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Non il solito marzo

Negli ultimi giorni, si è verificata una di quelle cose che provocano danni feroci e irreparabili al mio cervello: la tendenza naturale alla procrastinazione che mi tormenta, mi genera costante fastidio e vergogna, prende regolarmente possesso delle mie azioni nei momenti meno opportuni, tipicamente proprio quando ho l’impressione di stare riuscendo a schivarla, è stata legittimata. Erano giorni, ormai quasi settimane, che rinviavo le ultime attività pre-GDC. Dovevo spulciare il programma per appuntare tutti i talk e gli eventi interessanti e, conseguentemente, avere chiari gli spazi in cui fissare gli ultimi appuntamenti per vedere/provare giochi e fare interviste, così da poter rispondere ai vari PR cui non avevo ancora dato retta. Dovevo ultimare i preparativi legati al viaggio e all’appartamento, coordinandomi con gli altri due compari previsti, Talarico e un ritornante Bellotta (da oggi ufficialmente appuntato come porta sfiga). E, a ciliegina sulla torta, dovevo scrivere questo editoriale, in cui avrei ancora una volta celebrato la Game Developers Conference come avvio del ciclo fieristico annuale cui diamo sempre attenzione su Outcast. Dovevo. Ma non l’avevo ancora fatto e sapevo che avrei dovuto fare tutto di fretta oggi, lunedì 2 marzo, a meno di due settimane dalla partenza, incredibilmente ancora più tardi del solito. E, intendiamoci, a un livello razionale, temporeggiare aveva senso, con la faccenda Coronavirus che pesava come un macigno su tutta la situazione organizzativa. Ma la verità è che, a livello razionale, ancora ci credevo, ci speravo, ero realmente convinto che procrastinare fosse un grosso errore. E invece, oh, per una volta il mio subconscio ha avuto ragione: nel weekend è stato ufficializzato il rinvio (forse ai mesi estivi) della GDC e quindi, sì, rinviando, mi sono di fatto risparmiato del lavoro inutile. Che culo.

E insomma, quest’anno, niente Game Developers Conference, o comunque niente Game Developers Conference nel periodo e/o nelle modalità a cui siamo abituati. Ridendo e scherzando, è la prima volta dalla nascita di Outcast che non saremo a San Francisco per seguire la fiera. Ve l’abbiamo infatti raccontata ininterrottamente fin dall’edizione 2010, la seconda a cui partecipai, con nel mezzo anche svariate GDC Europe e tutta una serie di altri eventi più o meno accostabili. Insomma, brucia. È una settimana che qua si aspetta sempre con discreta ansia e, certo, la nostra delusione umana e lavorativa conta relativamente poco rispetto ai tanti altri problemi che il Coronavirus sta causando, ma d’altro canto, l’annullamento di questa fiera è comunque un brutto colpo per il settore, e non solo per il dispiacere, di nuovo, umano, emerso in questi giorni sui social network. Ci sono anche le problematiche lavorative e di business non irrilevanti, anch’esse ben illustrate da persone più in grado di farlo rispetto a me. È un ritratto in piccolo, e magari non di importanza primaria, ma comunque significativo, delle conseguenze che la situazione attuale può generare a catena ben al di fuori delle problematiche sanitarie immediate.

Detto questo, nulla è perduto. Innanzitutto, durante la settimana (che sarebbe dovuta essere) della GDC, verranno comunque proposti in streaming alcuni eventi selezionati, e se avrà senso, cercheremo di dare loro spazio, nel nostro piccolo. Tra l’altro, sempre restando nell’ambito delle sofferenze “relative”, mi fa personalmente male sapere che la consegna del Pioneer Award a Roberta Williams, che verrà accolta dai suoi pari dopo tanti anni di sostanziale isolamento dal settore autoimposto, sia caduta in questa specie di limbo. E mi ha un po’ spezzato il cuore leggere il tweet di Laine Nooney sulla questione, all’interno del dolcissimo thread su tutti quelli che sfogavano il dispiacere per ciò che avrebbero dovuto e voluto fare quella settimana.

Al di là di questo, e della speranza che effettivamente la GDC ritorni più avanti nel 2020, ci sono le altre fiere dell’anno. È difficile fare previsioni concrete perché (non sono un virologo) è previsto fra quasi quattro mesi, ma il già traballante E3, chissà, potrebbe essere a rischio, specie considerando che fra i motivi alla base di tanti ritiri dalla GDC non c’è tanto il timore di contagio (anche perché ormai, a livello di grandi numeri, sembra abbastanza scontato che sia dalle parti dell’incontenibile) quanto quello di ammalarsi mentre si è in viaggio negli USA. Prospettiva che in effetti ci stava facendo vacillare già prima dell’annullamento ufficiale. Ci sono, però, le fiere in giro per l’Europa, ed è lecito chiedersi come andrà con quelle. Anche perché l’idea, qui, sarebbe di ripetere quanto fatto l’anno scorso e spararsi perlomeno Reboot e Nordic, magari anche altro, vai a sapere. Ma chissà. Vedremo.

Comunque, intanto Outcast va avanti e, come al solito, continuiamo ad avere più idee di quante siamo realisticamente in grado di portare avanti. Nello specifico, stiamo pensando a un po’ di cose per continuare a far evolvere Outcast Popcorn, abbiamo in gestazione un nuovo podcast videoludico a cui stiamo pensando da tanti, troppi mesi e, insomma, si procede come sempre a tentoni. Questo mese, poi, siccome non abbiamo mai abbastanza da fare, s’è deciso di fare una roba che – guardiamo il bicchiere mezzo pieno – sarà indubbiamente più semplice gestire senza la GDC fra le palle: due Cover Story. La prima comincia oggi e andrà avanti per due settimane, la seconda coprirà la metà conclusiva del mese. Ma ne riparliamo appunto dopo. Qui mi limito a salutare Ali, nuovo ingresso nella nostra Hall of Fame per la sua scelta di supportarci su Patreon. E già che ci siamo, qui potete donare tramite PayPal, se inserite “outcastlive” su Epic Games Store ci arriva qualche soldino, qua ci sono i link ad Amazon Italia, Amazon UK e Tostadora, qui trovate i capi d’abbigliamento di Outcast e qui c’è un grazie.