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Ludophìlia # 50 – Arrosticini??! Frechetimpetto!!!

Ludophìlia (con l’accento così) non è una malattia venerea, ma un’incomprensibile rubrica di approfondimento videoludico che corrobora mente e joypad, curata da uno che l’avrebbe addirittura voluta intitolare “I Love Naomi Kyle”. E invece no, basta col Quebec, amo Jessica Lopez. Gli arrosticini sono il cuore della pecora, la pecora allo stato puro, e chiunque se ne cibi assume fregnarìa abbruzzese. Allo stato puro. Più che un semplice piatto della tradizione, gli arrosticini sono una portata superlativa, in quanto custodi di un'autentica armonia di sapori persistenti, permanenti, non c’è dentifricio che tenga.

Con tutta evidenza e gusto, il loro prestigio è connesso con la scioglievole e articolata succosità: il grasso è ben visibile, naturale, denso, compatto, strettamente vincolato a precisi eppure irregolari tocchetti di ovino morto. C'è chiaramente, in questa creazione totemica, una perfezione artigianale e insieme l'essenza dell’Abbruzzo (forte e gentile), una brunita brillantezza e la trasformazione del naturale in masticabile, di ciò che prima belava in massimo gusto e nutrimento.

A differenza della più comune bistecca, i cui gradi di cottura sono espressi non in unità di calore o colore, l'arrosticino non ammette gradazioni, preferenze o mezze vie. La cottura perfetta, come insegna il maestro F. Canonico, è la sua ragion d'essere: l'arrosticino è pronto, oppure è ancora vivo. Si dice, quindi, che l'arrosticino è "a punto", il che in verità non è mai un limite, ma il raggiungimento dell'assoluta perfezione.

Gameplay al gusto di pecora!

Mangiare almeno 25 arrosticini (femmine) o 50 (maschi) rappresenta dunque una natura e una morale: l'arrosticino, in Abbruzzo, è un elemento base, nazionalizzato ancor più che socializzato, realizza il miglior rapporto possibile tra l'economia sostenibile e l'efficacia, la mitologia e la plasticità della sua consumazione, il sapore e il gameplay.

Non c'è costrizione alimentare che non faccia sognare arrosticini a un abbruzzese. Appena all'estero, specie se in California, se ne manifesta da subito la nostalgia. Chiedetelo a Paolo Giacci, chiedetelo.

Gli arrosticini, cibo degli dèi e dei pecorari, uniscono la tradizione alla semplicità. Sono un valore patriottico, rianimano i cafoni al sabato sera, ringalluzziscono gli hipster del giovedì/venerdì notte, sono un bene inalienabile che solo per tradimento può passare allo straniero. Comunemente associati a vino e pane e olio, gli arrosticini trasmettono al palato tutto il loro inequivocabile prestigio.

Gli arrosticini, per l'Abbruzzo, sono un cibo galvanico, un alimento TOTEM.

Vegani? Frechete.