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Uncharted 4: Fine di un'era

Uncharted 4: Fine di un'era

NOTA: per quelle povere anime che ancora non hanno messo mano sul gioco, questa recensione è totalmente priva di spoiler.Fine di un ladro: quando si recensiscono titoli come Uncharted 4 solitamente si scrivono lunghe introduzioni sull'importanza mediatica della serie, l'evoluzione stilistica e psicologica dei protagonisti o la spasmodica attesa dei videogiocatori. Questi ultimi, soprattutto, croce e delizia di ogni software house, hanno affilato col passare dei mesi quel coltello a doppio taglio chiamato hype e costituiscono il banco di prova cui gli sviluppatori rimettono il proprio destino (o scalpo, nel caso).

Stasera mi butto, mi butto con te!
Stasera mi butto, mi butto con te!

Ma noi di Outcast saltiamo a piè pari questi facili riempitivi pseudo-giornalistici e ci lanciamo subito nel cuore pulsante del titolo. Uncharted 4 è un gioco eccezionale, e non solo per la sua natura di showcase da mascella all'altezza dei genitali. È un opera raffinata, rifinita, che dona amore e passione nella stessa misura in cui l'ha ricevuto in fase di sviluppo. Autocelebrativo al limite della gigioneria, Uncharted 4 si prende i suoi tempi, scimmiotta i classici del cinema, dei fumetti e dei videogiochi. Insomma, un po' se la tira, ma diavolo, se lo può permettere!

Naughty Dog ha esordito con un primo capitolo piuttosto acerbo, attingendo a quel Tomb Raider che a sua volta ripescherà proprio da Uncharted idee e messa in scena per lo sviluppo del proprio reboot, in una giostra bulimica tipica di questo settore. Ma Nathan Drake ha continuato coraggiosamente per la sua strada. I ragazzi di Naughty Dog sono andati avanti a testa bassa, passando per un ficcante e poderoso The Last of Us e concludendo il loro percorso di crescita artistica ed emotiva proprio con Fine di un Ladro. Quello che il gioco fa magnificamente è intrattenere, divertire ed emozionare. E lo fa praticamente sempre, con punti morti prossimi allo zero e una chirurgica alchimia tra sparatorie, fasi stealth, esplorazioni e cut scene.

Il gatto e la volpe... O Tom e Jerry, forse.
Il gatto e la volpe... O Tom e Jerry, forse.

L'esperienza degli sviluppatori maturata col già citato The Last of Us è evidente soprattutto nella (de)costruzione narrativa, l'introspezione dei protagonisti attraverso il dialogo e le animazioni contestuali straordinariamente fuse col fluire dell'azione. Il gameplay di Uncharted 4 è quindi il risultato di una maniacale limatura iniziata quasi nove anni fa. Le ambientazioni sono vaste, curate all'inverosimile e sempre piacevoli da esplorare. Ecco, se siete maniaci dei particolari come me, potreste passare ore ad ammirare ogni scorcio, tocco di classe o easter egg, di cui il gioco è letteralmente infarcito. Le migliorie ludiche si palesano non appena il gioco finisce di dirvi: "Sì, è tutto in game, puoi crederci. Ora ti facciamo anche sparare, tranquillo".

Il level design, subordinato ad un gusto estetico che ha dell'inverosimile, è sempre al servizio del divertimento. Questa volta le fasi stealth non sono solo accennate, o per lo più superflue, anzi: rimarcano la natura silenziosa di Nathan  - che è pur sempre un ladro, non dimentichiamolo - e offrono numerosi approcci.  Agire nell'ombra paga, e anche molto. Certo, ai livelli di difficoltà più bassi il gioco non vale la candela, ma già a "difficile" (opzione che personalmente vi consiglio) partire per la tangente è un'azione suicida. Proprio per questo il gioco ci offre la possibilità di marchiare i nemici, in modo da poterne controllare i pattern e agire nell'ombra. Il tutto prende forma in maniera meravigliosa sia per come sono strutturati i livelli, che per il numero e l'I.A. dei nemici. Si può sfoltire la marmaglia e poi finire il lavoro sporco a suon di proiettili, far fuori tutti come il miglior agente 47, o lanciare in aria un gallone di benzina, smitragliarlo e urlare "Vi ammazzo tutti!" mentre il fumo della deflagrazione si va disperdendo. Tutto è consentito - nei limiti del ragionevole - ma prima di ogni cosa, tutto è dannatamente divertente.

In giro per il mondo, mai come questa volta.
In giro per il mondo, mai come questa volta.

Altro grandissimo lavoro è stato fatto sul rinculo delle armi, il famigerato "gunplay", come lo chiamano i videogiocatori cool dei giorni nostri. La sensazione di impugnare una poderosa arma da fuoco è ottimamente realizzata, l'impatto contro i nemici si fa sentire e la soddisfazione che se ne trae è seconda solo ai massimi esponenti del genere. Non ci sono veri e propri punti d'arresto nello scorrere delle azioni, se non quando è chiaramente voluto. A volte ci ritroveremo in mini hud da esplorare o ignorare bellamente, altre volte finiremo in aree circoscritte ma comunque ampie, nelle quali diluire esplorazione e dosare il senso del ritmo secondo le proprie esigenze. Eliminare la mira assistita e i suggerimenti è il primo passo per godere appieno dell'esperienza. Se poi alzate il livello di difficoltà a difficile, tanto meglio.

L'emozione di vivere la demo dell'E3 non ha prezzo.
L'emozione di vivere la demo dell'E3 non ha prezzo.

Come immaginerete, tuttavia, grazie alla sua ecletticità, Uncharted 4 è esattamente come vorreste che fosse: un meraviglioso racconto a "molto facile" o un simulatore di scomunica a "difficilissimo" (non disponibile all'inizio). E la grafica? Non penso che scriverne basterebbe a trasmettere il senso di meraviglia che si prova di fronte al gioco. I Naughty Dog hanno rinunciato ai 60 fps per ottimizzare al massimo la resa visiva e il risultato finale è impressionante. L'uso dei colori, molto saturi, ma per chiara scelta stilistica, e gli effetti di luce e riverbero lasciano senza fiato.

Aspettate di vedere il mare! E la neve, e la nebbia, e la sabbia, e...
Aspettate di vedere il mare! E la neve, e la nebbia, e la sabbia, e...

Le animazioni sono tra le migliori mai viste a memoria d'uomo. Contestuali all'ambiente, ai controlli, agli imprevisti e persino all'umore. C'è da rimanerne secchi, davvero. Persino la modalità online, che personalmente considero posticcia in questo tipo di giochi, è inaspettatamente profonda e divertente. Elimina qualche orpello grafico per far girare il motore grafico a 60 fps e ha una personalizzazione e una crescita del personaggio così sfaccettata da far vergognare moltissimi sparatutto "online-only".  In questo stato di grazia generale non sfugge il comparto audio, nella gloria di un magnifico 7.1, ma che non lesina soddisfazioni persino con un semplice paio di cuffie o le sole casse del televisore. Il titolo sfoggia un livello cinematografico pure per il doppiaggio in lingua originale, complice anche la presa diretta delle voci registrate durante le sessioni di motion capture. Tuttavia, non è da snobbare l'interpretazione dei doppiatori nostrani, anzi: mai come in questo quarto capitolo si avverte un grande salto di qualità sia in fase di adattamento e recitazione, che riguardo il mix audio e il lab sync.

Non sono solito produrmi in una serie di superlativi, sia per indole personale che per una certa inclinazione "critica". Eppure è impossibile non elogiareUncharted 4: Fine di un ladro. Si tratta di un videogioco passionale e appassionato, coinvolgente ed emozionante, divertente e malinconico.

Uno di quei rarissimi capolavori che nell'insieme risultano persino migliori della somma di ogni singola parte.

Ho giocato ad Uncharted 4: Fine di un ladro grazie ad una copia gentilmente fornitami sa Sony. L'ho concluso a "difficile" in 18 ore, dedicandone altre  3/4 alla modalità on-line. Penso che lo finirò altren volte, dove n è il numero di persone a cui intendo farlo vedere. Ah, come al solito, se acquistate il gioco (o qualsiasi altra cosa) su Amazon passando dai seguenti link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza alcun sovrapprezzo per voi. Se volete procedere su Amazon Italia dirigetevi qui, se preferite Amazon UK puntate qui.

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Old! #160 – Maggio 1986

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