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Andare a caccia di mostri grossi e prendersi delle meritate mazzate

Ammetto di non essere un grande appassionato di mostri, quali che siano le loro dimensioni. Quando ho sentito della nostra Cover Story sui mostri grossi, ho pensato che il mio unico contributo avrebbe potuto essere giusto un pezzo nostalgico sul cartone animato Carletto, il principe dei mostri, roba di millemila anni fa che, diciamolo, non sarebbe stata particolarmente interessante a parte per quei pochi che avevano voglia di ritornare con la mente all’infanzia. Il buon Maderna però mi ha suggerito di scrivere il pezzo che state leggendo su Monster Hunter, e allora mi sono reso conto che anch’io ho qualche bel mostrone di cui parlare.

Monster Hunter, per chi non lo sapesse, è una serie di videogiochi pubblicata da Capcom che, ridendo e scherzando, è in giro da più di quindici anni. Il primo episodio fu infatti pubblicato nell’ormai lontano 2004 per PlayStation 2 (e pure per Wii, scopro scorrendo la pagina al riguardo su Wikipedia). Io ne sentii parlare e me ne interessai al tempo, ma, per qualche motivo che ora non ricordo, non abbastanza da spingermi all’acquisto. Il primo Monster Hunter fu anche uno dei pionieri del gioco online su console, visto che permetteva ai pochi eletti che avevano l’aggeggio aggiuntivo necessario per PS2 di affrontare con altri giocatori le varie missioni disponibili. Dal 2004 sono usciti numerosi seguiti su praticamente ogni piattaforma esistente, così tanti che faccio fatica a ricordare a quali ho giocato e quali mi sono perso.

Il mio amore e la mia ossessione con la serie sbocciarono a partire da Monster Hunter Freedom 2 per PlayStation Portable (la PSP!), versione europea di quello che in Giappone si chiamava Monster Hunter Portable 2nd e uscito dalle nostre parti nel settembre del 2007. Qui in Europa eravamo pochi appassionati a giocarci, quindi sfruttare la funzione di multiplayer locale era praticamente impossibile, ma in Giappone ebbe un successo enorme, al punto che aprirono dei locali dedicati in cui i giocatori potevano radunarsi e bere e mangiare mentre giocavano. Per farvi capire quanto era diffuso il fenomeno, c’erano persino le prese ai tavoli per caricare le console!

Quando gioco a Monster Hunter, mi piace immaginare di essere fico quanto Milla e Tony.

Nel 2008 andai a Tokyo per lavoro, probabilmente durante il picco della MH-mania. Mi ricordo che in ufficio ci giocavano praticamente tutti, a qualsiasi ora del giorno c’erano sempre gruppetti di persone che si prendevano qualche minuto di pausa per affrontare una missione insieme a qualche collega. Caso volle che proprio durante il mio soggiorno, Capcom pubblicò Monster Hunter Portable 2nd G, una sorta di espansione dell’episodio base che introduceva diverse novità e contenuti aggiuntivi, e insieme a un’amica e collega giapponese (ciao Makiko!) appassionata anche lei del gioco, prenotammo le nostre copie in un Bic Camera vicino all’ufficio. Fu un’occasione divertente ed emozionante per due motivi: il primo era, ovviamente, mettere le mani sul nuovo attesissimo episodio della serie, anche se in giapponese, e il secondo era partecipare al rituale di acquistare un gioco molto atteso al lancio in Giappone. In realtà quest’ultimo si rivelò essere molto meno pittoresco di quanto mi aspettassi, almeno per me e la mia amica: come previsto, fuori dal negozio c’era una coda molto lunga, ma noi non dovemmo aspettare nemmeno un minuto dato che avevamo saggiamente prenotato (e prepagato) le nostre copie. Altro dettaglio divertente, in coda vidi e salutai diversi altri colleghi, tra cui anche qualche membro del team del progetto a cui stavo lavorando. Ovviamente da quel giorno in poi, passai ogni momento di pausa in ufficio a giocare con la mia amica in multiplayer per farmare lo stramaledetto Silver Rathalos in cima alla torre (ah, che ricordi da nerd).

Il Silver Rathatos in Monster Hunter Online, la versione MMO del gioco mai arrivata occidente.

Al tempo seguivo anche molto attivamente la community occidentale di appassionati del gioco, tra cui c’erano anche delle anime pie che si adoperarono per tradurre il gioco in inglese e pubblicare una patch, totalmente non ufficiale e tendenzialmente illegale, che permetteva a tutti gli ignoranti come me dell’idioma giapponese di godersi appieno il gioco. Tutto questo obbligava ad addentrarsi nel sottobosco delle modifiche software della PSP per permettere l’uso delle ROM installate sulle flash card. Al tempo era una cosa che mi divertiva e appassionava, un po’ come installare le versioni custom di Android sui primi smartphone e tablet, ma ora, con l’età che avanza e il culo che si fa sempre più pesante, non so se avrei voglia di stare dietro a tutte quelle procedure. Un’altra particolarità del giocare sulla PSP era la configurazione dei controlli che poneva davanti a uno scomodo problema: dato che la croce direzionale e lo stub analogico erano entrambi sulla sinistra, si era obbligati ad alternare il movimento del personaggio e della telecamera, oppure adottare la scomodissima presa a uncino, quello che in inglese chiamiamo “the claw” per utilizzare entrambe le funzioni contemporaneamente. Io imparai questa tecnica, ma vi assicuro che le lunghe sessioni di gioco non erano per niente salutari per il benessere della mia mano sinistra!

Il famigerato “uncino” sulla PSP.

Al giorno d’oggi Monster Hunter non è più una serie per relativamente pochi appassionati, ma è popolarissima in tutto il mondo ed è disponibile su praticamente qualsiasi piattaforma immaginabile, PC e dispositivi Apple e Android inclusi. Non solo, è persino uscito un film diretto da Paul W.S. Anderson (quello dei vari Resident Evil)! Io ormai sono un po’ meno fissato di quanto non fossi in passato: se anni fa l’imminente uscita di Monster Hunter Rise su Nintendo Switch mi avrebbe spinto a [ri]comprare la console solo per giocarci, ora scelgo saggiamente di non spendere tutti quei soldi solo per un gioco, soprattutto se consideriamo che uscirà prima o poi su PC. Invecchiare probabilmente vuol dire anche essere un po’ meno impulsivi e irrazionali, ma la mia passione per Monster Hunter rimane, anche grazie alla possibilità di poter finalmente giocare online regolarmente con altri amici appassionati come me (Ugo <3). A ripensarci, Monster Hunter è una parte fondamentale del mio essere videogiocatore perché va a stimolare e soddisfare quella parte ossessiva compulsiva di me che si appassiona, a volte in maniera un pizzico malsana, a questo genere di giochi, come per esempio Diablo e Destiny. Il farmare continuamente un determinato mostro solo per ottenere un oggetto per alcuni è probabilmente una follia, mentre per me è un modo perfettamente legittimo di passare una sessione di gioco. E non vedo l’ora di poterlo fare di nuovo.

Sebbene siano le nostre prede, i mostroni di Monster Hunter sono i veri protagonisti, al punto che alcuni sono diventati iconici e rappresentativi della serie, forse e soprattutto a causa delle gran mazzate che ci hanno dato nel corso di questi anni. Nomi come Rathalos, Tigrex e Diablos, solo per nominarne alcuni, riportano immediatamente alla mente sfide epiche portate avanti a suon di attacchi e bestemmie. Ma se in passato il gioco poteva sembrare ingiusto a causa di difetti fastidiosi come, per esempio, le non proprio precisissime registrazioni dei colpi inferti dai mostri, col passare degli anni la realizzazione tecnica è migliorata sensibilmente e, in particolare con il più recente Monster Hunter World, giocare a un Monster Hunter è davvero un’esperienza divertente e appagante sotto tantissimi punti di vista. E sono felice di vedere che la serie venda abbastanza da giustificare i numerosi seguiti, perché significa che ci saranno molti altri mostri con cui fare a pugni nel mio futuro!

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai MOSTRI GROSSI, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.