l’attenzione su questa riga. Il mio piano è di aggiungere una tessere gialla ogni due o tre turni, senza esagerare, in modo tale da non far capire agli altri che è proprio questo uno dei miei colori. L’altro, nemmeno a farlo apposta, è proprio il verde che si stanno litigando Sir Lupus e il Duca Blanc. L’azzurro mi serve solo per confondere le acque.
Più difficile a spiegarsi che a giocarsi, I signori del bluff è uno dei migliori giochi “sconosciuti” tra i tanti sistemati in precario equilibrio sugli scaffali delle botteghe virtuali di Nintendo (l’eShop del 3DS e il DSi Shop del DSi). Messo su schermo con un curioso e a suo modo addirittura “elegante” stile grafico che rimanda al Decò d’inizio secolo (scorso), è un gioco da tavolo elettronico che funziona al meglio se affrontato con un gruppo di amici in Wi-Fi locale. Questo perché l’Intelligenza Artificiale di Sir Lupus, del Duca Blanc e dei loro compari (dal Conte Jiraf al Baron Lepry), dopo qualche partita, mostra degli evidenti limiti e tende a rendere le partite fin troppo prevedibili. Sfidando degli avversari in carne, ossa e pensiero, invece, ecco che le cose cambiano. Eccome. Tra l’altro, volendo e dovendo, si possono organizzare delle sfide tra più giocatori sfruttando il Game Sharing. Quindi, con una colletta da un euro o poco più a giocatore (il gioco costa appunto 5 euro), è possibile farsi qualche “giro di prova”, anche se in una versione lite e redux. Un modo furbo, questo, per capire se i giochi da tavolo elettronici per DSiWare (ce n’è un altro di cui vi parlerò tra qualche giorno, Sujin Taisen) siano “roba vostra”, o meno. Nel caso, preparatevi a passare un bel po’ di serate a base carte, tessere ed epocali bluff.