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Decrescita felice

Decrescita felice

TopSpin 2k25 non va bene: non ci sono i tennisti, non si possono invitare gli amici, che brutti i volti, sono troppe poche le modalità. È solo un ottimo gioco di tennis, e non basta più.

Il problema dei tripla A moderni è che sono diventati schiavi dell’ambizione che hanno venduto e impacchettato per anni. Ora che la bolla sembra scoppiata, ora che le difficoltà e i rischi hanno smesso di valere la candela, l’unica soluzione sembrerebbe il ridimensionamento. Ma il pubblico è disposto a pagare come prima per avere di meno?

Top Spin, almeno a chiacchiere, sembrerebbe dimostrare il contrario. Senza il pacchetto deluxe, gran parte del pubblico percepisce quel ridimensionamento come indice di un prodotto minore, non all’altezza, quantomeno meritevole di una spesa inferiore. Se a 80€ posso avere il gioco bellissimo, ricchissimo e pure infinito, tutto il resto è una truffa ai danni del povero consumatore. AIA collusa, rigore nettissimo.

Ma TopSpin 2K25 non può esistere se non in questa forma, non è scontato che ci sia abbastanza pubblico per farne un successo e, infatti, di giochi di tennis ne abbiamo visti pochini negli ultimi venti anni. E nel mercato reale, dove non c’è sempre qualcuno a gridare allo scandalo, un prodotto per nicchie non costa meno, costa di più. È meglio non avere più un Ridge Racer o averne uno che magari non guarda a Gran Turismo in termini di livelli produttivi?

La decrescita felice non è un gioco brutto o un danno per il consumatore, ma capire che i videogiochi non possono tutti essere parte dello stesso gruppo merceologico. Alcuno possono costare meno, alcuni possono essere persino gratis, alcuni possono costare di più per far felici meno persone e alcuni possono vendere 500€ di DLC per fare felice solo me.

Ognuno, e questo lo rispetto, deciderà ovviamente in base alle proprie esigenze, gusti e tasche dove infilare il gettone, ma continuare a pretendere la luna, perché in passato l’abbiamo avuta, non salverà questa industria.

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