Outcazzari

Racconti dall'ospizio #212: Ma ve lo ricordate, Oni?

Racconti dall'ospizio #212: Ma ve lo ricordate, Oni?

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Mi chiedo quanta gente si ricordi di Oni e, ancora di più, mi chiedo quanta gente se lo ricordi con affetto. Io me lo ricordo e me lo ricordo con affetto, ma soprattutto per la storia che ci ha uniti. Altrimenti, penso che sarebbe tranquillamente finito nel gorgo del “that game”, che è un po’ come i “that guy” al cinema, quegli attori che conosci ma non sai chi siano. Quei giochi di cui ti ricordi l’esistenza ma non il titolo, o di cui ti ricordi il titolo ma non l’esistenza. Oni, però, per me è qualcosa di più. Tanto per cominciare, fu co-protagonista di uno fra i primi eventi stampa a cui andai, per conto di Nextgame (R.I.P.). Forse fu il primo evento della mia carriera, forse non lo fu manco per sbaglio, ma credo che sia il più vecchio di cui ho memoria. A organizzarlo fu Cidiverte, che già gestiva gli interessi di Take 2, e dovetti saltare a bordo della mia Fiesta (R.I.P.) e guidare in direzione Malpensa, Varese, giù di lì. Non ricordo di preciso quale fosse il luogo che ospitava l’evento… forse era una qualche villa, perché ho una vaga memoria di un giardino fuori. Ricordo che a presentare c’era Francesca Vago, che all’epoca gestiva le PR per Cidiverte, e che fra i miei colleghi c’era il mitologico Giorgio Baratto. “E che ce ne frega?”, direte voi. Avreste pure ragione, ma insomma, abbiate pazienza, avevo poco più di vent’anni, sono ricordi dolci.

Ricordo bene, però, i due giochi presenti, entrambi sviluppati da Bungie. Uno era Oni, l’altro era Halo. Sì, quell’Halo, in un momento in cui apparteneva ancora a Take 2, non era già più un RTS ma era ancora uno sparatutto in terza persona, era già ambientato su quella specie di giga-anello (del resto, il titolo vien da lì) ma era ancora basato su concetti da MMO, che Bungie avrebbe ritirato fuori oltre un decennio dopo con Destiny. Poi la storia cambiò, Bungie e Halo finirono nelle grinfie di Microsoft, Oni rimase in quelle di Take 2. Chissà come sarebbe andata, la storia, se Take 2 avesse conservato Halo in scuderia e l’avesse pubblicato come gioco PC, o magari multipiattaforma? Vai a sapere.

Quando finalmente Oni venne completato e spedito alle redazioni per le recensioni pre-uscita, non era cambiata solo la storia professionale di Bungie e dei suoi due giochi. Io, nel frattempo, ero stato assunto in Future Media Italy (R.I.P.), ma – potrei sbagliarmi – forse non avevo ancora iniziato a lavorare su PSM (R.I.P.) e mi sa che ne scrissi su PlayNation (R.I.P.) e/o sulla rivista ufficiale (R.I.P.). Fatto sta che Oni arrivò e, lato PlayStation 2, me ne occupai io, giocandoci dall’inizio alla fine e valutandolo in maniera abbastanza positiva. In particolare, ne apprezzai la natura se vogliamo sperimentale, che proponeva uno sparatutto in terza persona misto a picchiaduro/action, con elementi d’avventura, rifuggendo però i canoni standardizzati da Tomb Raider qualche anno prima. Il gioco in terza persona si stava ancora definendo e il percorso che ci avrebbe portati attraverso Resident Evil 4, Gears of War e Uncharted stava per aprirsi di fronte a noi, ma lo sparatutto in terza persona, come concetto, già esisteva. Ricordavo con grande piacere le partite in multiplayer a Heretic II e il modello seguito da Bungie con Oni era sostanzialmente quello del gioco di Raven Software: dinamiche, fisica, sistema di controllo, erano in tutto e per tutto da gioco in prima persona, ma la telecamera era spostata “fuori” dal personaggio.

Ma Oni non si limitava certamente a ripercorrere binari rodati da altri, anzi. Se già, in quel momento storico, uno sparatutto 3D in terza persona non era necessariamente una mossa a colpo sicuro, figuriamoci quanto poteva esserlo aggiungervi meccaniche di lotta corpo a corpo, anche abbastanza articolate, con tanto di combo. E in più c’era anche tutto il discorso stilistico/artistico, con un’ambientazione da cyberpunk all’orientale che omaggiava Ghost in the Shell e altro, inseguendo un’estetica e una narrazione dagli occhi a mandorla, seppur sicuramente filtrate da uno sguardo occidentale. Insomma, Bungie aveva mirato alto, presumibilmente costruendo sull’amore degli sviluppatori per quel che si trovava al di là del pacifico.

Proprio questa faccenda del sistema di controllo generò una bizzarra discussione fra redazioni, dato che io, nella mia recensione, lodavo la scelta e ne apprezzavo la comodità, mentre chi aveva lavorato sulla versione PC, non ricordo se per Giochi per il mio Computer (R.I.P.) o Daily Radar (R.I.P.), non aveva apprezzato e rimpiangeva l’impostazione à la Tomb Raider. Il che, a pensarci bene, è abbastanza surreale: io ci avevo giocato col pad, su console, in un contesto in cui gli FPS iniziavano a consolidarsi ma insomma, eh. E apprezzavo. Lui ci aveva giocato su PC, con mouse e tastiera, in un contesto perfetto per quel sistema di controllo, in cui era ampiamente consolidato e che aveva già visto esempi paragonabili come il già citato Heretic II. E non apprezzava. Ma insomma, si sa, le opinioni sono come i buchi del culo.

Ad ogni modo, col senno di poi, com’era, Oni? Eh. Se devo essere onesto, è totalmente un “that game”. Mi ricordo della sua esistenza, mi ricordo di averci giocato, mi ricordo tutte le cose che ho raccontato fino a qui e, in linea di massima, nella mia memoria ci sono immagini, salti, sparatorie, lampi, la copertina, la fazza della protagonista. Non si va, però, molto oltre. Era un gioco d’azione in terza persona, che mescolava meccaniche da sparatutto e da picchiaduro appoggiandosi su un sistema di controllo e, soprattutto, una fisicità che tendiamo a identificare più con la visuale in prima persona. Il modello di interazione, alla fin fine, non era troppo diverso da quello di un Gears of War, ma la maniera in cui rispondeva e la leggerezza dell’azione erano molto più da Quake, con il personaggio che non aveva un vero e proprio peso. Funzionava, anche se la parte più di mazzate risultava a tratti un po’ impacciata. Per il resto, francamente, non è che ricordi molto, quindi suppongo che a livello narrativo fosse dimenticabile, come spesso finiscono per essere le opere occidentali che scimmiottano l’oriente. Tanto più che non ha avuto seguiti, la storia di Oni si è conclusa lì. Difficile capire se sia andata in questo modo a causa della scissione fra Bungie e Take 2 o, più banalmente, perché a conti fatti di Oni non fregava nulla a nessuno. Suppongo che non lo sapremo mai.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ad Alita e alla fantascienza giapponese moderna, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

Il corriere - The Mule: Il killer numero uno delle persone anziane è il pensionamento?

Il corriere - The Mule: Il killer numero uno delle persone anziane è il pensionamento?

Guard Duty è il vecchio che avanza

Guard Duty è il vecchio che avanza