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Vuvuzela Stonata #3 – [God of War, Devil May Cry, Metal Gear Solid, Ico & Shadow of the Colossus] HD Collection: il retrogaming col makeup

Vuvuzela Stonata è la rubrica dell’infiltrato Cristiano “Cryu” Bonora, ninjerello del gameplay ma soprattutto serpe in seno che viene a evangelizzarci con le sue sacre verità. E che ha accettato di scrivere su Outcast solo nella speranza di raggranellare qualche clic per il suo podcast. Ultimamente c’è una cosa che mi manda ai pazzi.

“Rimasterizzato in alta definizione”. Campeggia su tutti i box delle HD Collection. A casa mia “rimasterizzato” significa una cosa sola. A partire da una sorgente di altissima qualità, si esegue un transfer più accurato che in passato, complice un nuovo supporto più capiente. Esempio: si prende la pellicola di un vecchio film e se ne fa un Blu-ray molto più fedele di quanto non fossero VHS e DVD. Risultato: il recupero di informazioni perdute. Ora, per i videogiochi non esiste un master, una versione di cui le edizioni per il mercato domestico sarebbero copie inferiori. Era così nell’epoca d’oro dei coin-op. Ma oggi, cosa si potrebbe rimasterizzare? Beh, tanto per cominciare i filmati. Un nuovo rendering in Full HD dei FMV della scorsa generazione darebbe nuovo smalto a tanti dettagli mortificati dalla bassa definizione. E poi? Beh, le texture. La memoria console ha sempre obbligato a compromessi, ma una generazione successiva non avrebbe problemi a memorizzare rivestimenti meno compressi. A patto che esistano ancora gli originali. Già, perché, in assenza di un master, c’è poco da masterizzare, e vi sarete già risposti che se c’è una cosa a non essere praticamente mai rivista nelle edizioni HD sono proprio filmati e texture, impastati i primi e slavate le seconde. Ma come? Edizioni HD che sembrano meno dettagliate di quelle SD? E certo. Se non si recupera dettaglio aggiuntivo, quello vecchio non è sufficiente a impegnare una risoluzione superiore. Risultato: una definizione percepita inferiore. All’originale, ma soprattutto al ricordo che ne abbiamo. Con cui bisogna per forza fare i conti, visto che il nuovo deve soddisfare almeno quanto il vecchio, per funzionare anche solo commercialmente.

In questa prospettiva, forse l’unico caso di remaster in senso stretto è Ikaruga XBLA. Bello come un principe, sembra uscito l’altro ieri. Invece l’originale ha già undici anni. Siccome il coin-op impiegava uno schermo CRT con proporzioni 3:4, salvo ruotare la TV di 90°, su Dreamcast (JAP) e GameCube l’abbiamo giocato downscalato a risoluzione sub-SD con bande nere laterali. L’edizione 360 restituisce il dettaglio originale con visualizzazione progressiva e colori perfetti (su GC la palette era alterata). Classifiche online, download dei ghost, traduzione dei testi rimossi nella versione occidentale GC rifiniscono un impeccabile lavoro di recupero e ammodernamento. Se non l’avete mai visto, correte a scaricare la demo, scoprirete un concetto di videogioco d’arte che esalta il cuore di questo medium, invece di corteggiarlo da lontano come Flower o Journey. Sul perché qualche campione regionale di sfiga lo consideri un pessimo port, vi rimando alla didascalia qui sopra.

Qualcuno a questo punto potrebbe contestarmi un vizio di metodo. Cioè di fossilizzarmi sui termini e di non guardare al fenomeno nel suo insieme. Perché OK, forse la dicitura corretta da apporre sulle confezioni sarebbe “Ottimizzato per l’alta definizione”, ma nel suo uso un po’ ampio e furbino, rimasterizzato può voler dire adattato, upscalato, filtrato, velocizzato. Tutte cose che le riedizioni HD fanno, seppur con esiti alterni. E mi sta bene, accetto l’obiezione e procedo non  più solo nell’ottica della riedizione filologicamente corretta, ma anche genericamente migliorativa: frame rate, anti-aliasing, 16:9. La God of War HD Collection (PS3) è stata la prima, importante raccolta di giochi “rimasterizzati” con queste promesse. God of War 1 e 2 in HD a 60 FPS. Da sbavo. Invece, una delusione. GOW e soprattutto GOW2 utilizzavano un 3D molto pittorico, ogni scena un quadretto. Tutto ottimizzato per una risoluzione PS2. A 720p, colori e geometrie risultano svuotati. Filmati? Lammerda. Inevitabile, forse, perché, di nuovo, non si può recuperare dettaglio dove non ce n’è. Ma esistono accorgimenti per limitare i danni: filtri, ricontrastatura. Poi, certo, meglio che attaccare PS2 all’HDTV, ma di che utilità è un’edizione rimasterizzata di GOW più brutta del GOW che ricordiamo? Ad averlo per PS3 (praticità)? Con i trofei? A prezzo ridotto? Mah. In me inizio a sospettare che “rimasterizzato”  significhi “che non faccia del tutto schifo su pannelli HD”.

A farmi cambiare idea è Devil May Cry 3, incluso nella Devil May Cry HD Collection (PS3/360). Unitamente alla ricontrastatura, l’anti-aliasing dona compattezza e leggibilità a un quadro un tempo funestato dalle zigrinature. Roba che a tratti riabilito una direzione artistica che allora avrei mandato al rogo. I 16:9 spalancano il campo visivo (FOV) aggiungendo visuale perimetrale. I 60 FPS danno più solidità ai filmati in real-time. Ecco, le cutscene di DMC3 potrebbero dare nuova linfa al termine "rimasterizzato" nei videogiochi, dato che restituire fotogrammi mancanti a un filmato è effettivamente recuperare informazioni. Problema: le cutscene più spettacolari sono rimaste precalcolate in SD e adesso fanno a pugni  con le altre. Stesso destino delle schermate 2D, rimaste in 4:3 e bassa definizione. Che OK, non le rifà nessuno (a parte la stessa Capcom per Street Fighter III: Third Strike, ma lì poi è rimasto in SD il giocato), sarebbero costi aggiuntivi e magari qualche purista rompiballe griderebbe al tradimento. Ma parliamoci chiaro, un grafico professionista quanto volete che ci impieghi ad appiccicare un artwork su uno screenshot e aggiungere due scritte? Non si pretende mica il restauro manuale di migliaia di fotogrammi, cosa che comunque qualcuno al cinema ha fatto. Ciò nondimeno, consiglio vivamente DMC3 in HD, superiore all’originale non solo nel confronto diretto, ma proprio più gradevole oggi di allora. E con il bonus per noi europei di includere l’opzione Turbo, al tempo estromessa dalla versione PAL. Buono anche l’adattamento di DMC1 e gradita la galleria bonus, a conferma di una Collection assemblata con un occhio al portafogli ma anche uno ai fan. DMC2 non esiste.

Ma chi si rivela a sorpresa la top model dell’abito HD? Ico. Ico HD spacca. I 1080p scongiurano l’effetto sciacquetta di molte riedizioni, l’adattamento ai 16:9 rende ancora più panoramiche le inquadrature fisse e, grazie a qualche astuzia di filtering, risultano adeguate texture considerate in bassa definizione già al loro tempo. Non solo, l’alta risoluzione corrobora uno dei meccanismi emotivi alla base del successo di Ico. Il legame con Yorda. Ora la sua bianca silhouette rimane perfetta anche da lontano, mentre da vicino il delicato cel-shading scongiura eventuali vuoti di dettaglio. Quindi la sua presenza è ancora più magnetica, e la motivazione ad aiutarla più forte. Ico non è mai stato così bello. Giocarci mi rompe le palle oggi come allora, ma artisticamente non si discute. Discorso diverso per Shadow of the Colossus HD, che, a fronte di un frame rate quasi raddoppiato (30 FPS contro i circa 17 su PS2), paga in pulizia una risoluzione dimezzata rispetto a Ico, unitamente a una fisica non del tutto fedele alla controparte PS2.

Sorvolando sulla maldestra Silent Hill HD Collection, veniamo a Metal Gear Solid. MGS2 è bellissimo. Essendo visivamente giocato sulle linee, più che sui dettagli o le texture, in HD non può che beneficiare di visualizzazione progressiva e anti-aliasing. E le sue leggendarie cutscene sono finalmente valorizzate da schermi TV di proporzioni e dimensioni congrue. A questo punto avrei tanto voluto parlarvi di quanto fosse meraviglioso Metal Gear Solid 3 HD Edition, ma la verità è che, nonostante il buon adattamento a 60 FPS con V-sync, su PS3 Snake Eater ha una resa altalenante. Solido in soggettiva, annacquato dalla visuale aerea. Tutto diverso dal trionfo di piccoli particolari che ricordiamo. E badate, l’ho appena riprovato anche su PS2+CRT, e superato il primissimo, granulare impatto, l’impressione è sì di una qualità di visualizzazione inferiore, ma di un’immagine più piena. Morale? Ho quasi più voglia di rigiocarlo su PS2 che non su PS3, per quanto più fluido e colorato (ottimo in questo senso il ribilanciamento delle tonalità). E poi, scusate, concordo sulla marginalità della feature, però è demenziale che ora sia possibile scattare foto in HD... ma non esportarle su HDD/chiavetta. In definitiva, MGS3 su PS3/Xbox 360 è certamente valido nell’ottica di giocarci su un pannello HD senza vomitare, ma quella sensazione di microartigianeria che davano ogni animaletto e fogliolina è andata perduta.

Balzando di collection in collection, mi sono fatto questa idea. I videogiochi è sempre meglio giocarli nella loro epoca. Ma taluni sono più avanti della tecnologia del loro tempo, e allora una riedizione competente può restituire spolvero e dare valore aggiunto. Ma se il remaster tradizionale, in senso cinematografico e discografico, ha più a che fare col restauro, l’HD remaster dei videogiochi ha più a che fare col trucco. Che in certi casi esalta la naturale bellezza che fu, in altri rimarca piuttosto una sovvenuta vecchiaia. Insomma, è retrogaming col makeup.