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Tully ne ha le palle piene

La cosa più deprimente e fastidiosa di Tully non è ciò che il film di Jason Reitman racconta ma sta al di fuori, è l'idea che questo approccio a questi argomenti venga considerato particolare, coraggioso, "edgy", strano, fuori dalle righe e dal normale. Ovviamente non è solo un'idea e non è sbagliata: è un fatto. Hollywood e il cinema in generale non amano parlare di quanto, nel diventare genitori, a una gioia smisurata, allo stracarico di amore, alla marea di soddisfazioni, si accompagnino sacrifici, smarrimento, panico, fatica, disperazione, sconfitta, peggioramento sostanziale della propria vita e, diciamocelo, voglia di strangolare. Ancora di più: Hollywood e il cinema in generale non amano farlo in questi termini così normali, quotidiani, credibili, che dicano queste cose in una maniera assolutamente vicina alla realtà, senza trasformarle in materia comica o passando per iperboli drammatiche, di genere, tragiche.

Tully trova soprattutto qui la sua forza, che è poi quella dell'incredibile intesa fra Reitman, Diablo Cody e Charlize Theron, già ammirati assieme nello splendido Young Adult, di cui questo film sembra quasi voler essere una continuazione ancora più concreta, completa, riuscita. È un film disarmante per la placida sensibilità con cui racconta una donna stremata, il suo sopravvivere a una pressione e un impegno costanti, strazianti, che arrivano da ogni direzione, il desiderio neanche troppo represso di abbattere il sorriso e tirare fuori il canne mozze quando parla con la preside, la difficoltà fisica, prima ancora che psicologica, nello stare dietro ad ogni cosa. E non è che le risate manchino, ma sono sempre naturali, di quell'afflato comico un po' amaro che è proprio della vita, senza esagerazioni o tempi dettati dalla voglia di lanciare una gag sarcastica, un momento di assurdità.

Poi, sì, c'è la Tully del titolo, una sorta di baby-sitter talmente perfetta da sembrare una Mary Poppins contemporanea, e a lei viene affidato l'impeto narrativo più tradizionalmente eccezionale del film, ma nonostante lei Cody, Reitman e Theron riescono a mantenersi sempre su binari credibili, personali, schivando quasi tutti i cliché e mettendo in piedi un altro film clamoroso, che ha forse qualche problema solo sul finale. Ma ne parlo dopo l'interruzione, perché sono un po' quelle cose su cui è meglio non sapere nulla prima di guardarsi il film.

La parte finale, che pure è molto breve e assolutamente inserita nel contesto narrativo, costruita con calma e attenzione lungo tutto il film, ha fatto storcere il naso a molti, un po' anche a me. Non è che non sia tematicamente ben inserita, in fondo è solo un'estremizzazione di quel che dice il resto del film, ma è appunto un po' estrema, probabilmente superflua, segna uno scarto di tono lievemente indigesto e, personalmente, avrei forse preferito se Tully fosse andato a parare dove sembrava suggerire, invece di svoltare improvvisamente a sinistra. Però no, non rovina tutto, non sminuisce il bellissimo film che viene prima e, secondo me, non è neanche un finale particolarmente brutto, solo forse un po' fuori luogo.