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I film sui supereroi Marvel prima dell'universo cinematografico Marvel: dall'Olimpo all'Ade, si sale e si cade

I film sui supereroi Marvel prima dell'universo cinematografico Marvel: dall'Olimpo all'Ade, si sale e si cade

Bello il titolo, eh? Grazie. È che ho già scritto tanti listoni fatti di roba bellissima e bruttissima insieme e non sapevo bene come esprimere ancora il concetto che quella di cui andremo a discutere è una lista di film che vanno dal capolavoro all’orrido. Adoro la Marvel, l’ho sempre preferita alla DC, lo disco e scrivo spesso, soprattutto grazie all’idea di continuity che nonostante infiniti restart porta avanti un universo da oltre cinquant’anni. Pensate quindi quanto possa esaltarmi il Marvel Cinematic Universe e quanto Avengers: Endgame rappresenti un culmine ma (spero) solo l’inizio di un nuovo viaggio. Ma prima? Prima la Marvel aveva venduto i diritti un po’ a chiunque avesse abbastanza soldi per comprarglieli (e a volte nemmeno quelli). Quindi farne un universo condiviso era impossibile, e più o meno a questa cosa ci siamo arrivati solo ora con l’acquisizione di Fox da parte di Disney. Anche se non con tutti gli eroi disponibili, dal 2008 però sono arrivati i Marvel Studios e la Casa delle Idee in persona è entrata a gamba tesa nel mercato cinematografico, e sappiamo tutti come è andata. Prima del MCU, i film sui supereroi Marvel si possono dividere in due grosse fasi. Vediamole.

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La prima parte è quella che va dagli anni ‘40 al nuovo millennio, fatta di esperimenti, fallimenti, adattamenti blandi. Prima che la Marvel si chiamasse Marvel (era ancora la Timely Comics), venne realizzato un serial di 15 episodi distribuiti come capitoli di un film più grande, della durata di 243 minuti. Una versione ridotta venne anche mandata interamente al cinema nel 1953. Non un vero proprio film, quindi, ma mi sembrava giusto citarlo. Il protagonista? Capitan America, interpretato da un Dick Purcell “a un panino dall’obesità” come direbbe Rocket Raccoon. Senza scudo, ma armato di pistola, Cap combatte i criminali quando non è occupato a fare il procuratore distrettuale. Insomma, qualcosa di vagamente ispirato ai supereroi.

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Nel 1978 viene prodotto per la TV un film su Dottor Strange, interpretato da Peter Hooten, col doppio ruolo di stregone e psichiatra. Questo adattamento prende qualcosa dai fumetti, ci sono Morgana le Fay e Clea, per dire, ma tratta perlopiù di esoterismo con un look da film porno-soft anni ‘70, tra illuminazione da nightclub e musiche. Dopo la prima messa in onda su CBS non è mai stato replicato, ma nel mercato dell’home video è presente, praticamente un cult, da cui si può benissimo stare alla larga, però.

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH

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Il primo vero film Marvel andato al cinema, e vien quasi da ridere, è stato Howard the Duck (da noi Howard e il destino del mondo), basato sulle avventure di Howard il Papero, che abbiamo visto l’ultima volta in un cameo nei Guardiani della Galassia e che rivedremo in una serie animata nei prossimi anni, se tutto va come deve andare. Co-prodotta da Lucasfilm, la pellicola è tutto fuorché un film di supereroi, ma del resto anche i fumetti del papero non sono mai stati inclini all’eroismo Marvel. Simao nel 1986, e quella che esce al cinema è una commedia per famiglie, con qualche passaggio inquietante e un sacco di gag slapstick, con un adattamento molto alla mano dell’universo di Howard, nei fumetti decisamente più scorretto. Gli anni ‘80 però non finiscono di mietere vittime e nel 1989 è il turno del Punitore con The Punisher (Il Vendicatore in Italia), film che con Frank Castle c’entra poco o nulla, e di cui è diventata famosa la scena in cui Puni (che occhio, è Dolph Lundgren) se la prende con delle slot-machine, crivellandole di colpi.

Restando fuori dai film, il miglior prodotto Marvel con attori in carne e ossa, a cavallo tra gli anni ‘70 e gli ‘80 (con l’ultimo film conclusivo targato 1990), è senz’altro il serial L’Incredibile Hulk interpretato da Lou Ferrigno (col Banner di Bill Bixby). Ci presenta un Banner vagabondo, sempre in viaggio in cerca di pace e a volte di risposte per tornare a essere un umano in tutti i sensi. Nel telefilm troviamo il primo storico cameo di Stan Lee e la comparsa di gente come Iron Man e Thor, che grida “Odinooooo!”. Un look super povero ma tanto cuore, almeno nelle prime stagioni, prima che i due che ho nominato comparissero. A pensarci bene, i primi Avengers li abbiamo avuti lì.

Gli anni ‘90 hanno aperto le porte a qualche tentativo mal riuscito (non che fino a prima qualcosa di memorabile sia venuto furori). Il primo a riprovarci è Capitan America, con un film uscito in un numero limitato di sale e poi commercializzato in videocassetta (arrivato anche da noi in formato home video e in qualche messa in onda televisiva). Un film dove le orecchie di Capitan America sono finte, perché veniva meglio così che bucargli la maschera per farle uscire. Solo questo dettaglio far capire il perché al cinema la gente scappasse dalla sala. Ricordo però che le foto che vedevo in giro da piccolo di Cap e del Teschio Rosso, mi convinsero che doveva essere un bel film, del resto qualcosa di simile ai fumetti si cominciava a intravederlo.

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Chi al cinema non ci arrivò mai, e nemmeno in home video, fu il film dei Fantastici Quattro, che però in anni recenti è diventato disponibile in rete perché qualche addetto ai lavori in possesso della pellicola pare abbia deciso di condividerlo col mondo. Oh, a me quel look lì kirbyano a non finire, non dispiace affatto.

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A chiudere questa prima era parecchio infelice di film Marvel (alla DC c’erano stati i Superman di Donner e i Batman di Burton, per dire), ci ha pensato… David Hasselhoff. Anzi, ci hanno pensato i neonati Marvel Studios. Sì, proprio loro. Appena rinominati così (prima la società era la Marvel Films) decisero di provare a realizzare un live action su uno dei personaggi “minori” che ancora avevano in mano, Nick Fury. In realtà il film, distributo ironicamente da 20th Century Fox, doveva essere il pilota di una serie TV, ma non se ne fece mai nulla e restò un unicum, con appunto il caro Hasselhoff nei panni di Nicholas Fury. La trama lo vede già come ex direttore dello S.H.I.E.L.D., richiamato per fermare l’Hydra che ha rubato il corpo del defunto Barone Von Strucker (ma sbaglio o sembra tutto un po’ Metal Gear Solid?). Va detto che come storia e idee c’è tanto degli odierni Marvel Studios, dall’altra la messa in scena è terribile, o forse è David Hasselhoff che proprio non ce la fa a sembrare credibile in generale, figuriamoci conciato così.

Arriviamo alle soglie del nuovo millennio e le cose cambiano. Arriva Blade, che da luogo a una trilogia (due tra il buono e l’ottimo, il terzo molto meno ottimo) e ci si accorge che i tempi sono maturi per osare un po’ di più. C’è però questa cosa che Blade è un personaggio che la gente non si metterà mai in testa che è Marvel. Puoi dirglielo cento volte, “Ma sai che Blade è della Marvel? Stesso universo, spesso incontra Spider-Man, ecc”. Nulla, entra di lì, esce di là. E allora viene più facile dire “OK, inizia una nuova era” coi film degli X-Men. Bryan Singer tira fuori due film che santo cielo, se sono due bombe ancora oggi, al netto di qualche faciloneria dell’epoca: non sono gli anni ‘30, chiaro, ma si stava provando a iniziare qualcosa di diverso. La lunga saga di X-Men, tra altri e bassi, è proseguita fino a oggi, con quasi vent’anni di film, e rappresentava l’unico vero “rivale” per l’MCU, ma Dark Phoenix gli darà degna sepoltura.

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A fianco degli X-Men e di Hugh Jackman che fa finta di essere Wolverine così bene che saranno i fumetti ad adeguarsi a lui, c’è ovviamente Spider-Man, quello di Sam Raimi, quello di cui si parla sempre, anche su Outcast. E poi basta. O meglio, questi sono gli unici franchise che nella prima metà degli anni 2000 han fatto dire “Si può fare” a molti. Poi sono arrivate scelte meno azzeccate. Tipo l’Hulk di Ang Lee. Io voglio bene a quell’Hulk, credetemi. Perché provava a essere qualcosa, a essere un cinecomic letterale, ad approfondire il personaggio, l’uomo dietro il mostro e persino il mostro dietro l’uomo. Eric Bana ogni tanto faceva le facce da pesce ma era un Bruce Banner (un Bruce Bana, eheh) molto credibile, ma che noia ragazzi. Quanto parlarsi addosso anche quando non serviva, quando era stucchevole. E Hulk verde in CG è invecchiato subito, ma proprio appena uscito in sala mentre il film veniva proiettato gli effetti speciali ti invecchiavano davanti agli occhi.

Ci sono stati i due Fantastici Quattro e Fantastici Quattro e Silver Surfer, di Tim Story. Che insomma. Però intendiamoci, io il rapporto famigliare degli FQ lo ritrovai alla grande, e Silver Surfer era perfetto. Quel tipo di spirito spero tornerà quando li rivedremo nell’MCU. Perché accadrà. E sì, il Dottor Destino era sbagliato in tutto, mi dispiace Julian MacMahon. Oh poi è arrivato quello di Josh Trank, che inizia pure bene ma Tim Story tutta la vita, viva Mr. Fantastic che allunga le braccia per prendere la carta igienica.

Cosa ci fa lì Capitan America?

Cosa ci fa lì Capitan America?

Altri chiodi alla bara dei vari diritti lasciti in giro da mamma Marvel negli anni li han messi Daredevil e il quasi-sequel Elektra. Ora, alcune sequenze di Daredevil le trovavo gustose. Ben Affleck non era male quando vagava come un cieco per la casa, carpiva il valore dei soldi toccandoli, poi si metteva in una vasca di deprivazione sensoriale. Era una sequenza figa, con quell’illuminazione che poi han rubato le serie TV Marvel Netflix. E anche il Kingpin di colore di Michael Clarke Duncan era contestualizzato e portato a schermo benissimo. E Joe Pantoliano era perfetto come Ben Urich. Dai, qualcosina lo aveva quel film. Poi certo, c’era purtroppo tutto il resto, una CG mai all’altezza, anche perché spesso non necessaria. La colonna sonora che… what?! e Jennifer Garner che non le direi mai in faccia che non è brava a recitare, non potrei mai, ma qui mi sento in diritto di scriverlo. E hanno avuto il coraggio di resuscitarla in Elektra, che sembra una puntata di Xena sotto acidi giapponesi. Colin Farrell poi è un Bullseye proprio sbagliato.

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Poi ci ha riprovato il Punitore. Due volte. La prima con The Punisher e con John Travolta come cattivo, la seconda per il solo mercato home video, con Punisher: War Zone, che era freddo e duro, aveva convinto molti, un po’ meno me ma forse è quello che più portava alta la bandiera del Puni.

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Ma la mattata vera l’ha fatta Nicholas Cage quando ha pensato di poter interpretare Ghost Rider. O meglio, la Columbia ha pensato fosse una cosa buona. Per due volte. La prima nel 2007 con Ghost Rider e la seconda, nel 2011, anche col benestare dei Marvel Studios che volevano lanciare una sorta di linea “adulta”, alla Marvel Knights, e Ghost Rider: Spirito della Vendetta. Ma ci han ripensato subito dirottandola su Netflix e dimenticandosi l’esistenza del film. Nicholas Cage fa le facce pazze tutto il film, tipo cocainomane, gli effetti speciali sono quelli di Premiere, quelli di Windows quando vuole farti vedere qualche prova video. Si ride quando non si deve, si piange quando si dovrebbe ridere, tipo nel secondo quando Ghost Rider piscia fiamme. E il mondo ha tremato quando Cage ha detto che avrebbe voluto continuare, avendo fatto una cospicua offerta per tenersi i diritti sul personaggio. Forse li ha davvero, anche se una comparsata l’ha fatta in Agents of S.H.I.E.L.D. (sopratutto con l’ultima versione ma anche col classico motociclista). Forse gli han promesso una parte degli incassi eventuali “basta che non lo fai tu”.

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E insomma, dopo la parentesi di The Amazing Spider-Man, anche Spidey è tornato a casa, che l’han dovuto mettere persino come sottotitolo al film. E appunto con X-Men che va a morire, se Sony non decide di riprendersi l’universo ragnesco, l’MCU è pieno più che mai, e l’era dei filoni staccati è finita. Siamo in pieno boom degli universi condivisi, c’è chi li schifa, chi cerca di spiegare come me che “Oh, la Marvel però questo è, eh.” e anche chi fa notare che, guardandosi indietro, forse è meglio che sia andata così, voi che dite?

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata agli Avengers, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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