Su Super Mario Run ci scatarro su
Al diavolo il cerchiobottismo e le analisi democristiane, quell’olezzo di niente che aleggia nei salotti buoni, popolati da chi non ha mai avuto nulla da dire o da dare. Qui siamo su Outcast e facciamo un po’ come cazzo ci pare.
Lo grido a pieni polmoni, con tutta la forza che ho in corpo: Nintendo vaffanculo.
V A F F A N C U L O
Ieri sera mi hai ucciso l’anima e hai venduto la tua alla mela morsicata, inscenando l’equivalente videoludico del peccato originale. Super Mario Run è il mio personalissimo pomo della discordia.
Fino a questo momento non avevi mai svilito il tuo simbolo, per quanto possibile l’avevi tutelato. Mario è un effige universale, un'icona cristallizzata nella cultura pop. Ha cambiato pelle nel corso delle decadi, mantenendo intatta la sua identità. Nulla si crea o si distrugge, tutto si trasforma.
Quanto accaduto ieri sera appare ai miei occhi come l’ennesima prova incolore di una Nintendo in stato di lucida confusione, pronta a cedere a qualsiasi lusinga, forse perché mal consigliata. L’obiettivo è quello di cavalcare l’onda di Pokémon Go, successo a dir poco trasversale, capace di smuovere l’attenzione della stampa generalista.
Ma io come devo interpretare Super Mario Run? È un segnale di resa? È il più classico dei “se non puoi batterli unisciti a loro”? Qui si manda letteralmente il baffuto al macello, trattandolo come carne da macello. E io non lo vedo così a suo agio a saltellare nel campo minato dei free to play. Il solo pensiero di vederlo sullo scaffale virtuale mi mette ribrezzo. Sacro e profano senza soluzione di continuità: il simbolo di un intero genere che sgomita con un Temple Run qualsiasi, magari uscendone dal confronto con le ossa rotte. Che ho fatto di male per meritarmi questo?
Io sono e resto un giocatore, non collego il joypad al listino azionario, me ne sbatto delle logiche di mercato. Forse Super Mario Run è l’ennesima amara medicina, fa schifo ma il paziente guarirà. Io vorrei solo capire che diavolo è NX e poi, in base al responso, mettermi l’anima in pace.
Nel frattempo ho solo una cosa da dire.