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Il cinema dei supereroi DC nel pre-Batfleck: tra Nolan e nulla

Il cinema dei supereroi DC nel pre-Batfleck: tra Nolan e nulla

Ed eccoci alla seconda e ultima parte della disamina sul cinema in calzamaglia targato DC. Ci eravamo lasciati con Catwoman che veniva uccisa da Halle Berry e con Christopher Nolan che faceva capolino col reboot del franchise dell'uomo pipistrello.

Batman Begins, anno 2005, è quello che preferisco della trilogia di Nolan, perché si avvicina di più a ciò che secondo me deve essere un cinefumetto. Nonostante molti aspetti puntino già in quella direzione, è quello meno “realistico” del trio, e sta lì la chiave vincente. C'è la lunga storia delle origini, con Batman (un Christian Bale bravissimo, cupo) che appare in costume dopo qualcosa come quaranta minuti di film, praticamente l'anti-Burton, ma col coraggio di dedicarsi all'approfondimento del personaggio di Bruce Wayne. C'è il suo viaggio in oriente e l'allenamento ninja fino al ritorno a Gotham City. La Gotham di Batman Begins ha ancora degli elementi goticheggianti e una luce generalmente ombrosa, a differenza dei sequel, che punteranno a trasformarla in una non ben specificata città tipica americana a mo' di Chicago. Ras'Al Ghul è un gran nemico, messo in scena da Liam Neeson, mentre è interessante ma mal sfruttato lo Spaventapasseri di Cillian Murphy. Il film piace a molti, non a tutti, non esplode al cinema ma fa il botto in home video. Probabilmente, il tonfo registrato da Batman negli anni precedenti era difficile da mandare giù e la gente era scoraggiata dal tornare al cinema. Inoltre, Christopher Nolan si era guadagnato fiducia ad Hollywood ma non era ancora il nome altisonante che muove masse di fan come oggi. Il film è cresciuto negli anni e il pubblico, intanto, si è abituato al ritmo meno forsennato dei nuovi blockbuster, che si prendono anche più di due ore, ormai, per raccontare qualcosa (mortacci loro). Nessun produttore grida più “Il supereroe deve mettere il costume e menare tizi entro i primi dieci minuti o la gente se ne torna a casa”. Il tempo per un seguito è maturo e, dopo The Prestige, Nolan è il regista acclamato che conosciamo: avendo libertà maggiore, è ben felice di tornare sul personaggio.

Prima di tornare a Gotham City, però, facciamo una breve sosta a Metropolis con Superman Returns. Forse cercando l'alternanza Batman/Superman, Warner Bros tenta il rilancio dell'uomo d'acciaio, che dagli anni Ottanta non si era più fatto vedere. Puntando sempre a un modo di fare i film di supereroi con toni più cupi, si tenta la strada di Bryan Singer alla regia, in memoria dei fasti che ha saputo dare agli X-Men con la sua doppietta di film targati Fox. Le cose non vanno bene come con Batman, anzi, produttivamente si verificano molti problemi e il film non incassa quanto Warner Bros aveva previsto. Superman Returns è però parecchio interessante, si basa sui film originali di Richard Donner, proseguendo idealmente dal secondo (e ignorando gli altri due seguiti). Brandon Routh è Superman, che torna sulla Terra dopo anni di assenza, trascorsi viaggiando nello spazio alla ricerca di sopravvissuti del pianeta Krypton. C'è un Kevin Spacey perfetto come Lex Luthor, c'è la riflessione su quale sia il posto di Superman nell'universo, senza più patria, forse sbagliato anche sulla Terra. Non so spiegarvi davvero perché al pubblico non piacque abbastanza da fare sold out nelle sale. Forse la colpa era del personaggio, che la gente ricordava ancora troppo colorato, ora che si chiedeva cupezza, serietà ma soprattutto... realismo? Warner Bros accusa tra l'altro Singer di non aver fatto quello che volevano col personaggio, segno che forse c'era stata mancata comunicazione a monte, o magari completo disinteresse. A distanza di anni, insomma, mi dispiace non ci siano stati i sequel previsti per questa nuova incarnazione del personaggio. Recuperatevi la Superman Anthology, che propone fra l'altro anche scene tagliate da Singer, che fecero molto discutere, come quella di Superman che arriva su Krypton e non trova nessun sopravvissuto: costò a Warner Bros. ben dieci milioni di dollari e venne cestinata dal regista (in un epoca in cui il montaggio finale non era così difficile da ottenere, anche parlando di grandi blockbuster). Ecco, questo forse non ha aiutato i rapporti con la casa produttrice, diciamolo.

Mentre Warner Bros. pensa a un nuovo reboot in tempi brevi (annullando il seguito previsto per il 2009), il binomio Batman/Nolan prosegue a gonfie vele. Nel 2008 esce Il cavaliere oscuro: il nome del Pipistrello non è presente nel titolo, trend che per un po' accompagnerà i film successivi, così, per tirarsela. Ora, Il cavaliere oscuro è un gran film. Uno splendido thriller. Ma di cinecomic c'è per me davvero poco. C'è poco del fumetto di Batman, addirittura. La sensazione di sfogliare le pagine su schermo manca totalmente. Heath Ledger ha firmato col suo Joker una interpretazione entrata subito nella storia del cinema, anche a causa della sua morte avvenuta poco prima che terminassero le riprese. Questo non ha impedito l'arrivo nelle sale: gli stessi familiari hanno asserito che l'uscita del film sarebbe stato quello che Ledger voleva. Non voglio soffermarmi troppo su queste faccende, cercherò di restare sull'argomento base che è il film. Ebbene, e penso sia un parere personale, ma va detto che la carta mi aiuta parecchio e tifa per me, vi dico che Ledger non ha portato il Joker su schermo. Gran interpretazione, pessimo Joker. Joker non è l'anarchico ritratto nel film, che brucia i soldi. Joker è la personificazione di tutto ciò che non va nell'uomo medio, soprattutto dell'americano medio, viste le origini. Ne è l'esasperazione. Una delle mie apparizioni preferite nei comics vedeva Joker assaltare un ufficio delle poste armato di mitra e vestito da postino. Il motivo? L'America ha realizzato una serie di francobolli commemorativi con i volti di importanti personalità degli Stati Uniti. E la sua faccia non c'è. E questo lo fa incazzare. Capite cos'è - cosa deve essere - il Joker? Certo, ce ne sono mille di versioni, di solito ogni autore dà la sua. Ma anche il più autoriale come Alan Moore ci ha insegnato che per uno come il Joker non si deve mai tifare e non ditemi che ne Il Cavaliere Oscuro ogni tanto non vi viene da dargli ragione. Ma vi evito la lunga disamina sul personaggio del Joker e sul perché non funzioni benissimo quella portata in scena da Ledger. Che intendiamoci, è una delle sue migliori, forse la migliore, ed è perfettamente funzionale al film. Ma per un lettore accanito di Batman, qualche puntino sulle i è meglio metterlo, quando si parla di Mr J.

Il film è un successone, si parla di miglior cinefumetto di sempre (mah), nonostante evidenti pecche, come una durata esagerata per quel che vuole raccontare, personaggi come il Due Facce di Aaron Eckhart e un finale forse un po' didascalico, col pippone prima dei credits. Insomma, è un grandissimo film, non si discute, ma qualche riserva ce l'ho. Le cose non sono andate bene col terzo episodio, universalmente riconosciuto come quello con più scivoloni, il peggiore della serie. Ma ci arriviamo, prima altra sosta, stavolta ci fermiamo a Coast City.

Nel 2011, tocca infatti a Lanterna Verde provare ad esplorare il lato spaziale dell'universo DC. Il film lo ricordo poco, è un polpettone di effetti speciali e brutta fotografia con Ryan Reynolds nei panni di Hal Jordan. Lanterna Verde aveva ottime potenzialità, visto anche il personaggio totalmente sconosciuto al grande pubblico, ma non riesce in nulla e pure qui Warner Bros. decide di non tenere conto del film per il suo progetto di universo condiviso, seguendo l'esempio dei Marvel Studios, che nel frattempo sono esplosi nelle sale, con un The Avengers pronto a uscire di lì a un anno. E dire che dopo Superman Returns si erano detti “OK si riparte con Lanterna Verde”, e invece... e invece nulla, sequel cancellato, si torna a parlare di uomini vestiti da pipistrelli.

Il cavaliere oscuro – Il ritorno arriva nel 2012 e chiude la trilogia Nolaniana, proponendo il tema del Bruce Wayne stanco di essere Batman, ispirandosi anche alla saga Knightfall, con Bane che arriva a Gotham City deciso a spezzare (letteralmente)il Pipistrello.

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Il film per me non ha davvero più nulla del fascino fumettoso che dovrebbe avere, ancora meno del precedente, in una escalation al ribasso per quel che riguarda l'appeal. È un gigantesco action movie con spruzzate di thriller e una buona dose di guerriglia urbana. Warner Bros. cerca di avere più controllo possibile sulla produzione ma Christopher Nolan chiede controllo totale sia sul tempo per girarlo che sulle modalità per farlo. Pensate che si guadagna il diritto di non farlo in 3D grazie agli ottimi incassi di Inception. Lo stesso regista ammetterà che c'era questo tipo di accordo con la Warner, durante un'intervista nella campagna promozionale del film. La totale libertà creativa, mista sicuramente ai casini produttivi avuti col secondo film e la morte di un attore, fanno sì infatti che la pellicola esca quattro anni dopo Il Cavaliere Oscuro, impensabile nell'industria dei sequel attuale. I trailer promettono molto, restano ancora oggi bellissimi, mentre il film sbaglia tantissimo in tutto. Dopo mesi di aspettative, in sala ero quasi incredulo, mentre una serie di idiozie mi si parava di fronte agli occhi. Il piano folle di Bane, che tra l'altro va pure a buon fine quando un intero corpo di polizia viene imprigionato nelle fogne e fuori non resta nemmeno una pattuglia. Un'esplosione atomica nel mare come avessero buttato l'acqua della pasta. Schiene raddrizzate a colpi di calci. Tutta roba che avrei fatto passare tranquillamente se la pellicola avesse avuto un tono diverso. Il personaggio di Bane, poi, viene accantonato dal film e gli si toglie persino la backstory, quel che rimane è un omone che quando parla non si capisce cosa dice. Grasse risate sul personaggio di Alfred e la sua passione per l'alcolismo. Il film, tutto sommato, se la cava con la critica (boh, forse era una roba così grossa che nessuno sapeva cosa dire uscito dalla sala, quindi spallucce e via, buon film!) e non va male al botteghino, ma Nolan non vuole saperne più nulla di Batman (dopo la morte di Ledger era anche restio a girarlo, va detto, ma Warner Bros. gli ha fatto capire che “Se non lo giri tu lo diamo al primo che passa” e un po' gli spiaceva farsi rovinare la trilogia, evidentemente). E nemmeno la Warner vuole più roba di questo calibro. È tempo di tentare la formula Marvel coi film a puntate, pronti via!

E insomma gli alti e bassi coi supereroi non mancano mai, lo abbiamo capito. Il resto è storia passata e ci porta all'uscita recente di Justice League, preceduta da un film e mezzo su Superman che “insomma, va beh”. Con il ritorno di Batman nei panni di Ben Affleck (esatto non ho scritto male, è proprio Batman che fa Ben Affleck) e una Wonder Woman che, porella, per me è l'unica che ha saputo dire qualcosina là in mezzo. Di Suicide Squad non voglio dire nulla, preferisco andare in Toscana a bermi un Fernet.

Questo articolo fa parte della Cover Story "Justice League & Friends", che trovate riepilogata a questo indirizzo.

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