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L’importanza del tempo

Sto leggendo Ulisse di Joyce… ma non voglio che si pensi a me solo come una persona fantastica, molto attraente, e di grande cultura. Anche perché non ci capisco una mazza, ma per fortuna questo non lo sapete tutti.

Il punto è che questo mattone è nella mia libreria da anni, irraggiungibile, e pensavo a quanto la scelta del libro da leggere sia condizionata dalla lunghezza dello stesso. Meno da quando sono passato a Kindle, ovviamente, ma li ho sempre scelti anche in base a che tipo di sforzo ero disposto a sopportare in un dato periodo nella mia vita.

Allo stesso modo, HowLongTo Beat (un sito tramite il quale si può sapere quanto dura un videogioco) è diventato molto importante nella mia vita. Non solo per scegliere il prossimo gioco da affrontare, ma anche per decidere cosa acquistare e quale cifra spenderci. Non sono un fan del videogioco tanto al chilo, ma non farò nemmeno finta di essere disposto a spendere cifre pazze per un’esperienza di due ore di cui non sono sicurissimo.

Questo modus operandi, e uso il latino solo per ribadire la distanza culturale di cui sopra tra me e voi, mi porta a scartare a priori alcuni videogiochi, quelli troppo lunghi di solito, perché troppo abituato all’annacquamento del mercato. Epperò alcune delle mie esperienze ludiche preferite sono mazzate da 100 ore, Oblivion e Persona 5 tra i primi a venirmi in mente, e sicuramente c’è e ci sarà qualche Ulisse nel marasma di giocacci disposti a tutto pur di rubare il nostro prezioso tempo libero.

The Elder Scrolls IV: Oblivion.

E aggiungo, sapere di essere vicini al finale di un videogioco, perché se ne conosce la durata, disinnesca anche i colpi di scena, non è certo a impatto zero. Come nei libri, come nei film, come nelle serie tv, certo. Ma allora va bene così?