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Pace, estasi, relax e bestemmie con The King's Bird

The King's Bird viaggia placido su un confine paradossale. Da una parte c'è il piacere pacifico, etereo, leggiadro, che si prova quando tutto gira a meraviglia, il level design non si fa punitivo e puoi sfrecciare svolazzando con eleganza e maestria fra le sue costruzioni stilizzate. Dall'altra c'è quella classica struttura dei livelli incentrata su ostacoli mortali, respawn immediato, collezionabili che ti attirano nell'infamia, necessità di sviluppare abilità e riflessi impeccabili, sapida alternanza fra picchi di sfida e momenti defatiganti. E lui viaggia lì, nel mezzo, in quell'equilibrio che, fra l'altro, richiede di comprendere un sistema di controllo e di gioco andando oltre la superficie, per rendersi spesso conto che, in effetti, se ti sei bloccato a lungo in quel punto è soprattutto perché non avevi capito come affrontarlo e/o perché non avevi ancora padroneggiato quella sfumatura delle meccaniche.

È, insomma, pur nella sua innegabile modernità di design, meccaniche e scelte stilistiche, un videogioco nel senso più classico del termine. Uno di quelli che ti prendono, ti strapazzano e, se sei in grado di sopravvivere, ti riempiono di soddisfazione. Se poi sei uno che va oltre l'umano, magari riesci anche a completarli al 100%. Non è il mio caso, lo dico subito.

Lo spunto di partenza ci vede proiettati in un mondo fantastico, che trae ispirazione dall'iconografia classica ellenica per raccontare di un popolo che pare avere accesso limitato a dei poteri particolari. La storia, fra l'altro, viene mano a mano raccontata abbandonandosi a illustrazioni, suggerimenti, allusioni, andando poco nei dettagli, senza sfruttare parole e giocando tutto sulle suggestioni. La sostanza, comunque, ci vede nei panni di una ragazza che si ritrova a poter uscire per la prima volta dal suo villaggio (o, perlomeno, così sembra essere) e si avventura nell'ignoto forte dei suoi poteri, che sono alla base delle meccaniche di gioco e che temo di non essere troppo in grado di descrivere a parole. Ma proviamoci.

Tramite la pressione del grilletto sinistro, è possibile planare in volo e/o acquisire velocità scivolando sulle superfici in discesa. Il grilletto destro permette invece di effettuare accelerate improvvise quando si tocca qualsiasi superficie, poco importa se orizzontale, verticale, sotto ai nostri piedi, sopra alla nostra testa. La planata garantisce un volo controllato per una certa quantità di tempo: è legata alla velocità a cui stiamo andando e si esaurisce dopo un po', a meno di “alimentarla” continuando a sfiorare superfici e scattando col grilletto destro. Inoltre, risponde a una semplice simulazione fisica e, per esempio, è possibile sfrecciare verso il basso per acquisire velocità, virare verso l'alto e sfruttare la potenza acquisita per superare una vetta. Aggiungiamoci la banale possibilità di muoversi e saltare e abbiamo il sistema di controllo nel suo complesso.

Chiaramente, il design dei livelli di The King's Bird è tutto costruito attorno a queste meccaniche e propone il classico crescendo basato su scoperta e assimilazione di tecniche di movimento sempre nuove. La composizione dei livelli, poi, si divide in tre tipologie, fra quello standard, in cui bisogna solo raggiungere l'uscita, quello labirintico, in cui bisogna raccogliere alcuni oggetti per aprire un portale, e quello ad handicap, nel quale la planata non funziona ma lo scatto risulta potenziato. E poi c'è un boss finale. Perché non vuoi incontrare un boss finale, dopo quel livello bastardissimo che avevi chiaramente capito essere quello finale? Che domande.

E non è che ci sia molto altro da dire, su The King's Bird. Visivamente non fa magari gridare al miracolo ma è molto bello, con intuizioni azzeccate, uno stile evocativo, un gran lavoro sui colori e un bell'approccio alla narrazione per immagini. L'accompagnamento sonoro fa alla grande il suo dovere, un po' per il modo adorabile in cui la protagonista “accompagna” il volo con una sorta di canto, un po' per il classico contrasto fra musiche eteree e meccaniche sadiche. E le meccaniche funzionano, sia quando ti permettono di abbandonarti al piacere del volo, davvero inebriante, sia quando ti tengono inchiodato per dieci minuti sullo stesso passaggio. Ecco, se vogliamo, The King’s Bird ha il limite che ti devono piacere, appunto, i giochi che ti tengono inchiodato per dieci minuti sullo stesso passaggio e non è, invece, tutto incentrato solo sul piacere del volo. Amen.

Ho ricevuto un codice Steam dallo sviluppatore e ho completato il gioco nel giro di otto ore e mezza, lasciandomi comunque dietro molti collezionabili e sbloccando sei achievement su tredici. The King’s Bird è disponibile solo tramite download digitale su PC.