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The Sims: Fuori tutti! sembrava meglio della vita reale

Fa un certo effetto pensare che siano passati ben ventitré anni da quando The Sims fece il suo debutto nel mondo dei videogiochi. Tra l’altro, definire The Sims solo un videogioco è qualcosa di estremamente riduttivo. Il simulatore di vita creato dalla mente e dall’immaginazione di Will Wright fu un vero e proprio scossone, mi verrebbe da dire quasi una vera e propria rivoluzione, perché qualcosa come The Sims non si era mai visto.

D’altronde, le idee più semplici sono spesso quelle migliori e, a pensarci bene, The Sims non era nient’altro che un’idea semplice: provare a trasformare la vita reale, con tutti i pro e i contro del caso, in un gioco. Niente nemici da eliminare o principesse da salvare, niente ambientazioni fantasy o fantascientifiche, niente pistole, asce, spade o fucili a pompa, niente enigmi, pozioni curative o missioni secondarie: quello che The Sims chiedeva al giocatore era semplicemente… vivere. O almeno provare a farlo.

Intraprendere una carriera, pagare le bollette, coltivare relazioni, avere frequentazioni amorose… sembrava quasi incredibile poter vivere tutto questo tramite lo schermo di un PC. Per me, che ero stato preso dalla scimmia per il titolo Maxis solo leggendo le recensioni dell’epoca, il più grande ostacolo era proprio il fatto che fosse possibile giocarci solo su personal computer. Io il PC lo avrei anche avuto, ma era di seconda mano, tremendamente lento, e l’unico gioco che girava su quel trabiccolo era il primo Monkey Island. E, forse, il campo minato.

The Sims divenne presto una fra le più grandi hit per PC di tutti i tempi e trovò un grosso seguito di fan, grazie anche alla nascita di siti dedicati e di community sulla rete, che in quegli anni era ancora abbastanza acerba. Will Wright aveva creato una vera e propria gallina dalle uova d’oro, tant’è che vennero pubblicate diverse espansioni, come Hot Date, dedicata alle relazioni sociali, e Superstar, dedicata alle carriere nel mondo dello spettacolo. Nacquero anche guide e addirittura riviste mensili dedicate al gioco, che illustravano trucchi e strategie per avere successo nel gioco.

Ormai le console erano presenti praticamente in ogni salotto e in ogni cameretta, era quindi solo questione di tempo prima che la creatura di Will Wright sbarcasse anche su quei lidi, e fu così che The Sims arrivò anche su PlayStation 2, XBox e GameCube, ma non è sul primo episodio della serie Maxis che mi soffermerò, bensì sull’episodio successivo, vale a dire The Sims: Fuori Tutti!

Pubblicato nel 2003, The Sims: Fuori tutti! non era un vero e proprio seguito del primo capitolo, quanto piuttosto uno spin-off che, oltre ad aggiungere qualche feature in più, trasportava i sim al di fuori delle mura amiche per far loro vivere giornate (o serate) sempre più bizzarre e fuori di testa.

La mia personale esperienza con quel capitolo di The Sims iniziò a cavallo fra la fine del 2007 e l’inizio del 2008. Era un periodo particolare per me, periodo che, a dire il vero, non ricordo nemmeno con molto piacere. Avevo da non molto tempo terminato gli studi universitari, avevo preso il mio pezzo di carta e mi ero ritrovato catapultato nel mondo reale, rendendomi ben presto conto di quanto fosse tutto più difficile e complicato rispetto a prima. E così, fra un lavoretto da una parte e un po' di volontariato dall’altra, cercavo il mio posto nel mondo, anche se la paura di rimanere fermo sempre nella stessa casella, come direbbe uno dei personaggi di Zerocalcare, era viva e palpabile. Fu in quel momento che trovai rifugio e conforto in The Sims: Fuori tutti!

Un giorno inserii nel disc tray della PS2 il DVD del gioco e da quel momento iniziò un lungo e terapeutico viaggio nel mondo creato dalla fantasia di Will Wright. Iniziai creando il mio avatar, scegliendone i tratti caratteriali, le inclinazioni e un aspetto gradevole. E via, verso la più grande sfida che poteva capitare a un uomo: vivere.

Spiegare in parole semplici che tipo di esperienza sia stata per me è abbastanza difficile, così ho deciso di raccontare, sperando di non essere eccessivamente prolisso, la mia esperienza di gioco.

Abitavo in una piccola casetta in periferia, quasi del tutto vuota e da arredare. Volevo comprare mobili e accessori per la casa, ma avevo bisogno di soldi, anzi di simoleons, la valuta locale. Dovevo trovarmi un lavoro, quindi consultai il giornale e intrapresi la carriera di giornalista presso un quotidiano locale. Un autobus veniva a prendermi tutti i giorni, e dopo un certo numero di ore mi riportava a casa. Avevo finalmente la disponibilità economica per abbellire la mia casetta, ma nel frattempo erano arrivate anche le bollette da pagare, e i guadagni se n’erano praticamente già andati. Così venne a vivere da me una simpatica coinquilina, che potevo controllare mentre il mio personaggio era al lavoro. E così, dopo una dura settimana di lavoro, avevo finalmente tempo per svagarmi: guardare un film in televisione, ascoltare la musica e giocare con il PC, ma dovevo anche cucinare, pulire la casa e fare tutte le faccende domestiche. Peccato che il mio personaggio non sapesse cucinare e la lavastoviglie nel frattempo si fosse rotta, così ho dovuto leggere libri su libri per aumentare le mie skill, imparando quindi a cucinare e a riparare gli elettrodomestici. Ma gestire le cose era veramente complicato, così, prima di imparare ad amministrare il tutto in maniera ottimale, mi sono ritrovato le prime settimane con il mio personaggio che si addormentava sul pavimento dalla stanchezza, con la casa piena di immondizia, il lavello che perdeva acqua e un sacco di sim che suonavano il campanello di casa perché volevano socializzare con me. La mia coinquilina cominciava a detestarmi e ad imprecare in un linguaggio incomprensibile, ed ero così stanco che ho saltato anche qualche giorno di lavoro. E forse era anche meglio, perché mi ero persino dimenticato di far fare la doccia al mio personaggio, che nel frattempo credo fosse andato anche in depressione, tanto era basso il suo umore. Anche perché in quei giorni la casa era quasi andata a fuoco e un ladro aveva rubato la televisione e lo stereo.

Nel corso del tempo, le cose andarono meglio: imparo pian piano a trovare il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata, e così gli indicatori personali del mio sim sono quasi tutti verdi, almeno quelli più importanti. Riesco anche ad uscire di casa e a rientrare prima di dover tornare al lavoro, andando alla scoperta del mondo creato da Will Wright: party in casa di altri sim, feste in discoteca, palestra e via dicendo. Ora l’umore del mio sim era spesso alle stelle, e così ho ottenuto una promozione al lavoro, cosa che mi ha permesso di ingrandire e abbellire la mia casetta. Avevo messo gli occhi su una sim carinissima, brunetta e con gli occhi castani. E così, dopo un lungo lavoro di corteggiamento e dolci parole in simlish, è scattato il bacio con lei. Dopo una lunga frequentazione (che ha rischiato di interrompersi perché il mio personaggio flirtava con le altre sim femmine), è scattata la proposta di matrimonio, e poi è arrivata anche una bambina.

Ormai ero un sim realizzato: una carriera avviata e una famiglia felice. E così, dopo un quantitativo enorme di ore, misi fine alla mia esperienza con The Sims: Fuori tutti!. Anche se sono passati tanti anni, ricordo ancora come ho lasciato la mia famiglia di sim prima dell’ultimo salvataggio su memory card: tutti e tre seduti sul divano, mentre ridevano a crepapelle guardando un film comico in televisione.

The Sims: Fuori tutti! fu, per me, una sorta di coperta di Linus, una specie di porto sicuro in cui rifugiarmi quando mi sentivo perso. Mi bastava semplicemente infilarmi una vecchia tuta, accendere la PS2 in salotto e immergermi per ore e ore in quel mondo fittizio per sentirmi meglio. Un’assuefazione probabilmente non molto dissimile da quelle generate da World of Warcraft e simili, ma che mi ha decisamente aiutato ad affrontare quel periodo, capendo anche quand’era il momento per mettere la parola fine a quell’esperienza.

The Sims: Fuori tutti! è sicuramente uno dei titoli fondamentali della mia vita soprattutto per questo motivo, ed è l’unico della serie ad essermi rimasto nel cuore. Qualche anno dopo, nel 2011, giocai a The Sims 3, ma l’esperienza con Fuori tutti! fu talmente particolare e intensa che sul terzo episodio ci ho speso forse nemmeno un terzo delle ore che ho passato sul titolo precedente. Un giorno, nel reparto videogame di un ipermercato, trovai il primo The Sims, The Sims 2 e The Sims 2 Pets per PS2 al prezzo di un euro ciascuno, chiaro segno che fossero dei fondi di magazzino di cui disfarsi velocemente, e così lì raccattai tutti insieme ma non li tolsi nemmeno dal cellophane, presi più per collezionismo che per altro. L’ultima interazione con la creatura di Will Wright fu nel 2019, quando acquistai a prezzo budget The Sims 4, ma ormai la magia era svanita: il gioco era la versione base, e per avere un senso necessitava di un ulteriore esborso di denaro per le espansioni, ma non ne avevo intenzione alcuna, soprattutto per una questione di principio nei confronti di quella che consideravo una grande furbata commerciale. Tant’è che il prossimo The Sims sarà un free-to-play, una formula che certo avvicinerà più facilmente le nuove generazioni alla serie ma sarà un colpo al cuore per chi ha vissuto il fenomeno scatenato dall’uscita sul mercato del titolo originale. Ho provato di recente Animal Crossing New Horizons, erede naturale del gioco Maxis, sperando scattasse la scintilla, e purtroppo mi sono reso conto che produzioni del genere non fanno più per me.

Se in Fuori tutti! ho salutato il mio personaggio come un uomo realizzato, rispettabile marito e padre di famiglia, in The Sims 4 ho concluso la mia esperienza con il mio sim prima invecchiato e poi deceduto, che aveva messo al mondo dodici figli da dodici relazioni diverse. Un sim dissoluto.