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Il dilemma di Weathering with You | Spoiler Zone

Il dilemma di Weathering with You | Spoiler Zone

Una rubrica in cui parliamo di giochi, film, libri, la qualunque, a posteriori, senza farci alcun problema di spoiler. Insomma, se non avete ancora "consumato" ciò di cui si parla, statene alla larga, perché qui potremmo svelarvi ciò che non volete sapere!

Mentre Weathering with You passava per le sale italiane, a metà dello scorso ottobre, il centro del Giappone era ribaltato dal tifone Hagibis, il più forte che abbia attraversato il paese negli ultimi sessant’anni. Attraverso il suo passaggio, la calamità ha generato frane e alluvioni, fatto esondare i fiumi di quattordici località, inondato i centri abitati e mandato in blackout circa mezzo milione di abitazioni.

Ora, il fatto che la trama dell’ultimo film scritto e diretto da Makoto Shinkai giri proprio attorno a un grosso incidente climatico in grado di modificare la morfologia dell’arcipelago potrebbe pure essere una coincidenza, se non fosse che in Giappone non dico che certe evenienze siano la norma, ma insomma, eh.

Quasi.

Già lo scorso luglio, durante la chiacchierata acconcia con Paolo Gimondi in occasione della prima in patria di Weathering with You, era saltato fuori che la Shinjuku sepolta dai diluvi che aveva appena visto sullo schermo non divergeva troppo da quella che lo aspettava all’uscita della sala. In Giappone, soprattutto a Tokyo, il clima estivo è tropicale, «respiri acqua», e i tifoni non sono rari: Hagibis è stato addirittura il diciannovesimo dall’inizio di quest’anno.

Ribandendo quanto ho già scritto qualche mese fa parlando del Godzilla di Dougherty, l’arcipelago vive un rapporto molto complesso con i cataclismi da ben prima che gli americani sganciassero le bombe su Hiroshima e Nagasaki, o dall'incidente della Daigo Fukuryu Maru, o da quello di Fukushima. Ma è anche vero che le tragedie dell’ultimo secolo hanno contribuito a esacerbare la situazione, finendo per appoggiare la variabile della scienza impazzita su una dimensione culturale già di suo costruita attorno al tema della precarietà.

In via di di questo, nel corso degli ultimi, boh, settant’anni, al cinema e in TV il Giappone è stato distrutto almeno un paio di centinaia di volte, sempre per quella faccenda che sublimare le tragedie nell’arte o nell’intrattenimento ci aiuta in qualche modo a gestirle.

Il filone dei Kaiju, ad esempio, è nato proprio a ridosso delle esplosioni atomiche, e conseguentemente ha concentrato tutta la sua potenza di fuoco sulla metafora dell’uomo che infila malissimo la scienza. Come se non bastasse, val la pena osservare che il primo Godzilla di Ishirō Honda venne distribuito nelle sale tra l’ottobre e il novembre del 1954, appena otto mesi dopo che la Daigo Fukuryu Maru, imbarcazione adibita alla pesca dei tonni, venne contaminata dalle radiazioni innescate degli sperimenti nucleari condotti dagli Stati Uniti nell'Atollo di Bikini.

Il fungo atomico provocato dal test “Castle Bravo”, nell'atollo di Bikini.

A bordo c’erano ventitré marinai, che finirono per essere esposti al fallout radioattivo nonostante si trovassero, tecnicamente, fuori dalla zona di pericolo preventivata. A peggiorare le cose, oltre agli evidenti errori di stima, furono anche le condizioni meteorologiche particolarmente sfavorevoli.

Da lì in avanti, anche per la nascita di movimenti anti-nucleari, il dibattito attorno ai rischi della scienza evolvette, mescolandosi con tematiche politiche e più ampiamente ecologiste. Le stesse che ricorrono nelle opere di registi come Akira Kurosawa (che in Sogni immagina un paese al collasso e auspica, come soluzione, la decrescita e il ritorno a una vita agreste), e finiscono per essere addirittura centrali nella poetica di Hayao Miyazaki. In Conan il ragazzo del futuro, serie animata del 1978 tratta dal romanzo The Incredible Tide, di Alexander Key, il nostro racconta i tentativi di rinascita di una razza umana portata sull’orlo dell’estinzione dalle armi elettromagnetiche, evidente succedaneo di quelle nucleari.

La distopia postnucleare di Akira Kurosawa.

Sempre in Conan emerge pure il motivo del diluvio universale, in quel caso mutuato dal romanzo di Key (quindi, sparo a caso, di matrice biblica), ma presente in forma diversa anche nelle culture asiatiche. Lo stesso motivo che ritroviamo, pensa, in Weathering with You, e attorno al quale gira anche il legame tra i due protagonisti - i tipici adolescenti dei film di Shinkai - Hodaka e Hina.

La coppia si conosce a Shinjuku, in un ristorante McDonald’s dove lei lavora part-time. Hodaka è scappato di casa, Hina vive sola assieme al fratello minore e sbarca il lunario come può. Nel corso del racconto, si verrà a sapere che la causa delle piogge abbondanti e delle anomalie atmosferiche stanno investendo il Giappone è proprio la ragazza, per via di un incantesimo. Tuttavia, sempre a lei è stato concesso il potere di salvare la situazione, ma soltanto attraverso il sacrificio.

Il film, per buttare due-parole-due di giudizio, mi è parso buono ma non eccellente. Diversamente dal bilanciatissimo Your Name., da cui recupera in parte la poetica, qui Shinkai non è riuscito a mantenere in bolla la dimensione metafisica e quella più intima, finendo per impastare un racconto pieno di ellissi e dal ritmo un poco impacciato. Perfetta, invece, la costruzione dei personaggi e delle relazioni che li intrecciano, assieme alla direzione artistica e alla messa in scena, con quel sound design perturbante che sottolinea meravigliosamente quanto posso fare strano la neve a Tokyo in piena estate.

Hodaka e Hina.

Al di là di meriti e difetti, comunque, Weathering with You fa qualcosa che non si vede spesso al cinema e nei racconti in generale: tira dritto per la sua strada e spezza uno schema. Sul finale, Hodaka impedisce il sacrificio di Hina lasciando Tokyo in balia delle inondazioni. Si tratta di una scelta tutt’altro che scontata, anche perché spazza via un tema tipicamente centrale nella cultura giapponese.

Manga, anime e videogiochi apparsi negli ultimi anni sono pieni zeppi di narrazioni ecologiste dove l’eroe o l’eroina di turno, alla fine, accettano il proprio destino, o alla buona vi scampano grazie a qualche escamotage che viene comunque a patti con l’etica preposta e il valore del sacrificio. Final Fantasy VII, Eureka 7, sotto alcuni aspetti persino Neon Genesis Evangelion sono solo alcuni esempi che mi vengono in mente, ma ad aver voglia potrei continuare. Lo stesso Your Name., nonostante finisca per risparmiare la vita ai protagonisti e alle loro famiglie, si chiude con un bilancio positivo solo in parte, dal momento che Mitsuha e Taki si incrociano per caso dopo anni di reciproca amnesia e lontananza.

Con Weathering with You, invece, Shinkai inforca la strada più complessa e consegna un finale spigoloso e tutt’altro che ecumenico. Un finale che riesce a essere estremamente umanistico pur mettendo in discussione la centralità della razza umana e il suo impatto su una Terra che «c’è, e c’è sempre stata», soffermandosi su concetti che paiono usciti da un documentario di Herzog.

La sua è anche una chiusa che, inevitabilmente, incrocia alcuni temi forti dell’attualità - in primis, la sensibilizzazione nei confronti del cambiamento climatico - senza proporre comunque un punto di vista chiaro o condivisibile (o sì, a seconda di quello che vi passa per la testa). Piuttosto, direi che il regista si limita a sollevare il problema lasciando il resto nelle mani dello spettatore, proprio come succede ai giovani protagonisti del film; e lasciandogli pure qualcosa attorno a cui vale la pena discutere.

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