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Creed: Rise to Glory non sarà perfetto ma fa dimagrire

Creed: Rise to Glory non sarà perfetto ma fa dimagrire

Mai stato in fissa con i giochi di pugilato, né in generale con le simulazioni di menare dal taglio sportivo e realistico. Però, ricordo bene che durante la prima visione di Creed - Nato per combattere mi era salita una gran voglia di infilare qualche cazzotto. Sì, perché comunque la si giri, il sequel/spin-off della serie Rocky che passa il testimone al giovane e affamato Adonis Creed, in via delle atmosfere, del fomento, ma soprattutto della regia dei match, si presta particolarmente bene a una declinazione in chiave videoludica.

Conseguentemente, quando giopep ha fatto piovere dall’alto il codice per PlayStation VR di questo Creed: Rise to Glory (che non è il tie-in dell’imminente Creed II, anche se i tempi son poi quelli), l’ho raccolto al volo. E alla fine, dai, tutto sommato non mi è andata male.

Sviluppato da Survios, studio californiano specializzato in realtà virtuale (vedi gli interessantissimi Sprint Vector e Electronauts), Creed: Rise to Glory è disponibile dallo scorso 25 settembre anche in versione Oculus VR e per dispositivi arcade. 

Una volta sceso il visore e calibrato lo spazio, il giocatore viene immediatamente catapultato in una palestra di pugilato, dove gli è possibile accendere diverse opzioni. Si parte dalla classica modalità carriera, che procede alternando sessioni di allenamento a combattimenti qualificati, appoggiandosi tuttavia a una narrazione piuttosto moscia e tirando in ballo i film giusto attraverso una manciata di location – tipo la palestra Mighty Micks o il ring di Tijuana – e di personaggi. Personaggi tra i quali, ovviamente, oltre ad Adonis, troviamo lo Stallone Italiano, presente sia nella skin “vecchio allenatore stanco della vita”, che in quella “giovane, forte e dall’aria incazzata”. Quest’ultima è selezionabile in seno alla modalità dei match liberi, riguardo a cui c’è poco da dire: si sceglie tra un roster di pugili - in verità piuttosto sparuto - e ci si mena in libertà. In alternativa, ci si può sempre orientare sul comparto multiplayer PVP, che probabilmente sarà la ragione che mi farà riavviare il gioco.

Quale che sia la direzione da cui partirete a tirar cazzotti, il cuore dell'esperienza batte nel sistema di combattimento. Da questo punto di vista, nonostante Creed lasci trasparire qua e là qualche pretesa simulativa, ho avuto la sensazione di avere a che fare con un titolo dall’anima arcade à la Punch-Out!! (giusto per mettere l’accento su quanto sia limitato il mio retaggio videoludico-pugilistico, eh!).

Il "bullet time" permette di mirare meglio.

Si gioca - e ci si allena - in soggettiva, attraverso una sovrapposizione tra avatar e giocatore basata su(i) PlayStation Move che, in termini di immedesimazione, scoraggia la postura seduta a favore di quella eretta. Per ring e palestre si avanza attraverso un bizzarro sistema a bracciate, “with a little help” di due pulsanti per scattare sull’asse. Riguardo le botte, invece, è tutto nelle mani - anzi, nei guantoni - dei Move, che riflettono in maniera abbastanza precisa le braccia del giocatore mentre tenta di infilare jab, ganci o montanti.

Dopo un tot. di sforzi, i movimenti del nostro omino si faranno goffi e imprecisi, e a quel punto tocca assumere la posizione di difesa per qualche secondo e lasciar montare la stamina. Invece, ogni qualvolta che il nostro avversario accusa una buona combinazione, il gioco fa partire una sorta di “bullet time”, durante il quale possiamo mirare con calma e scagliare tutta la violenza che abbiamo nelle mani verso il malcapitato di turno.

Quando però siamo noialtri a incassare un montante di troppo, finiamo col disunirci dal nostro avatar. Per tornare in bolla, ci tocca scattare e coordinare il più in fretta possibile corpo e anima, sovrapponendo i nostri movimenti a una sorta di ghost. La trovata è parecchio bizzarra, sì, ma originale e appropriata sia a livello linguistico che formale. Non so se mi sia riuscito di spiegarla a modino, forse la GIF che segue rende un po’ meglio l’idea.

Dopo un colpo pesante, tocca letteralmente rientrare nel personaggio.

Il principale problema di Creed: Rise to Glory, invece, è probabilmente la ripetitività.

Le sessioni di allenamento sono strutturate come dei minigiochi a base di punching ball, sacchi e altri attrezzi da palestra, studiate per accrescere la precisione e il colpo d’occhio di noialtri pugili virtuali. E funzionano pure, eh. Tuttavia, la scarsa varietà degli incontri e l’I.A. dei nostri avversari non offrono molte opportunità per esprimere a dovere tutte le abilità acquisite, se non come meri esercizi di stile. Le cose migliorano durante il PVP, ovviamente, ma in generale. il gioco di Survios non è un campione di varietà.

Anche l’espressione grafica di personaggi e ambienti non mi è parsa eccezionale, fermo restando che in ambito VR faccio ancora fatica a prendere le misure. Di sicuro se la cava meglio il sound design, che fa fischiare i colpi come dio comanda. Tra l’altro, leggo su IMDB che Adonis è stato doppiato da Michael B. Jordan, che pure interpreta il personaggio nei film: bene così, e peccato non abbia abboccato anche Stallone.

Purtroppo, Sylvester Stallone non ha partecipato al doppiaggio.

Venendo a considerazioni di ordine meno tecnico e più personale, giocando a Creed: Rise to Glory ho sperimentato un “effetto Wii MotionPlus” che non incrociavo da anni e che mi ha reso un po’ difficile comprendere al cento per cento se c’ero o se ci facevo (sul ring).

Dirò una banalità ma, a mio modo di vedere, tutto quello che funziona bene nel gioco dipende grossomodo dalla VR. Esattamente come le cose che non funzionano.

Da un lato, il sistema di combattimento un po’ sempliciotto, i vincoli spaziali e la scarsa intelligenza degli avversari vengono in parte compensati dal coinvolgimento. Dall’altro, è proprio quel senso di presenza che prende in contropiede il giocatore, negandogli poi la fisicità e il rinculo dei colpi (contestualmente parlando, chiaramente). Il punto, secondo me, è che a seconda dei giochi, più aumenta il realismo più il cervello pretende. E qui non siamo davanti al migliore degli incastri, ecco.

Ad ogni modo, e tenendo conto di tutto l’esperienza, Creed: Rise to Glory non è sgradevole, anzi. In più fa dimagrire: dopo un’oretta passata a saltellare sul ring, ero ridotto a uno straccio da strizzare che nemmeno la Balance Board, guarda.

Ho giocato a Creed: Rise to Glory su PlayStation VR via PlayStation 4 Pro, grazie a un codice gentilmente fornito da Survios, e ne è valsa la pena anche solo per ascoltare di tanto in tanto quella musichetta famosa là. A margine: ma quanto è bello riprendere in mano PlayStation VR dopo l’estate? Perché non ci gioco più spesso? Boh! Il gioco è disponibile tramite download su PC e su PlayStation 4.

Lo straccio da strizzare.

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