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Librodrome #46: Maestro Mario

Attenzione. Ogni due settimane, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit.

Thought Catalog è il nome di una collana di piccoli eBook "non fiction". Semplici, brevi, diretti, costano poco e danno molto. Oddio, no, dai, non è scontato che diano molto, dipende un po' dal libro, ma insomma, ci siamo capiti. Qualche settimana fa ho segnalato, all'interno della collana, il primo libro di Leigh Alexander, oggi torno sul luogo del delitto con Maestro Mario: How Nintendo Transformed Videogame Music into an Art, eccellente approfondimento di Andrew Schartmann sulla storia della musica videoludica secondo Nintendo e, soprattutto, sull'importanza che Nintendo ha avuto per la storia della musica videoludica.

Schartmann è uno studioso di musica dal curriculum accademico impeccabile e pieno di lodi, che ha voluto analizzare alla sua maniera il contributo alla storia della musica digitale da parte di Nintendo e altri. Partendo dalle prime sperimentazioni, per esempio dallo splendido utilizzo dell'accompagnamento sonoro applicato da Taito in Space Invaders, Schartmann prende svariati esempi da lui ritenuti fondamentali e li sviscera su più livelli, mantenendo sempre un taglio molto comprensibile ma lasciandosi andare anche in qualche analisi lievemente più dettagliata, descrivendo per esempio la costruzione dei vari motivi, riconoscendo i temi e le tecniche ricorrenti nell'opera di Koji Kondo e così via.

“Pa-dum-pum-pa-dum-pum—PUM!”

Il risultato è un libro semplice, scorrevole e tremendamente affascinante anche per me che di musica non capisco una sega, immagino ancor più ficcante per chi ha conoscenze sufficienti a cogliere in maniera più precisa il senso di determinate osservazioni proposte da Schartmann. Ma il libro, comunque, non scende mai nel tecnico al punto di risultare incomprensibile per chi non disponga di una sufficiente infarinatura e, anzi, tira fuori un sacco di analisi assolutamente intriganti per chiunque e che portano ad osservare ascoltare con occhio orecchio diverso le “musichette” che accompagnano la nostra vita da ormai (fin troppi) decenni.

L'opera musicale degli sviluppatori di videogiochi ha una dignità che molti, spesso, non le riconoscono e che solo negli ultimi anni, grazie alla maggior "leggibilità" di certe colonne sonore sinfoniche e al lavoro di "evangelizzazione" compiuto da iniziative come il Video Games Live di Tommy Tallarico, sta ottenendo. C'è però nel passato musicale del nostro passatempo un patrimonio sonoro che va ben oltre la semplice (si fa per dire) capacità di azzeccare il motivetto accattivante e Schartmann punta proprio a illustrare questo discorso, spiegarlo con solidi argomenti e convincere chiunque dubiti. Beh, sarà che ero un bersaglio facile, ma con me ha fatto centro pieno.

Il libro è disponibile su Amazon a 6,28 dollari, nella sola versione digitale. Non è al momento disponibile una versione italiana e, sbaglierò, non starei lì a trattenere il fiato nell'attesa che arrivi.