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Un rospo in gola da leoni

Ho intercettato per la prima volta Un mercoledì da leoni in una serata di fine anni Ottanta, inizio anni Novanta. SIcuramente in uno di quei cicli Fininvest forse, I bellissimi. Registrato, perchè registravo sempre e comunque e poi mettevo su i film alla prima occasione, come sottofondo ad altre futili attività, guardandoli distrattamente, a meno che...

Scattò qualcosa per la musica incredibile di Poledorius e mi promisi di guardarlo con attenzione benchè, da subalpino diviso tra Lecco e Como il mio interesse per il mare e il surf fosse - e sia - nullo.

Il film mi è entrato nel cuore più tardi, attorno ai vent'anni, quando qualcuno ha iniziato a rimanere indietro, a sposarsi, e qualcuno è pure morto. Col passare delle fasi della vita (la mia, e nel film le mareggiate), l'epica di Milius mi ha fatto riflettere su temi di volta in volta in volta diversi

Dapprima c'era il surf raccontato con quelle immagini e musica strabilianti.

Poi ho intercattato il racconto dell'amicizia virile, poi ancora la difficoltà di accettare il dramma inesorabile dello scorrere incessante del tempo.

Attualmente son due i pensieri che mi solleticano lo spirito. La prima è la malinconia struggente dello sguardo di Milius, che con quelle immagini incredibili si è torturato mettendo in scena la sua giovinezza.

La seconda è che i temi dell'amicizia virile e dello scorrere del tempo ci sono rappresentati attraverso tre archetipi maschili: Matt, taltentuoso e tormentato dall'ingombranza di detto talento, Jack razionale e in qualche modo castrato e infine Leroy, tempus fugit e cogli l'attimo.

In tutti noi, probabilmente, ci sono percentuali d tutti e tre. Io penso di collocarmi allo 1 % di Matt con un conflitto - fortunatamente? drammaticamente? - irrisolvibile tra il 49,5 % pari di Leroy e Jack

La pefezione estetica di Jan Michael Vincent è impeccabile nel rappresentare il talento assoluto e ingombrante di Matt ed è impercittibilmente scalfita da una prima incrinatura dello sguardo, a posteriori avvisaglia del seme della devastazione fisica e mentale cui si sottoporrà.

E così, se Jack prende la via apparentemente più dura e risponde alla chiamata alle armi, tornando uomo fatto (Conan, la ruota del dolore, uguale al centimetro, eh) Matt passa le giornate a maledire il talento a cui cerca di tenere testa e che lo fa adorare dai ragazzini. E Leroy? Leroy è in giro a far danni, con la tavola.

L'amicizia virile è raccontata non a parole, ma a immagini e musica, come è gusto che sia.

E' un'elegia e non un semplice racconto, come è giusto che sia.

Il film, chè è visivamente e musicalmente meraviglioso, è anche, in una manciata di scene, una coltellata arruginita nel cuore.

La sera prima che parta per il Viet, Jack saluta i suoi amici, uno dopo l'altro. L'amico grosso lo abbraccia e riesce solo a dire "Come back to us Jack". Qui, secondo me, anche al Mostro di Firenze parte la lacrima.

Ovviamente ci sono tutti i topoi di un genio come Milius. La natura come luogo ideale per coltivare lo spirito, il valore sacro e primario della libertà, l'epica della rinascinta nella sofferenza.

La scena finale è un vero e proprio tripudio, con i tre amici insieme come una volta, ancora una volta, per un'ultima volta, finalmente pronti a surfare le onde più grosse della loro vita, e finalmente pronti ad affrontare la vita "dopo" come era stato garantito da Bear.

"Good swell" "It's a boss swell" "Bear called it"....."YEAH!" Milius vale Hemingway, e non è - ancora - chiaro a tutti.

Però, quando Matt, finalmente sereno, regala la sua tavola a un ragazzino che lo idolatra, perchè sa che a lui non servirà più, a me resta sempre un rospo, enorme, in gola.

"Growing up is hard, ain't it kid?"

(Ho visto di recente Le Mans ‘66 e alla fine quando Shelby dice al figlio di Miles "I started thinking that sometimes words ... just ... are not useful. Tools are useful because you can make stuff with'em and you can fix stuff with them" e poi via con un derapone al tramonto......prima mi sono asciugato le lacirme poi mi sono alzato e ho detto "CHI CAZZO HA QUALCOSA DI DIRE ADESSO? EH? CHI? CHI OSA?. Secondo me a John è piaciuto).