Ritratto di famiglia con tempesta: Malinconia portami via o quantomeno mollami
Ritratto di famiglia con tempesta è il nuovo film di Hirokazu Koreeda, cintura nera del racconto per immagini di vicende in cui non succede una fava dall'inizio alla fine. Qui, il non far succedere nulla viene dedicato a una famiglia in frantumi, come suggerisce almeno in parte il titolo italiano (vagamente più pretenzioso e meno sottile dell'internazionale After the Storm). Ryota è un detective privato da quattro soldi e dalla morale discutibile, che non riesce a mettersi alle spalle un matrimonio finito male. Appassionato di scommesse, sciamannato senza speranza, arraffone dalle pratiche illecite sul lavoro, fatica a pagare gli alimenti, non vuole accettare la fine della storia con la ex moglie e rischia sempre più di alienarsi tanto lei, quanto il figlio. Il film racconta soprattutto la sua storia e un suo preciso momento di (possibile) crescita personale, sfruttando come pretesto una situazione improvvisata a causa dell'ennesimo tifone in arrivo sulla città.
Ma Ryota, oltre che un detective, è anche un ex romanziere di successo, con alle spalle un'opera prima premiata, che non è mai riuscito a ripetersi, ha mandato quella carriera a rotoli e nasconde dietro il suo voler essere autore di livello l'incapacità di accettare lavori su commissione o di tirar fuori un nuovo romanzo. Aggiungiamoci la recente morte del padre e diventa fin troppo chiaro il filo conduttore che unisce un po' tutto ciò che viene raccontato dal film: i rimpianti, lo sguardo costantemente rivolto al passato, alle occasioni perse di cui non sappiamo farci una ragione, all'incapacità di inseguire davvero i propri sogni e desideri, forse per timore, forse per fancazzismo, forse perché ci si ostina a inseguire l'impossibile, ciò che non ci spetta, che non fa per noi o che magari avevamo fra le mani e abbiamo incautamente distrutto.
Tutto questo, però, viene raccontato con un bel taglio sobrio, malinconico ma leggero, senza rinunciare mai a spunti umoristici ed evitando il più possibile di sconfinare nel melodramma sdolcinato. Koreeda segue il suo protagonista in un percorso perfettamente equilibrato attraverso le sue umanissime contraddizioni, il desiderio di mantenere (o stabilire) un contatto con le persone a cui vuole bene e l'incapacità di trovare le chiavi giuste per farlo. E attorno a lui c'è un piccolo mondo di quotidianità raccontato con una stordente capacità di gettare luce e bellezza sui momenti, le conversazioni e gli angoli cittadini più banali. Anche l'ultima frase gettata lì da un personaggio secondario è un piccolo lampo di umanità che si infila con eleganza in ciò che il film vuole raccontare e parla di normali esseri umani alle prese con le proprie normali assurdità. Ed è proprio in quel suo fantastico ritratto del quotidiano, che Ritratto di famiglia con tempesta trova tutta la sua forza.