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It’s a beautiful time!

Oggi mi sento euforico. Cioè, dormo una notte su tre in questo periodo ma non credo dipenda dal mio pucciare gli Oro Saiwa nelle Red Bull. Sono solo felice.

Felice perché ho scoperto Retroarch e, smanettando neanche troppo, ho rigiocato a quel Combat School che mi ricorda troppo l’estate del 1988, e il mare, e quel ghiacciolo al limone col bastone alla liquirizia che imbrattava tutto il resto. Ricordi, ma pure novità, ché ero un uomo di mondo, io, e mica perdevo tempo con questi videogiochi del cazzo.

Perché ho provato Vampire Survivors, senza comprarlo, per prendere in giro un paio di amici mediamente rincoglioniti (videoludicamente parlando) e due minuti dopo l’ho comprato. Pure se a guardarlo non gli dai due lire, pure se è troppo italiano, pure se spara da solo e io devo solo muovermi in giro per la mappa. Ma tipo che dovrebbero spararmelo per endovena per farmi soffrire meno.

Perché Eastward, che ha tratti mi ha pure annoiato, mi ha attorcigliato le retine con la pixel art più bella che mi sia mai passata tra le mani. Sì, mi piace il bello e i videogiochi non devono solo divertirmi. A volte mi basta guardarli, come un dipinto qualsiasi.

Perché domenica mattina ho rimesso su Flight Simulator e, 113 GB di download dopo, ero in giro per il golfo di Napoli con un Cesna e volavo. Volavo senza nemmeno conoscere i tasti per farlo. Ma sapete come si dice: “chi va a Napoli piange due volte: quando arriva e quando poi si lancia in mezzo ai grattacieli di New York”. Perché posso farlo, la domenica mattina, tutto in un’oretta.

Poi mi sono fatto un giretto su Dying Light 2, nelle pozzanghere piene di RTX, ma pensavo a Gran Turismo e Forbidden West mentre scaricavo Sifu. Forse troppo.

E sticazzi delle acquisizioni, dei Pass, degli NFT e dei chip in via d’estinzione.

È un momento meraviglioso per essere videogiocatori.