L'innocua paura (al Cubo!) di Luigi's Mansion | Racconti dall'ospizio
Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.
Luigi’s Mansion è un videogame certamente imperfetto, a cui sono però legato in modo particolare per una serie di motivi non troppo razionali, che in parte esulano addirittura dal gioco in sé. L’hype per la nuova console Nintendo era all’epoca reale, concreto, tangibilissimo: il filmato dallo Space World 2000, con lo scontro tra Link e Ganondorf, aveva del resto messo l’acquolina in bocca a mezzo mondo, e ricordo un E3 particolarmente carico di trailer di uscite prossime venture (alcune delle quali rimaste dolorosamente in un limbo, vedasi Donkey Kong Racing). Insomma, dopo mesi e mesi di attese, di anteprime, di screenshot studiati in maniera maniacale un pixel alla volta, finalmente eccolo lì, il fantomatico cubetto delle meraviglie. Eccolo con quel suo bizzarro colore viola, con l’improponibile maniglia per trasportarlo (!?!), con il controller giocattolosamente in stile Fisher-Price e con l'animazione di boot-up più figa della storia.
Ad aggiungere ulteriore stranezza all'insieme, per l'appunto, il gioco di lancio con cui il compatto GameCube si affacciava sugli scaffali giapponesi, il 14 settembre 2001: Luigi's Mansion, ovvero una strana avventura a tinte horror costruita al 100% attorno al fratello sfigato della mascotte videoludica per antonomasia. Una scelta senza dubbio bizzarra e controversa a più livelli, vuoi per il genere di appartenenza - non il classico platform che aveva sempre accompagnato le console della Grande N, bensì un action/adventure dai ritmi particolari e non certo longevo - vuoi per l'inatteso focus su un personaggio solitamente lasciato in secondo piano, a fare da comprimario che nella migliore delle ipotesi poteva giusto giusto brillare di luce riflessa. E invece tié, largo per una volta alla riscossa del numero 2, al verde Giggino come protagonista indiscusso di un gioco che comunque non mancava di mettere ironicamente in risalto le sue debolezze, il suo carattere fifone, la sua indole non esattamente da eroe (indimenticabili le animazioni terrorizzate e i continui "Maa-aariooo" urlati con voce tremolante nel buio della casa stregata).
Il ricordo di Luigi's Mansion si intreccia comunque, come accennato in apertura, a questioni squisitamente personali: il mio primo incontro con il Professor Strambic è avvenuto infatti in circostanze abbastanza anomale, con uno strano caso della vita che mi ha portato ad avere un accesso per così dire privilegiato al gioco. Il mio migliore amico dell'epoca (lo stesso dell'articolo su Blast Dozer, che poi ho rivisto dopo quindici anni proprio grazie a quel pezzo su Blast Dozer, quindi CARRAMBA CIAO MICHELE E GRAZIE OUTCAST!) si era infatti offerto di tradurre completamente in italiano LikSang.com, un sito che in quegli anni dettava legge in materia di videogiochi d'importazione. In cambio, invece di un pagamento in soldi - si trattava dopotutto di un servizio amatoriale, fornito da un ragazzino con una marcia in più ma senza partita IVA - il mio compare aveva contrattato con il Signor LikSang proprio un GameCube giapponese, un controller aggiuntivo e una manciata di giochi di lancio, prontamente recapitati in quel di Busto Arsizio il giorno del day one, se non addirittura qualcosa prima.
Quel primo contatto non poté insomma che essere festa grande. Le meravigliose animazioni cartoon di Luigi, gli encomiabili effetti di luce sui fantasmi in semitrasparenza, la sfiziosissima meccanica di cattura dei dispettosi ectoplasmi attraverso il Game Boy Horror e il Poltergust 3000, la deliziosa colonna sonora, fischiettata a tratti dallo stesso protagonista: al di là della mia - anzi della nostra - situazione specifica, gli ingredienti per esaltare, per sorprendere e per lasciare a bocca aperta non mancavano affatto. Certo, innegabile che il divertimento durasse davvero troppo poco e che, una volta giunti ai prematuri titoli di coda, permanesse un'oggettiva sensazione di mancata sazietà: bastava infatti una manciata di ore per godersi tutto ciò che Luigi's Mansion aveva da offrire, lasciando di conseguenza ampi margini di vuoto per le settimane/mesi a venire (una condizione che sarebbe purtroppo diventata la norma per il GameCube). Non il massimo in generale, meno che mai per un titolo di lancio.
Eppure, al di là di tutto, Luigi's Mansion era e rimane lo specchio (vagamente spiritato) di una Nintendo capace di osare, di pasticciare con la propria storia, di divertirsi e divertire, prendendosi dei consapevoli rischi: un debutto forse leggermente acerbo e perfettibile, per una saga che si spera possa trovare la consacrazione definitiva con l'imminente Luigi's Mansion 3. Non sono però proprio certi difetti a farci innamorare perdutamente di alcune persone, rendendole più vive, più reali, più umane ai nostri occhi? Per Luigi's Mansion, credo possa valere la stessa regola. E allora, nell'attesa della riscossa e della grandeur annunciata del terzo episodio, lode alla genialità un filo incompiuta degli esordi: fai paura, Luigi!
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Luigi e ai fantasmi, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.