Outcazzari

Racconti dall'ospizio #228: Si scrive "Viewtiful Joe", si legge "Kamiya, tu stai male"

Racconti dall'ospizio #228: Si scrive "Viewtiful Joe", si legge "Kamiya, tu stai male"

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Voi ditemi - se mai ci fosse la possibilità, ovviamente - come fai a non amare Kamiya se sei un ragazzino quindicenne nel bel mezzo degli anni 2000. Ditemelo. Ci ha fatto cagare addosso con Resident Evil 2, ha cacciato fuori quella tamarrata poderosa di Devil May Cry e poi la bomba fotonica. Non mi riferisco a Okami, dove comunque si toccano vette altissime. No, a quel periodo della sua carriera non ci siamo ancora arrivati, in questo ricordo. Sto parlando di VIEWTIFUL JOE, ‘na roba che mena le mani e piscia in testa alle leggi della fisica contemporaneamente.

Un beat ‘em up a scorrimento con la grafica fumettosa, la storia supereroistica più caricaturale del secolo e una dose di stile talmente alta da poter serenamente esibire la custodia del gioco ai posti di blocco invece della patente. «Ah, ma lei gioca a questa figata, chiedo scusa, vada pure!»

E quindi niente, tu prendi un GameCube o una PlayStation 2, ci infili il gioco e godi. Godi come un riccio. Praticamente, Joe è un appassionato di film a cui succede una roba tipo Last Action Hero, finendo dentro una pellicola che tu mandi al rallenti on in fast forward a piacimento.

Dentro questa cornice, succede l’assurdo, perché mentre ti muovi in un gioco a scorrimento e meni gli avversari con pizze esagerate, la fisica del gioco si piega a delle logiche tutte sue. Rallentando la pellicola, rallenti pure il tempo e con il tempo tutte le cose si muovono più lente, tipo le gocce pigia bottoni apri-porta. Spè, mi rendo conto che sto andando troppo veloce ma, abbiate pazienza, Kamiya mi ha rimescolato i neuroni, con questa roba, e a me sembra tutto perfettamente sensato.

C’è un rubinetto che gocciola su un mega bottone sul pavimento, di quelli che, premuti col peso di una persona, fanno aprire porte come in Indiana Jones. E fin qui, tutto OK. Non ti chiedere cosa ci faccia un rubinetto lì, che non ne usciamo più. Se tu rallenti il tempo davanti al rubinetto, non solo la goccia che cade dal rubinetto scende più lenta, ma tutto quello che la riguarda accade più tardi! Questo significa che, invece di scendere una gocciolina, scende una goccia che pesa duecento chili, per via dell’acqua accumulata. Quindi, come Neo in Matrix, fai scendere questa goccia con la quale potresti farti serenamente due docce di fila, che si schianta a terra fragorosa, pigia il tasto e tu passi mentre il tempo scorre piano piano piano. Hai capito il vaneggio che Kamiya s’è tirato fuori? Stessa follia col fast forward, tramite cui puoi andare talmente veloce che i pugni ti prendono fuoco e col fuoco ci puoi accendere cose. O lo zoom su Joe in posa che, siccome tutti stanno guardando lui, congela i nemici in uno stato di stupore e meraviglia. Così, mentre questi rimangono pietrificati dal suo splendore, puoi rifilargli altre mazzate. Ma di cosa stiamo parlando?

Sbrodolamento definitivo quando usavi Dante, perché sì, su PlayStastion 2 c’era pure lui. La star di Devil May Cry se la gioca con il vero protagonista del gioco: sono entrambi conciati di rosso, solo che uno pare un Power Ranger (peraltro, in quel periodo c’erano i Ninja Storm, mica cazzi) e l’altro sembra un Max Payne uscito dai Looney Tunes. Ecco, forse Dante aveva una marcia in più per via delle sue fidate Ebony e Ivory, le pistole con cui mi divertivo a sparare quelle che al rallentatore diventavano autentiche cannonate. Kamiya c’aveva questa fissa dello stile, la voglia di quantificarlo, ci ha rovinati tutti con quella corsa alla S, ma al tempo stesso ci ha dato una lezione di vita non da poco: se vuoi apparire stiloso, hai da sudare. E quindi via a concatenare combo diversificate e spettacolari anche qui. I nemici intorno a te morivano, ma col sorriso. Schiaffi e calci di beatitudine.

Mentre tutti se lo ricordano come relativamente semplice da completare, io ci ho speso sopra un buon numero di imprecazioni, al punto da maledire il genio del marketing che decise per il port su PlayStation 2. Forse, a ragionarci ora, a distanza di oltre quindici anni, ero talmente preso bene da tutto quel cel-shading che forse mi buttavo troppo in fretta nella mischia. Sta di fatto che le pizze in faccia le ho prese prima io, e per un bel po’ di tempo. Una volta domate le meccaniche, però, ho capito cosa significhi vincere perché si è belli, belli in modo assurdo, una roba che madre natura non mi ha concesso e che però Kamiya ha compensato, facendomi mettere in posa con un tizio con la testa enorme, in tutina, che si portava in giro uno sfondo sbrilluccicante. Grazie, Kamiya. Stai male, perché è evidente che stai male, però grazie.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Devil May Cry e alle pizze in faccia alla giapponese, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

Devil May Cry 5 - Trinitatis Diaboli

Devil May Cry 5 - Trinitatis Diaboli

Videopep #173 – Cianfrusaglie da San Francisco 2019

Videopep #173 – Cianfrusaglie da San Francisco 2019