Outcazzari

Grazie alla street art di Vandals, ho completato la mia collezione di cliché giovanilisti

Grazie alla street art di Vandals, ho completato la mia collezione di cliché giovanilisti

In uno dei primi paragrafi della mia recensione di Where The Water Tastes Like Wine, accennavo al fatto di essere passato - tra liceo e università - per tutti i cliché giovanili possibili e immaginabili. Beh, sbagliavo. In realtà ho bucato quello del writer (a proposito, si dice così? Si dice ancora così?).

E non perché disdegnassi gli ambienti preposti, anzi. Il problema è che, nonostante io sia pure un discreto disegnatore, sono soprattutto un grandissimo cagasotto, e l’idea di essere fermato in corso d’opera dalle guardie non mi è mai garbata. Senza contare che dalle mie parti l’odio per la street art è piuttosto radicato. Una dozzina di anni fa, l’allora sindaco aveva addirittura messo per le strade un cosiddetto “nucleo anti-writer” armato e dal grilletto facile, e se ti pizzicavano con le bombolette te la passavi peggio che con con le canne.

Poi, piano piano, le cose sono cambiate: il suddetto nucleo è stato smantellato a causa di un brutto incidente (a uno dei vigili partì un colpo verso un ragazzino, finito in ospedale), e qualche anno dopo, il sindaco che aveva avuto la bella pensata della task-force è entrato al gabbio per bancarotta fraudolenta. Cose che capitano.

Io, nel frattempo, sono diventato un vecchio scoreggione, e se domani decidessi di mettere mano alle bombolette e venissi sgamato, beh, credo che i vigili, anziché al Comando, mi accompagnerebbero all’ospizio.

«Ahoy-hoy!»

Eppure, la street art un poco mi affascina e se capito su qualche film o documentario a tema, di solito, non cambio canale. Credo di aver sfogliato pure qualche libro in merito. Così, l’idea che dallo scorso aprile ci sia in giro un giochino come Vandals, mi garba.

Sviluppato dallo studio indipendente francese Cosmografik (quello di Type:Rider) e prodotto da Ex Nihilo in concerto con la rete televisiva ARTE France (già coinvolta nella pubblicazione dell’ottimo Se mi ami, non morire), Vandals è un puzzle game strategico a turni à la Hitman GO disponibile per PC, Mac e dispositivi mobile.

Stando a una dichiarazione del direttore creativo, Théo Le Du Fuentes - che in passato si è fatto il viaggio del writer assieme al collettivo RaspouTeam - il gioco sarebbe nato dal desiderio di restituire in qualche modo «lo stress che vive chi pratica la street art, l’ansia per la presenza di forze dell’ordine e l’emozione di coprire il grigiore urbano con pigmenti volatili».

Dopo aver passato un po’ di ore alle prese con Vandals, direi che l’obiettivo è stato centrato. La meccanica dei puzzle a turni, mescolata a una forte componente stealth, si sposa benissimo con la situazione rappresentata. E, effettivamente, la tensione sale facile.

Il giocatore è chiamato a completare una sessantina di livelli, suddivisi tra cinque città (in altrettante epoche) evidentemente cruciali per la scena dell’arte di strada: Parigi, New York, Berlino, Tokyo e San Paolo.

Ogni percorso è zeppo di guardie e impicci vari (ma soprattutto guardie), e sta a noi attraversarlo e raggiungere l’uscita senza farci beccare, non prima di aver scaricato la bomboletta su un bersaglio preciso. Come ho detto, ci si muove a turni, e a ogni nostro spostamento seguono quelli delle guardie.

Ho trovato la componente strategica di Vandals, nel complesso, ben calibrata, così come pure il level design e la curva di difficoltà. Ogni città è composta da dodici “quartieri” dalla crescente complessità. E se i primi sono in genere piuttosto docili, gli ultimi danno sempre parecchio filo da torcere, ma senza risultare troppo frustranti, in virtù di una discreta libertà di approccio.

Sarà che ho adorato Spy Game e Atomica Bionda, ma se lo chiedete a me, lo scenario "Berlino anni Ottanta" si mangia tutti gli altri.

Imbrattata una città, si passa a quella successiva. La curva di difficoltà si abbassa temporaneamente e vengono introdotte nuove variabili che si sommano a quelle di partenza, in un tripudio di fischietti, bottiglie da lanciare per distrarre gli sbirri, siepi dove mimetizzarsi e “far camminare” le guardie, pinze per tranciare recinzioni, tombini muniti di teletrasporto e via dicendo. Ripeto: se i primi livelli di ciascuna città sembrano sempre un po’ dei mezzi tutorial, il gioco ci mette poco a moltiplicare le guardie e ad arzigogolare i percorsi.

Naturalmente è possibile ripetere ogni sezione per raccogliere qualche stella in più, per completarla nel minor numero possibile di mosse o, banalmente, per disegnare qualcosa di nuovo sui muri o sulle carrozze dei treni.

Di tanto in tanto, tra un vicolo malfamato e l’altro, ci si imbatte in documenti o opere che raccontano la storia e l’evoluzione della street art nelle varie città. In genere, sono approfondimenti agili e ben fatti dedicati agli artisti più importanti.

Le situazioni di gioco variano da "'na cazzata" a "parecchio, parecchio incasinata".gif

A essere un po’ sciatto, invece, è il tool per disegnare. Ora, capisco che il cuore del gioco batte nelle componenti puzzle e strategica, ma se al posto della versione povera di PC Paint i ragazzi di Cosmografik avesso gestito un po’ meglio la parte “grafik”, non sarebbe stato male. Soprattutto, a fronte della possibilità di condividere i disegnetti sui social direttamente dal menù di gioco.

Stando così le cose, con una selezione di caratteri precotti, tre strumenti in croce e una manciata di colori, viene al massimo voglia di imbrattare i muri con improperi anarcoidi e qualche scippa. È pur vero che al mio fanciullo interiore deficiente non serve altro; però, insomma.

Decisamente più azzeccata la componente grafica delle sezioni di gioco vere e proprie, disegnate attraverso una low-poly fatta davvero a modino. Era facile buttarla in caciara, con un tema del genere. Ciononostante, la sensazione è che gli artisti di Cosmografik abbiano preferito non strafare, per mantenere la scacchiera leggibile e allo stesso tempo ben mimetizzata nell’ambiente, in modo da non fregare la sospensione dell’incredulità.

Volendo, c’è anche la possibilità di aggiustare lo zoom, anche se ammetto di non averne mai sentito la necessità. Delle musichette, invece, non saprei davvero cosa dire, dal momento che a ripensarci ora nemmeno me le ricordo. Di sicuro non mi hanno dato fastidio, ecco, altrimenti me ne ricorderei.

Ciò detto, Vandals è un gioco solido, profondo il giusto e ben fatto. Ideale da giocare in versione mobile durante qualche pausa pranzo, o in generale nei tempi morti. E col fatto che viene via per soli 4,49 €, secondo me, merita lo sfizio.

Ho giocato a Vandals in versione Android, su tablet, grazie a un codice review gentilmente fornito dallo sviluppatore. Per completare questa recensione in tempi comunque indecenti (il gioco è già in giro - e in mio possesso - da un mese), l’ho consumato nel giro di tre grosse tranche, anziché godermelo a pezzetti, con calma. Potrei rigiocarci per migliorare i miei risultati, ma col backlog e la pigrizia che mi ritrovo, la vedo difficile. Però, mai dire mai. Ah! Prima di chiudere, segnalo che i livelli iniziali di Vandals, quelli parigini, si possono scaricare gratuitamente dal sito di ARTE.

Old! #256 – Maggio 1988

Old! #256 – Maggio 1988

Shantae: Half Genie Hero - Ultimate Edition è come il maiale, non si butta via niente

Shantae: Half Genie Hero - Ultimate Edition è come il maiale, non si butta via niente