Underworld Ascendant
Ci sono giochi che hanno fatto la storia. Magari non raggiungono la notorietà di un Planescape: Torment, ma chi è appassionato di un genere li conosce, ci ha giocato, li ama e soprattutto li rispetta. Ultima Underworld, spin-off della serie principale Ultima, rientra in pieno diritto tra questi titoli “storici”, e rappresenta la massima evoluzione di quel filone di simulatori di dungeon che Eye of the Beholder ha reso famoso (e Dungeon Master, Dungeon Hack e infiniti altri prima, naturalmente).
Quando il boss mi ha proposto di occuparmi della recensione di Underworld Ascendant, seguito quasi effettivo della serie Ultima Underworld, mi ci sono gettato con estremo entusiasmo. Era uno di quei casi in cui si dà quasi per scontato di avere sotto mano un capolavoro, come se uscisse un nuovo Dark Souls o un nuovo Grand Theft Auto, per intenderci.
Queste aspettative hanno moltiplicato la delusione. Ero incredulo.
Il gioco è, di fatto, quasi ingiudicabile. Rompo una mia regola personale e mi permetto di citare un collega di Rock Paper Shotgun:
Praticamente, “Non classificato” in pagella.
Le intenzioni degli sviluppatori sono anche percepibili: dopo aver creato il personaggio e superato il tutorial iniziale, si viene lasciati liberi di affrontare molteplici missioni per conto di alcuni rettili fluttuanti e le sfide, i nemici, l’ambiente stesso che ci si ritrova davanti lasciano comprendere come chi scriveva il documento di design immaginasse totale libertà lasciata al giocatore di affrontare lo Stygian Abyss nel modo che preferiva, affrontando le sfide con armi, astuzia, sfruttando lo scenario o perché no, proprio evitandole. Ricordo con enorme soddisfazione uno dei momenti più belli della mia prova, uno dei pochi momenti belli, in cui mi sono ritrovato davanti una bestia infernale che non riuscivo in alcun modo ad affrontare, fino a quando non mi sono reso conto di poterla portare su una grossa passerella di legno, dove la ho bloccata con alcune casse e ho poi dato fuoco a tutto, uccidendola nelle fiamme.
Nessuno mi aveva detto di agire in quel modo, né il gioco mi aveva suggerito quella soluzione, perlomeno non in quel caso; è semplicemente un’idea che mi è venuta guardandomi attorno e dicendomi “Ehi, ma se lo porto lì, posso bruciarlo vivo”.
Nella stragrande maggioranza degli altri momenti di gioco, ahimè, Underworld Ascendant mostra però soltanto bug, lentezza, e un livello di programmazione e realizzazione tecnica che si potrebbe definire amatoriale, nel caso ci si senta particolarmente generosi. Il motore grafico, Unity, è stato sfruttato a fondo per creare ambientazioni talvolta evocative, ma tutto questo a un prezzo molto pesante in termini di risorse, tanto da mettere in ginocchio anche schede come una GTX1080, in situazioni che non giustificano assolutamente un tale effetto, e a risoluzione 1920X1080, non 4K.
Tra scale che a volte bloccano l’avanzata del personaggio, come se l’altezza dei gradini non fosse stata programmata correttamente, e il rischio sempre presente di rimanere bloccati nello scenario o di superare i confini del livello per cadere nel vuoto cosmico, ho avuto la seria impressione di star giocando a uno dei tanti horror amatoriali che infestano Steam. Il combattimento, che nei video pareva essere vario e promettente, nella versione finale si traduce nella maggior parte dei casi nel tirare un fendente, arretrare per evitare il contrattacco nemico, avanzare, tirare un altro fendente e ripetere fino alla vittoria o alla morte.
Anche l’ambientazione in se, che dovrebbe essere affascinante e misteriosa, vista la sua natura sotterranea ed esotica, è rappresentata in modo indegno. Nella città che fa da hub, la maggior parte degli abitanti sono rettili che fluttuano a mezz’aria a gambe incrociate ignorando completamente il giocatore, tutti rappresentati dallo stesso identico modello 3D. I pochi personaggi che parlano lo fanno animati con pose plastiche degne di Lands of Lore 2. Può sembrare una minuzia, ma ho trovato particolarmente difficili da sopportare gli occhi, che non sono animati separatamente dal resto del modello e creano un effetto “pupazzo” davvero artificiale, in grado di incrinare non poco la sospensione d’incredulità.
Allo stato attuale, non posso consigliare Underworld Ascendant a nessuno. Non agli appassionati, e men che meno ai principianti che vorrebbero avvicinarsi al genere. Se davvero si è incuriositi dai giochi di ruolo ambientati sottoterra o “al chiuso”, mi permetto di consigliare Arx Fatalis o, in alternativa, cambiando totalmente genere, il più recente Prey. Sono due capolavori molto più degni del denaro e del tempo di un giocatore.
Ho scaricato il gioco grazie a un codice Steam fornito dal distributore italiano, per poi gettarmi nella creazione del personaggio. Avrei dovuto intuire che le cose puzzavano già da quel punto, dato che non ho potuto scegliere nulla se non il colore delle braccia sullo schermo, la loro corporatura, e una fra tre possibili voci. Ho affrontato l’avventura per una decina di ore, poi mi sono arreso. Se e quando verrà patchato a dovere, si potrà riparlarne, ma per il momento si tratta di un prodotto dozzinale e indegno della sua eredità. Non mi capacito di come i nomi che sono dietro all’Ultima Underworld originale e a System Shock abbiano potuto creare una schifezza simile, e non ho l’abitudine di usare questi termini con leggerezza.