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Super Mario Bros. - Il Film è capace di unire più generazioni

Super Mario Bros. - Il Film è capace di unire più generazioni

Ricordo ancora quando, durante la prima metà degli anni Novanta, uscì il film in live action di Super Mario Bros. Nonostante non fossi un fan accanito dei giochi con protagonista il simpatico idraulico italiano, attendevo con ansia il film, per il semplice fatto che fosse tratto da un videogioco.

Che Hollywood stesse buttando più di un occhio verso i videogiochi e i cartoni animati dell’epoca era evidente: tra la fine degli anni Ottanta e, appunto, la prima metà degli anni Novanta vennero prodotti film come Il piccolo grande mago dei videogames, Double Dragon, i primi adattamenti di Mortal Kombat e Street Fighter e, per quanto riguarda le serie animate di successo, I Dominatori dell’Universo e le tanto care Teenage Mutant Ninja Turtles.

Nonostante l’attesa di cui sopra, vidi il film live action di Super Mario qualche anno dopo, e lo trovai semplicemente terribile. Al di là di quanto potesse essere più o meno fedele allo spirito del gioco, era proprio tremendo come film in sé. Mi sembrò una brutta copia di Ghostbusters, e pur non avendo all’epoca alcuna nozione, nemmeno basica, di sceneggiatura o costruzione del racconto, era evidente anche ad un occhio inesperto quanto fosse confusionario il tutto.

Un “cinque alto” pieno di disagio.

Una decina d’anni dopo lessi un’intervista di Bob Hoskins, chiamato all’epoca a interpretare l’iconica mascotte Nintendo, su quanto fosse stato terribile lavorare al film, tra una sceneggiatura che veniva cambiata quasi quotidianamente, incidenti sul set e l’arroganza dei registi, tra l’altro marito e moglie. Emersero fuori diversi retroscena legati alla lavorazione del film, fra cui uno Shigeru Miyamoto inorridito dopo aver visto la pellicola in anteprima, ma costretto ad avvallare l’uscita nelle sale perché i costi avevano sforato così tanto il budget iniziale che bisognava tentare di recuperarli.

In effetti il passaggio dalle console al grande schermo è sempre stato traumatico. Se consideriamo che, in alcuni casi, i tempi non erano ancora maturi, e in altri lo stesso materiale di partenza era probabilmente difficile da adattare cinematograficamente, i risultati sono sempre stati abbastanza discutibili, e, a parte il primo Mortal Kombat e il film su Silent Hill di Christope Gans, fino a qualche anno fa la situazione era sconsolante. Poi, fortunatamente, le cose sono cambiate. I due film di Sonic, la serie TV basata su The Last of Us e adesso il nuovo film di Super Mario Bros. hanno dimostrato che è possibile ottenere prodotti di qualità restando nel contempo fedeli e rispettosi del materiale originale.

Come d’abitudine, non avevo letto mezza riga sul film prima di entrare in sala, e non mi aspettavo nulla di più di un discreto prodotto sullo stile dei recenti lungometraggi Disney e Pixar, convinto ad andare al cinema soprattutto dalle insistenze della mia nipotina di otto anni, con cui ci divertiamo spesso e volentieri sfidandoci a Super Mario Kart su Switch. Poco prima che in sala si spegnessero le luci, notavo, con un certo pizzico di malinconia, quanto un “evento” del genere sia stato capace di unire così tante generazioni: da padri (o zii, come nel mio caso) che giocavano a Super Mario sulle console a otto e sedici bit, giovani adulti sulla ventina e, naturalmente, tanti bambini che hanno scoperto Mario e il suo universo su Switch.

Poi si sono spente le luci, e, una volta riaccese al termine della pellicola, sono uscito dal cinema non dico commosso, ma quasi: Super Mario Bros. è il film di cui avevamo bisogno, e che ci saremmo meritati, nel 1993.

Niente di complicato, niente di sperimentale, nessun tentativo di voler fare qualcosa che potesse piacere a tutti: Super Mario Bros, è un film semplice, fatto soprattutto e prima di tutto per piacere a chi sui videogiochi del franchise Nintendo ci ha passato e ci passa ancora le ore.

Si tratta, in buona sostanza, di una “origin story” strutturata in base al cammino dell’eroe: Mario e Luigi, due idraulici di New York, accarezzano il sogno di mettersi in proprio dopo aver abbandonato il tanto agognato posto fisso alle dipendenze di un capo antipatico e dispotico. Derisi dalla famiglia, che li considerano due sognatori destinati al fallimento, i due - profondamente legati da un rapporto di affetto fraterno in cui Mario è il più forte e protettivo e Luigi quello un po' più fragile - finiscono per ritrovarsi divisi. Luigi piomba nelle Terre Oscure governate da Bowser e Mario nel Regno dei Funghi, dove farà la conoscenza di Toad e Peach. Il nostro idraulico italiano dovrà affrontare un duro allenamento sotto l’occhio vigile di Peach (che abbandona il ruolo della principessa da salvare per vestire i più moderni panni di figura femminile e indipendente, fungendo, in questo caso, da mentore per Mario) per poi poter affrontare Bowser, non prima di essere caduto ed essersi rialzato, come da tradizione.

Peach, nella versione originale, ha la voce di Anya Taylor-Joy.

Dove funziona davvero, il film, è nelle numerose scene d’azione, che riprendono fedelmente lo spirito del gioco, e nei numerosi omaggi sparsi un po' per tutto il film: dal cabinato arcade di Jumpman, a Kid Icarus giocato sul NES fino a Luigi dall’espressione terrorizzata al suo arrivo nelle Terre Oscure come in Luigi’s Mansion. Memorabile è la sequenza basata su Super Mario Kart, in cui i nostri eroi sfrecciano su una psichedelica pista arcobaleno.

Perché Super Mario Bros. - Il Film è da godere non per la storia, ma perché, banalmente, è un videogioco che non si gioca ma si guarda. Non è un Gatto con gli Stivali qualsiasi, ma è, da un lato, una sorta di ricompensa per chi è rimasto deluso dal film del 1993, e un gran bel regalo per i tanti bambini che hanno in Mario il proprio idolo videoludico, magari non sapendo che ha la stessa età dei loro genitori.

Un eroe non perde mai la dignità. Mai.

Eppure, nonostante tutto, questa declinazione cinematografica di Super Mario ha, almeno per me, un difetto inaccettabile: non c’è Yoshi. O meglio, c’è, però mi sarei aspettato di vederlo nel Team Mario, e invece dovremo aspettare – si spera non troppo a lungo – di vederlo nell’immancabile seguito.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Mario, che trovate riassunta a questo indirizzo.

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