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Il tempo dei Pass

L’ultimo Monkey Island è arrivato sul Game Pass molto in fretta. Alcuni di quelli che l’hanno comprato, i meno innamorati, hanno percepito la strategia come una rapina a mano armata. E sbagliano, ovviamente, perché dovremmo misurare la bontà dei nostri acquisti in base a quanto giusti ci sembrassero in partenza e non con i se e i ma dell’ultima offerta mancata. Epperò li capisco, mi capita spesso... e fa male.

Credo che non si debba ignorare quel disagio, quel fastidio, perché di utenti disposti a darti soldi non è pieno il mondo. Hanno comprato Return to Monkey Island, hanno creduto in te, non dovresti fare in modo che siano felici? Nel momento in cui decidi di non andare sul Pass al day one, e ci sta, non sarebbe carino garantire un periodo minimo nel quale si rimane lontani da certi servizi? Non per sempre, figuriamoci.

Return to Monkey Island

Altrimenti, questo è il rischio, l’innamorato annuserà il pericolo ed eviterà il disagio. Se certi giochi finiscono sempre nel Pass, e lo fanno in fretta, posso spendere quei soldi in lecca lecca al sapore di pistacchio, ancora di più oggi che da giocare non mi manca mai. Ha senso rinunciare a quella fetta di entrate? Chiedo eh, magari sono davvero troppo irrilevanti, ma sicuro ti perdi per strada qualcuno che ti ama e sostiene a scatola chiusa.

Quattro mesi? Sei? Otto? Un anno? Fate voi. Io vorrei investire in questo mercato senza il timore di aver buttato i miei soldi per un’anteprima di cinque minuti. Oppure risparmierò un sacco, va bene lo stesso.