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Paperback #12: Storie Horror con Neil Gaiman

Paperback è la nostra rubrica quindicinale in cui parliamo di libri non strettamente legati al mondo dei videogiochi. Visto che per quelli legati al mondo dei videogiochi c’è quell’altra.

La notte delle Streghe si avvicina a balzi di tre per quattro e in men che non si dica ci ritroveremo la notte del 31 ottobre sotto al naso senza accorgercene. Halloween, signori: per molti nient’altro che una commercialissima festa importata per la gioia di ristoratori e commercianti, per altri una ghiotta occasione di divertimento e per altri ancora la celebrazione di Samhain, l’ultimo giorno dell’anno della tradizione celtica, quando il confine tra il mondo terreno e quello sovrannaturale quasi scompare per portare tra di noi gli spiriti dell’Aldilà.

Ma Halloween può essere anche l’occasione per recuperare qualche bel racconto dell’orrore, qualcosa di gotico, che parli di strane creature, cimiteri abbandonati, fantasmi, streghe e tutto il corredo.

Guarda caso, l’altro giorno, in un acquisto compulsivo su Amazon (requiem per il mio conto in banca, grazie) mi sono imbattuta in tre volumi a nome di Neil Gaiman. Ammmore. Non poteva essere altrimenti. Si tratta di due romanzi e una raccolta di racconti in salsa horror. Ma quell'horror classico che riesce a metterti paura senza farti balzare sulla sedia, gettandoti addosso, quasi come una coltre, quella strisciante e scomoda sensazione di freddo, umido e di occhi che scrutano dagli angoli bui della stanza.

Il primo dei due romanzi è Coraline, dal quale, tra l’altro, è stato tratto il cartone animato in stop motion  Coraline e la porta magica per la regia di Henry Selick, a sua volta già regista di Nightmare Before Christmas. Mica pizza e fichi. Non è un caso, credo, che il buon Selick abbia lavorato anche allo storyboard di Nel fantastico mondo di Oz (in inglese Return to Oz), un bellissimo film Disney del 1985, poeticissimo, inquietantissimo e bellissimo. Ovviamente sparito dalla circolazione. Trovare una copia in DVD è praticamente impossibile.

Torniamo a noi. Coraline, dicevamo. Se avete visto il film e vi è piaciuto, state tranquilli, con il romanzo andate più che sul sicuro. Se invece il film non l’avete visto, leggetevi il libro e poi godetevi il film, ne resterete ammaliati. Coraline è una bambina che non sta tanto bene con i genitori: la madre è sempre fuori e non cucina mai, il padre è perso dietro ai suoi studi e non può darle retta, vive in una vecchia e grande casa lontano da tutti e non ha amici con cui giocare. Curiosando quindi annoiata per la casa, scopre che c’è una strana porta che dà su un muro di mattoni. Vinta dalla curiosità, Coraline riesce ad andare oltre quella porta, scoprendo che dall'altra parte c’è... un’altra casa, con un’Altra madre e un Altro padre. All'inizio, questo Altro mondo pare un idillio: Altra madre cucina sempre prelibatezze e non lascia mai Coraline da sola e Altro padre ha sempre tempo per giocare con lei.

Tuttavia, Coraline scoprirà ben presto, aiutata da un Gatto Nero parlante, che non tutto quel che sembra bello lo è, che l’Altro mondo è, più che un mondo incantato, un mondo stregato e che per riavere indietro i suoi veri genitori dovrà sconfiggere una strega malvagia, molto subdola e spietata, salvando così se stessa e gli altri dalle grinfie artigliate della perfida megera. Scritto in maniera sapiente, questo romanzo non parla solo ai bambini, insegnando loro, come un moderno Pinocchio, che il Paese dei Balocchi nasconde sempre delle insidie e che le regole sono fatte per fare del bene e non il contrario; è anche un monito ai genitori a non trascurare i figli, che potrebbero cercare altrove quello che potrebbero ottenere più felicemente (e facilmente) dalle piccole attenzioni quotidiane da parte della famiglia, e ad ascoltare quindi le loro piccole e grandi manifestazioni di disagio.

Nel romanzo, giocoforza,  è forte il tema doppio: di quello che è uguale ma diverso a seconda del piano della realtà in cui lo si guarda, e che ha sempre avuto un fascino particolare. E se i più piccoli possono vivere il romanzo come una terrificante avventura, l’adulto ne coglierà tutta la profonda inquietudine.

Il secondo dei due romanzi, invece, è più gotico che horror e si intitola Il figlio del cimitero. Racconta di un bimbo che, per scampare allo spietato assassino che ha massacrato tutta la sua famiglia, viene accolto, nascosto e poi adottato da un intero cimitero. Nobody Owens, così viene ribattezzato il bimbo, cresce quindi entro i confini del cimitero, assieme ai suoi genitori adottivi, i signori Owens, una coppia di fantasmi premurosi, e gli altri suoi “abitanti”, compreso il misterioso Silas, tutore del ragazzo, nonché l’unico abitante a poter uscire dai confini del camposanto e inoltrarsi nel mondo dei viventi.

Assieme a loro, una sinfonia di personaggi bellissimi: la Signora Lupescu, un mastino di Dio (un licantropo, insomma), amica degli Owens, che fa da insegnante a Nobody; Liza, la giovane strega sepolta senza lapide nel contiguo Cimitero dei Perduti; la Signora dal cavallo bianco, la morte, che dà il suo benestare all'adozione di Nobody da parte degli Owens.

Ancor più di Coraline, questo è un libro fortemente per ragazzi, eppure vi posso assicurare, dall'alto dei miei trent'anni suonati, che anche per un adulto è una lettura molto gradevole. A tratti, Nobody, che cresce senza punti di riferimento umani e quindi guarda ai suoi coetanei e ai suoi simili con sguardo un po’ distaccato, ricorda, sotto certi aspetti, Adam, il bambino di Buona apocalisse a tutti, che cresce senza sapere di essere l’Anticristo e che deve affrontare, volente o nolente, il proprio destino e il proprio percorso di crescita. Così come Adam anche Nobody, pur apprezzando la sua diversità, è tuttavia attratto dai suoi simili, i viventi, e dagli altri bambini e dovrà quindi scegliere come collocarsi all’interno del vasto mondo al di fuori del cimitero.

Nel suo cammino, Nobody dovrà anche fare i conti con il proprio destino e con chi, da anni ormai, sta solo attendendo di completare il lavoro lasciato incompiuto tanto tempo prima. Come già accennavo, per temi e per costrutto narrativo, Il figlio del cimitero è chiaramente un romanzo per ragazzi e, a differenza di Coraline, non strizza nemmeno vagamente l’occhio a un ipotetico pubblico adulto. È stato quindi con stupore che mi sono scoperta avvinta senza possibilità di scelta dalla poesia e dalla delicatezza di questa storia gotica, piena di piccole chicche che restano a lungo ancorate alla memoria.

Infine, c’è la raccolta di racconti Il cimitero senza lapidi ed altre storie nere. Nella prefazione al volume, Neil Gaiman dichiara a chiare lettere la propria passione per i racconti, sia come lettore che come scrittore. E in effetti, pur essendo spesso sottovalutati dal grande pubblico, i racconti, più o meno brevi, sono uno strumento letterario molto bello, comodo e potente: mi vengono in mente i tanti fantastici racconti di Philip K. Dick, piuttosto che le storie poetiche e commoventi di Luis Sepùlveda, o ancora i brevi, sagaci racconti del nostro Andrea Camilleri.

Ad ogni modo. Anche qui si tratta di un misto tra racconti dell’orrore veri e propri e altri più dall'animo goth, dedicati ancora una volta ai ragazzi ma sorprendentemente salaci e pungenti da intrigare anche il pubblico adulto. In conclusione, si tratta di un bel pacco regalo, da donare a figli, fratellini e cuginetti al posto dei dolcetti di Halloween e da sgraffignare alla prima occasione utile per poterceli leggere, noi adulti, con calma, dignità e classe.

Vi lascio con una citazione dall'introduzione di Neil Gaiman a Il cimitero senza lapidi ed altre storie nere: “I racconti brevi sono minuscole finestre che si affacciano su altri mondi, su altre intelligenze e su altri sogni. Sono viaggi fino all'estremo opposto dell’universo che puoi fare con la certezza di essere di ritorno per l’ora di cena”.