Outcast

View Original

Love, Death + Robots non è un capolavoro ma fa godere

14 febbraio 2019. Durante un normalissimo giovedì di San Valentino, passato ad insultare questa odiosa festività per svariati motivi che non è il caso di elencare, una semplice ma allo stesso tempo strana notifica dal canale YouTube di Netflix ha illuminato la giornata: LOVE DEATH + ROBOTS | Official Trailer | Netflix.

Il primo commento è stato un “Che sarà mai, questa cosa?”, soprattutto durante San Valentino, ma come spesso accade per tutti i prodotti della grande N rossa, questo è stato seguito da un "Vabbè dai, è un trailer di Netflix, e se è uscito adesso non è un caso. Bisogna dargli un’occhiata”. E meno male che l’occhiata è stata data, perché si è trattato di un trailer che ha fatto drizzare (non solo) le antenne a molte persone.

Nulla di trascendentale, sia chiaro, ma l’annuncio di una serie antologica su Amore, Morte e Robot, condito da una musica quasi assordante e immagini certamente non all’ordine del giorno, ha fatto crescere smisuratamente l’hype per questo prodotto di Netflix in collaborazione con Tim Miller e David Fincher, non gli ultimi due pirla trovati per strada. Almeno, questo è quello che è successo/si è pensato nel giro di conoscenze compreso tra amici e colleghi, dove tutti, dalla pubblicazione di questo trailer, abbiamo aspettato in trepidante attesa il 15 marzo, data d’uscita di questo nuovo ma soprattutto particolare prodotto. Sì, particolare, perché sotto sotto ci siamo tutti un po’ rotti le palle di vedere sempre la stessa minestra presentata semplicemente in piatti diversi e, quando si palesa all’improvviso qualcosa di diverso, l’asticella dell’interesse si alza immediatamente.

All’arrivo del 15 marzo, com’è giusto fare per 18 episodi dalla lunghezza compresa tra 8 e 18 minuti, la serie è stata vista interamente in pochi giorni, pronta per essere discussa in pausa pranzo, al bar o in bagno su WhatsApp. Il parere, all’interno della cerchia sopracitata, è stato praticamente unanime, ossia un complessivo “figata!” - che può essere declinato anche in “ganzo”, “paura”, “togo”, “ESKERE”; la distinzione dipende dall’anno di nascita dell’esclamante.

La motivazione dietro a questo entusiasmo generale è stata principalmente una, ossia la conferma di quanto il trailer aveva fatto presagire. Love, Death + Robots è qualcosa di diverso e molto particolare. Ora come ora, di prodotti come questa nuova serie Netflix non se ne trovano facilmente in giro, soprattutto così tanto sponsorizzati e di facile accesso per tutti. Questo può essere visto come un male, ma non è il caso di mettersi a parlare di quanto sia odiabile il mercato cinematografico attuale e simili, è invece il caso di dire quanto fa godere Love, Death + Robots, che, per chi non l’avesse capito, fa godere tanto.

Il piacere non è costante, perché durante l’intera serie ci sono alti e bassi (una cosa accettabile per una serie antologica di 18 episodi), ma ciò che fa godere è il fatto che i picchi di qualità - in alcuni casi molto alti - sono legati a diversi fattori. Si va dalla grande qualità tecnica de Il vantaggio di Sonnie (a cui va sommata una trama a dir poco interessante che meriterebbe un proprio lungometraggio), al viaggio quasi onirico di La notte dei pesci e alla perfetta mistione di arte-poesia-tecnologia di Zima Blue. Impossibili da non menzionare ci sono anche La testimone, che con il suo stile direttamente ispirato da Spider-Man: Un Nuovo Universo è un vero piacere per gli occhi, Oltre Aquila, una dimostrazione di qualità/potenza tecnica davvero incredibile, ma anche una a prima vista semplice opera d’animazione come Buona caccia, che in soli 17 minuti è capace di raccontare una toccante storia d’amore che si prolunga per diversi anni e due ambientazioni totalmente differenti tra loro.

Questi sono gli episodi probabilmente dal più grande impatto e che nei giorni/mesi successivi si sono meritati diverse nuove visualizzazioni, ma tra i restanti episodi, i passi falsi sono stati pochi, mentre gli episodi degni di nota sono la maggior parte. Dare una mano, pur essendo chiaramente ispirato a Gravity di Alfonso Cuarón , riesce comunque a tenere con il fiato sospeso per tutta la sua durata, mentre i tre episodi dei Blow Studios, con la loro ironia condita da una nota sempre dolente, sono nel complesso opere la cui visione lascia soddisfatti, soprattutto nel caso di Alternative storiche, nel quale vengono mostrati i diversi modi con cui si sarebbe potuto uccidere Hitler viaggiando nel tempo. Certo, gli episodi meno riusciti come La discarica, Dolci tredici anni e Punto cieco ci sono, ma nel complesso della serie, sono anche sopportabili e in piccole parti apprezzabili.

Quindi, tenendo conto della qualità in alcuni casi altalenante e includendo anche gli episodi non citati ma la cui visione è vivamente consigliata, si può parlare di capolavoro per Love, Death + Robots? Considerando gli alti e bassi, chiaramente, no, ma non è neanche il caso di affossare completamente qualcosa di nuovo e particolare (cosa che è stata fatta in giro nell’internet). È ad esempio possibile criticare il fatto che alcuni racconti sui cui si basano determinati episodi sono ormai un po’ “vecchi” e non di certo rivoluzionari, ma allo stesso tempo, questa critica può diventare un punto a favore, proprio perché opere fino ad ora poco conosciute ai più sono state finalmente portare sugli schermi di tutte le case. Sì, un’ altra critica è quella che nel complesso non ci sono episodi che rimarranno nella storia dell’animazione, come non sono presenti messaggi che vi cambieranno l’esistenza, ma ringraziamo Dio - o chi per esso - se un colosso come Netflix ha dato una ventata di aria fresca nel 2019. Fra l’altro, a quanto pare, questi 18 episodi hanno fatto godere altre persone, oltre al già citato cerchio di amici/colleghi, talmente tante che mamma Netflix ha da poco confermato il rinnovo della serie per una seconda stagione.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata all’arrivo di Neon Genesis Evangelion su Netflix e ai robottoni in generale, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.