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Mass Effect 2, dieci anni fa si combattevano i Razziatori | Racconti dall'Ospizio

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Io e BioWare siamo due amanti che si lasciano e si ritrovano a ondate. Personalmente, neanche ricordavo quanti titoli dello studio canadese avessi giocato in passato e scorrendo la pagina Wikipedia mi sono accorto di aver messo mano su diversi giochi che erano sepolti nella mia memoria. Uno fra i motivi di questa smemoratezza è sicuramente il fatto che in alcuni casi io abbia abbandonato i giochi ben prima della fine, sia per le troppe ore necessarie a terminarli, sia per una noia sopraggiunta, che mi rendo conto essere una cosa blasfema per diversi fan di BioWare (per esempio, non ho mai finito né il primo Baldur’s Gate,Jade Empire).

Veniamo però alla saga di Mass Effect, che a mio personalissimo parere, è ormai uno fra i capisaldi del genere fantascientifico, nel mondo videoludico e non solo. BioWare, con le avventure del comandante Shepard, non solo ha dimostrato di avere un passo in più rispetto ad altri studi sempre impegnati nel mondo dei GdR, ma ha saputo creare un universo vero e proprio, che non ha (quasi) nulla da invidiare alle grandi saghe cinematografiche.

Anche qui, però, l’inizio non è stato dei più rosei, in quanto, allora su Xbox 360, abbandonai a metà anche il primo Mass Effect, poco oltre la metà, infastidito dal cattivo bilanciamento (per i miei gusti) tra gioco di ruolo e azione vera e propria. Non so perché, ma quando uscì Mass Effect 2, mi ci tuffai sopra come se fosse stato il mio gioco della vita e, sarà stato il momento perfetto, sarà che certi aspetti che non mi avevano garbato del primo erano stati limati in maniera decisa, mi ritrovai attaccato al ponte della Normandy manco fossi Kirk sull’Enterprise.

Mass Effect 2 compie oggi dieci anni e, come sempre accade quando si tratta di qualche anniversario, non mi rendo bene conto della reale entità del tempo passato. 

Il secondo capitolo della saga ha dalla sua una trama molto coinvolgente, un aspetto tecnico che, pur non essendo una tech demo, faceva la sua porca figura, e un impianto action che anche un super appassionato di Gears of War come me poteva apprezzare senza storcere troppo il naso. E la cosa che ho apprezzato di più era che potevo tranquillamente fregarmene delle side story e andare dritto al punto principale della storia, senza dovermi obbligatoriamente sorbire attività a me poco congeniali.

Per esempio, un aspetto che al tempo apprezzai tantissimo fu la semplificazione dell’inventario, passando dal macchinoso metodo del primo (molto vicino ai precedenti titoli di BioWare) a un metodo condiviso di accedere ad armi, potenziamenti e oggetti. In questo modo, era possibile preparare la squadra d’assalto in pochi minuti.

Tra tutto, però, forse l’aspetto più riuscito del gioco è la caratterizzazione dei personaggi, così ben fatta da identificare in maniera precisa e dettagliata sia i vecchi protagonisti che quelli nuovi, delineando benissimo non solo gli umani ma soprattutto le varie razze aliene, quasi a livello trekkiano.

Certo, le cadute di stile non mancano, soprattutto nelle sequenze amorose che, OK, ci possono anche stare, ma sono rese in maniera talmente grottesca da risultare spesso ridicole. Questo aspetto, però, non inficia ovviamente il valore assoluto del gioco, che rimane ancora oggi grandissimo, da provare, e sì, anche se non si è giocato al primo, è possibile goderselo praticamente senza il minimo problema.

Fa male vedere quanto sta tribolando BioWare con Anthem, un progetto forse troppo lontano dai suoi canoni, ma la software house ora controllata da EA rimane sempre uno fra gli studi più importanti nella storia recente del videogioco.

Questo articolo si infila per assonanza nella Cover Story dedicata a Star Wars, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.