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VGB - Vecchi Giochi Brutti #10

I giochi del passato sono tutti capolavori, giusto? Sbagliato, e in questa rubrica andiamo proprio a ripescare i bidoni d'annata, le peggiori vaccate, le operazioni commerciali che speravamo di aver rimosso dalla memoria. Invece eccole qua, analizzate una ad una con rinnovato sadismo e una punta di ironia.Episodio 10 – Non ti piace? Te lo tieni!

Compra-finisci-rivendi: ormai quasi tutti sono abituati a seguire questa prassi con i videogiochi per console, grazie alle “offerte” presenti nelle grandi catene come GameStop. Un gioco brutto, o che semplicemente non incontra i nostri gusti, può tornare al mittente in tempi relativamente brevi, riconsegnando il prezioso spazio occupato sui nostri attributi.

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Venti e passa anni fa non era così, perché non esisteva alcun programma di recupero dell'usato né i videogame erano abbastanza diffusi da sostenere lo scambio “di massa”. Se si comprava una ciofeca, ed erano molto più numerose di oggi, toccava tenersela in collezione a vita, oppure distruggerla in preda a una crisi d'ira (ho visto persone lanciare Knight Rider per NES dal balcone, sul serio).

Alternativamente, si poteva tentare la truffa ai danni del negoziante, riportando il gioco indietro “perché non funziona”. Mettetevi comodi, perché arriva un altro episodio di vita analogica vissuta...

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[1990 o giù di lì] – Robocop e la fortuna cieca

Era la fine degli anni '80 e il sottoscritto bambinesco, intrippato come tanti per Robocop, si era fidato delle recensioni pagate dalla Ocean sull'adattamento per Commodore 64, fiondandosi nei negozi ad acquistare il suddetto tie-in. Bastarono pochi minuti, e una serie infinita di Game Over, per trasformare ogni aspettativa in odio viscerale, e il campionamento iniziale (una voce che scandiva il nome “Robocop” come “Rubocop”) una vera presa in giro. Dopo vari tentativi di farmi piacere il suddetto titolo, decisi che non poteva più stare in casa mia, ma non volevo distruggerlo bensì cambiarlo. Tentai allora la strada della sostituzione in negozio, oggi prassi comune ma allora una specie di supplizio. Tanto più che il negoziante “di fiducia” era lui stesso un truffatore esperto, abile a scovare qualsiasi tipo di imbroglio.

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Tornai comunque dal losco figuro con la mia bella copia originale su cassetta, sostenendo ovviamente che non funzionava. Il tizio fece una decina di tentativi su vari computer, compreso un Commodore 128 sempre acceso in vetrina. Indovinate? Non partì davvero! Avviato il caricamento, e senza che avessi fatto nulla al nastro (si sarebbero viste le spiegazzature) Robocop restava in un loop infinito di schermate “loading”. La prova che Dio esiste, e che ogni tanto dà una mano ai giocatori sfigati. O meglio: la prova che non fare manutenzione ai registratori per Commodore 64 li rendeva poco affidabili.

Il lato più divertente sta nel finale: non contento di aver appena acquistato un bidone, scelsi come titolo sostitutivo Double Dragon – una delle peggiori conversioni di sempre su C64. Al masochismo non c'è rimedio!"

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Tutto ciò riassume la difficoltà di evitare le fregature nella cosiddetta “età dell'oro”, del resto l'argomento con cui ho aperto questa rubrica in prima battuta (cioè le conversioni pacco). Senza la rete e quindi una diffusione capillare delle notizie, ed essendo la qualità media relativamente bassa, restare fregati era quasi una costante. E per i fenomeni che sostengono la pirateria, anche in quel caso non era tutto rose e fiori, basti ricordare le uscite in edicola con i giochi spezzetati e i titoli stravolti. Oppure i soldi dati al pirata di turno per una copia che non funzionava mai.

Ripensandoci, sarebbe bello vedere cosa potrebbe succedere se una qualsiasi delle grandi catene smettesse, anche solo per un giorno, di ritirare l'usato. Magari mettendo in vetrina un bel cartello “niente usati, grazie”.

Ci sarebbero rivolte popolari e perfino qualche negoziante al pronto soccorso, alla faccia del videogioco come arte.