Trenta minuti a Zombieland con la demo di Resident Evil 2
Fa uno strano effetto, rimettere le mani su Resident Evil 2 dopo tutti questi anni, venti, per la precisione. L’effetto perturbante della demo sta proprio lì, nel fatto di essere contemporaneamente tanto familiare quanto nuova e differente. La prima cosa che salta agli occhi è il realismo del motore grafico, che cozza disperatamente contro l’illogicità degli enigmi (le porte chiuse con i simboli delle carte, ma dai!): un tempo, questo era “solo un gioco”, e ci stava, ma oggi, con tutta la storia del settore videoludico che si porta sulle spalle, nonostante l’etichetta di remake, crea un effetto di dissonanza.
A parte questo, però, i trenta minuti che Capcom ci ha regalato in anticipo sono terrorizzanti (in senso buono) ed esaltanti. Leon si muove infatti con estrema fluidità e l’inquadratura in terza persona sembra rendere il controllo più rapido e preciso rispetto a quello di Resident Evil 7 [link]. Probabilmente, il merito è anche degli ambienti, più ampi rispetto alla fatiscente catapecchia dei Baker, che consentono maggiore spazio di manovra. Mentre risulta difficile valutare nel complesso il sistema di combattimento (anche se gli zombi sembrano già più coriacei rispetto al passato - quindi diventa preferibile evitarli, dopo averli rallentati con un colpo alla testa) è molto interessante l’uso del coltello. Una volta arma di ordinanza, ora deve essere trovato. Può essere usato per pugnalare gli avversari, ma se questi non cadono a terra stecchiti, è impossibile riprenderselo. In più, è sottoposto a logoramento. Sarà divertente capire se, nel gioco finale, i coltelli saranno presenti come le munizioni che, in questa demo, non vengono certo lesinate. Così come il terrore e il raccapriccio. Tra budella sparse ovunque, mascelle divelte e creature putrefatte, ciascuna diversa dall’altra, c’è davvero tutto quello che ci si aspetta da uno splatter contemporaneo, al punto che l’indulgenza sui particolari macabri, a volte, è quasi fastidiosa. Ma questo è probabilmente solo il parere di un vecchio.
Voyeurismo di bassa lega a parte, il ritmo di gioco parte rarefatto e poi esplode in una folle corsa contro il tempo (nel senso che Capcom ci regala solo trenta minuti per compiere l’impresa). La tensione di attraversare per la prima volta aree di cui ancora non conosciamo i pericoli è ancora presente, qui amplificata dal fatto che non è tutto esattamente come ce lo ricordavamo. Per quel poco che si può verificare dalla demo, in termini di remake, Resident Evil 2 già mi sembra molto più libero di quello del primo capitolo, uscito nel 2002 su GameCube. Ma in quel caso erano passati “solo” sei anni dall’originale; qui, invece, abbiamo saltato ben due generazioni di console, per trovarci al tramonto della terza, quindi ben vengano le concessioni attuali.
Per questo non mi torna il fatto che, dopo tanto tempo, ancora non si sia trovato un passepartout per le porte della stazione di polizia…