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Scarface e la sua distorta visione del sogno americano lunga quarant’anni

Un grande paese, gli Stati Uniti d’America. Un paese che offre infinite possibilità. Un posto dove, lavorando duramente e con determinazione puoi migliorare la tua vita e la tua condizione economica. Ed è così che, Tony Montana, immigrato partito dalla Cuba castrista grazie all’esodo di Mariel – che vide ben centoventicinquemila cubani sbarcare in Florida nel 1980 – inizia la sua nuova vita, ispirato dal concetto del sogno americano. Lui, sbarcato da una malconcia nave di profughi, costretto a mangiare polpi, indossare scadenti scarpe russe e una discutibile camiciola hawaiana, nato e cresciuto nella povertà più assoluta, vivendo di espedienti e facendosi le ossa commettendo i primi crimini insieme ad altri cubani sbarcati con lui in America, di continuare a fare la fame o di condurre una vita modesta non ne vuol proprio sapere.

Tony Montana non è un rapinatore da quattro soldi, uno che deruba le vecchiette della borsetta all’angolo della strada. È un opportunista, un arrampicatore sociale. Vede un’opportunità e la coglie. Di fare la sporca manovalanza non ne ha nessuna intenzione. Così, quando si tratta di acquistare una partita di droga da una gang di colombiani per conto del suo futuro capo, non esita a sacrificare l’amico fidato Angel Fernandez pur di ottenere la droga e i soldi, che poi porterà personalmente al boss per mettersi in luce con lui.

E anche in quel caso, nonostante il boss Frank Lopez veda in lui enormi potenzialità – perché ha le palle quadrate come lui stesso gli ha detto – prospettandogli un netto miglioramento del proprio stile di vita, Tony non vuole certo fermarsi lì. Per lui quello è solo il principio. Lui vuole, parole sue, prendersi tutto quello che può. “Il mondo chico, il mondo. E tutto quello che c’è dentro”.

Tony capisce subito, al primo incontro con lui, che Frank Lopez è un boss dalla pancia piena. È sazio, non ha più fame, gli interessa solo bere e sniffare cocaina. Lopez trascura anche la bellissima moglie Elvira, che attira subito le attenzioni di Tony. E così, dopo essersi guadagnato la piena fiducia del boss, non esita prima a scavalcarlo e poi, una volta scampato a un attentato organizzato dallo stesso Lopez, a ucciderlo senza tanti complimenti e da lì iniziare la sua rapida ascesa a re della droga di Miami.

Ed è proprio in quel momento, quando il film mostra la scalata al potere di Tony, accompagnata da Push It To The Limit di Paul Engemann, che si vede la vera essenza di Tony Montana: un uomo che vuole tutto, donne, soldi, potere, lusso. Un uomo che non ha paura di niente e di nessuno, pronto a spappolare come scarafaggi chiunque voglia mettergli i bastoni fra le ruote. Un uomo talmente forte e sicuro di sé da avere una tigre in giardino come animale domestico.

Ma è da lì che inizia la caduta di Tony. Una volta raggiunta la vetta, tutto sembra essersi fermato. I suoi uomini, compreso l’amico fraterno nonché socio in affari Manny Ribera, non hanno più fame. Elvira, diventata sua moglie, lo detesta ed è talmente annoiata da una vita piena di agi e sfarzo da passare le sue giornate dormendo, sniffando cocaina e bevendo scotch. La madre di Tony, immigrata in America molto tempo prima, non vuole avere a che fare con lui, e preferisce condurre una vita modesta lavorando in fabbrica piuttosto che accettare soldi da Tony. Con Gina, sua sorella, ha un rapporto morboso, che lo porterà a compiere un atto scellerato. Tony, nonostante guadagni dieci, quindici milioni di dollari al mese e abbia costruito una villa super lussuosa che farebbe impallidire persino quella del suo omonimo Tony Soprano, non ha mai tenuto conto del prezioso consiglio datogli dal suo ex capo Frank Lopez: “Quelli che durano, in questo mestiere, sono quelli che filano in sordina, tranquilli. Quelli che vogliono tutto, donne, champagne, lusso, quelli non durano”. Tony, colto dall’ingordigia, pur di non sottostare ai tassi della banca di fiducia di cui si serve per riciclare il denaro, si affida a un losco soggetto, Seidelbaum, cosa che costituirà l’evento scatenante che porterà alla sua fine. Tony, pur essendo un uomo più duro dell’acciaio, non esiterà a compiere una buona azione – forse l’unica della sua vita – che lo porterà alla morte.

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I quarant'anni portati benissimo di Scarface Outcast Staff

Cosa rimane di Scarface, a quarant’anni dalla sua uscita nelle sale? Cinematograficamente parlando, un film che, personalmente, trovo invecchiato benissimo, con delle scene che, ancora oggi, sono memorabili. La scena del motel, in cui Tony Montana assiste impotente al massacro del suo amico Angel, fatto a pezzi da una motosega, l’incontro con il narcotrafficante Alejandro Sosa, reso celebre dalla frase “Io tutto quello che ho al mondo sono le palle e la mia parola, e le ho sempre rispettate!”, l’esecuzione da parte di Tony del suo ex capo Frank Lopez, in ginocchio davanti a Tony mentre lo implora di risparmiarlo, la già citata sequenza dell’ascesa di Tony e la sparatoria finale nella villa, in cui il criminale cubano resiste stoicamente all’esercito degli uomini di Sosa. Il personaggio di Tony Montana è diventato un’icona della cultura pop, anche grazie alla strepitosa interpretazione di un Al Pacino in costante overacting. Ho perso il conto, ormai, di quanto merchandising di Scarface sia in commercio, fra poster, magliette, statue e via dicendo, tutte materiale su Tony Montana, personaggio che per alcuni è diventato una vera e propria filosofia di vita: mi prendo tutto quello che voglio, quello che posso, non mi ferma nessuno, lei non sa chi sono io. Quello di Scarface è un cast stellare, anche se alcuni attori dell’epoca erano praticamente agli esordi o quasi: Michelle Pfeiffer, Mary Elizabeth Mastrantonio e Steven Bauer non avevano praticamente fatto nulla prima di recitare nella pellicola di De Palma, mentre altri, come i compianti Robert Loggia e Mark Margolis, hanno costruito la loro carriera anche per via della popolarità ottenuta grazie ai loro personaggi.

Pur avendo avuto ben due tie-in ufficiali, Scarface: The World is Yours, pubblicato per PS2, XBox e Wii e Scarface: Money. Power. Respect, uscito solo su PSP, il vero tie-in del film con Al Pacino sarà sempre Grand Theft Auto: Vice City. Il titolo Rockstar, infatti, è stato pesantemente influenzato dalla pellicola del 1983, sia nella riproduzione della città di Miami, sia nello spirito di riproposizione di quegli anni Ottanta fatti di luci al neon e musica. Non mancano veri e propri omaggi al film, come la motosega, disponibile fra le armi che può utilizzare Tommy Vercetti, il club Malibù, creato su modello del Babylon, e la Diaz’s mansion, molto simile alla villa di Tony Montana.

Evidenti similitudini fra Grand Theft Auto Vice City e Scarface.

Ma ciò che, a mio parere, rimane dopo tanti anni di questa pellicola ormai diventata un cult, è il suo messaggio intrinseco. Al di là del fatto che il crimine alla lunga non paghi e che l’ambizione spinga a volare sempre troppo vicino al sole tanto da arrivare a bruciarsi, ciò che il film trasmette è che soldi, potere e rispetto non valgono nulla senza le relazioni umane. Tony, nonostante le enormi ricchezze accumulate, è un uomo solo. Non ha veri amici ma tirapiedi o soci in affari, non ha una famiglia, dato che la madre lo ripudia e la moglie finirà prima per odiarlo e poi per lasciarlo. Non ha figli, e proprio questo fattore finirà per indebolire la sua aura di uomo indistruttibile, finendo per salvare la vita a due bambini innocenti a costo della sua. Tony è rimasto un profugo cubano come prima, nonostante adesso indossi vestiti costosi e guidi auto lussuose. Verso la fine del film, dopo aver litigato prima con Elvira e poi con Manny, dice di fidarsi solo di sé stesso e di non aver bisogno di nessuno. Un uomo che era solo prima di diventare ricco e che è rimasto solo anche dopo, nonostante tutto.

Vedremo se il già annunciato remake del film di De Palma – che già a sua volta è un remake di un film del 1932 con lo stesso titolo – sarà in grado di dire qualcosa di nuovo o se si rivelerà un’altra superflua operazione commerciale.

Scarface è disponibile in streaming su Amazon Prime Video, Netflix e Now TV.