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Uncharted: L'Eredità Perduta ti fa tornare il bimbo esploratore che non ti ricordi di essere stato

Uncharted: L'Eredità Perduta ti fa tornare il bimbo esploratore che non ti ricordi di essere stato

La prima cosa che mi sento di dire parlando di Uncharted: L'eredità perduta, ultimo capitolo della serie esclusiva PlayStation, l'avrete forse già sentita più volte altrove: non è un DLC, non è un'espansione ma un gioco vero e proprio, uno spin-off della saga principale. OK, se avete comprato il season pass un anno fa con l'originale Uncharted 4: Fine di un ladropotete accedervi dal menù del gioco (ed ecco spiegato l'alto costo del suddetto season pass, pari a circa 40 euro) ma resta una esperienza stand alone, che non aggiunge contenuti al gioco originale né lo espande. Racconta invece una nuova storia nello stesso universo della serie Uncharted, ambientata fra l'altro dopo la fine di quest'ultima,  con protagonisti “inediti”. Abbiamo Chloe Frazer, personaggio storico della serie e unica grande assente in Uncharted 4, accompagnata da Nadine Ross, pseudo-cattiva nel quarto capitolo e qui passata totalmente dalla parte dei buoni. Per quanto sia possibile riferirsi come "buoni" a dei tombaroli profanatori di città perdute, che non si fanno problemi ad eliminare a sangue freddo mercenari e soldati sulla loro strada.

Naughty Dog stessa, che ha sviluppato il gioco, all'E3 2017 (ma anche nel periodo precedente e poco successivo) ha sempre di più calcato la mano sul concetto di esperienza stand-alone, sul “Doveva essere un DLC ma piano piano ci siamo ritrovati fra le mani un vero e proprio gioco della serie, poco più piccolo del solito e che non si chiama Uncharted 5 perché di fatto vogliamo numerare solo gli episodi con protagonista Nathan Drake”. Il gioco infatti è acquistabile da solo, senza il bisogno di possedere Uncharted 4, sia in versione digitale che fisica e al prezzo di 40 euro, meno del normale, proprio perché è un'esperienza comunque dalla durata inferiore. Tutto chiaro? Bene, adesso vediamo cosa ha da dirci questo Uncharted: L'eredità perduta.

Subito qualche dato: la modalità storia non scende sotto la decina di ore, perlomeno a una prima run. Anzi, tra filmati ed esplorazione anche minima, è difficile scendere sotto le quindici.
È praticamente la durata standard di un gioco d'avventura ed era stato piuttosto Uncharted 4 ad aver “esagerato”, con le sue ottime trenta ore di contenuti. Il single player si dipana su nove capitoli di durata variabile più un prologo iniziale e, senza raccontarvi troppo e rovinarvi così metà dell'esperienza, vi basti sapere che Chloe e Nadine coopereranno per trovare la Zanna di Ganesh, manufatto indiano antichissimo, prima che ci metta le mani sopra Asav, spietato capo di un esercito di ribelli indiani conosciuto da entrambe. Dal canto loro, Nadine sa che potrà fare soldi con questo recupero e ridare vita alla Shoreline, la sua società di recupero, e Chloe potrà mettersi un bel gruzzoletto da parte. Ci sono in realtà anche altre motivazioni, ma non approfondiamo troppo.

Uncharted: L'eredità perduta ci dà modo di scoprire di più su un personaggio affascinante come quello di Chloe ma anche su Nadine, che in Uncharted 4 non andava molto oltre il ruolo di “donna con le palle”, spietata e sempre pronta a mettere i bastoni fra le ruote a Nathan e compagni. Il gioco di Naughty Dog si prende sempre il tempo, nelle lunghe fasi esplorative, di far dialogare le due eroine e spingerle mano a mano a conoscersi e trasformare quella che è solo una collaborazione in vera e propria amicizia, dando profondità ad entrambe le ragazze. Quando più su ho parlato di rovinarvi metà dell'esperienza spoilerandovi troppo, vi ho già dato un indizio sulla formula del gioco, anche se non penso ci volesse un genio per capire che questo Uncharted: L'Eredità Perduta non si discosta dalla formula classica della serie. Vediamo infatti alternarsi la solita trafila di enigmi, esplorazione, sparatoria, esplorazione, enigmi, momenti in cui si scala, momenti in cui si corre perché la struttura su cui ci si trova sta crollando e così via. Il tutto, come al solito, è condito con filmati e dialoghi degni di un blockbuster hollywoodiano, con un intento ben preciso: dare alla storia e al gioco due spazi identici e che vanno a braccetto, sfoggiando la tecnica a cui i ragazzi di Naughty Dog ci hanno abituato. E sebbene il gioco sia stato realizzato da un team secondario, non si notano differenze in negativo. Chi odia Uncharted non si ricrederà quindi con questo capitolo e chi lo ama non potrà che gioire.

Si tratta quindi della riproposizione di tutto quello che funzionava (o magari non funzionava) nella serie, e soprattutto di Uncharted 4? Nì. Per lo più tornano gli elementi introdotti nel quarto capitolo: maggiore varietà e migliore distribuzione delle varie fasi; il rampino; la piccozza per scalare; le aree meno “ a corridoio” e più ampie. Ecco, soffermiamoci su quest'ultimo punto, perché lì sta l'innovazione di L'eredità perduta, ovvero l'approccio all'esplorazione. Nonostante in Uncharted 4 ci fossero spesso zone grandi e soprattutto un paio di piccoli sandbox esplorabili a piacimento (i momenti con il fuoristrada e con la barca), anche nella più grande delle aree l'esplorazione era “a imbuto”. Per quanto si potesse cercare qualche tesoro extra nei vari angoli o tempietti sparsi qua e là o in qualche isolotto, la meta era chiara e ben precisa.
In Uncharted: L'eredità perduta, invece, la cosa cambia, e pure radicalmente, a mio avviso, seppur non nel corso di tutta l'avventura. A metà gioco circa, Chloe e Nadine si trovano con un fuoristrada in un'enorme vallata nel cuore dell'India, potendosi spostare liberamente in essa, attraverso prati e fiumi, e potendo anche cadere con la macchina da qualche altezza che in Uncharted 4 avrebbe segnato la fine delle protagoniste: qui hanno permesso qualche atterraggio in più, per rendere meno frustrante il muoversi in un ambiente grande. Di fatto, si tratta dell'ambientazione più grande mai vista in un Uncharted.

Chloe è munita di cartina che, si può estrarre come degli esploratori premendo il tasto centrale del pad e viene aggiornata da lei stessa man mano che il giocatore scopre posti nuovi nella valle. Ovviamente ci sono tesori secondari da trovare, ma anche la trama principale può avanzare solo tramite l'esplorazione da parte del giocatore, che non è più guidata da una destinazione precisa. È invece il giocatore stesso che deve costruirsela da sé, in modo assolutamente non linerare, un po' come quando in un certo Zelda ci si ritrova catapultati in un grande mondo e in lontananza si scorge più di un tempio; saremo noi a scegliere dove andare prima.

Ecco la mappa della valle che Chloe modificherà prontamente dopo ogni scoperta, ricordatevi sempre che la X segna il punto.

Ad esempio, io, preso dalla curiosità, mi sono avvicinato a una costruzione attorniata da cascate e, dopo una lunga esplorazione (e un combattimento con gli uomini di Asav, ovviamente!), ho attivato un meccanismo che ha scatenato qualcosa dalla parte opposta della valle. Tornato indietro, ho trovato una torre, che mi ha segnalato i vari punti esplorabili della mappa, che Chloe ha prontamente modificato, accorgendosi che uno dei posti lo avevamo già visitato. Chissà se fossi arrivato a quella torre con già tutti i templi esplorati cosa avrebbe detto il personaggio, perché sì, la mole di dialoghi, commenti a fatti o situazioni che io ho creato e non sono stati imposti dal gioco, mi ha spesso impressionato.

Certo, dopo tre ore perso nella valle e dopo averne risolto i misteri, sono riuscito ad aprire una grande porta “principale” e la storia ha proseguito su binari decisamente più chiusi, ma la sensazione è stata di esserci arrivato con le mie forze e in maniera non guidata ma anzi quasi casuale. Fra l'altro, nella valle sono presenti numerosi enigmi che ho dovuto risolvere, fra campane da suonare contemporaneamente e pulsanti da premere nel giusto ordine, guardando i simboli per evitare di essere falciato da una gigantesca ascia. Nel suo piccolo, quindi, questo spin-off fa in realtà fare un passo avanti in più alla serie e anche alla gestione in generale della narrazione applicata all'esplorazione.

Fantastico, insomma, mi sono ritrovato forse davvero per la prima volta nei panni di un esploratore che carta alla mano deve capire come accedere all'antico tempio di turno. Aggiungiamo una seconda novità: esplorando bene questa grande vallata, è possibile imbattersi in undici monete antiche, che danno accesso a un bracciale capace di illuminarsi e far vibrare il controller in presenza di tesori nelle vicinanze. Utile per chi vuole cercare di collezionarli tutti senza barare cercando qualche guida sulla rete.

Per il resto tutto funziona bene, la grafica è da mascella cascante, con la telecamera che a ogni angolo regala scorci di città, montagne, cascate, gigantesche statue che tolgono il fiato (ovviamente sacrificando l'interazione con gli ambienti, sempre molto risibile), puntando a un risultato quanto più cinematografico possibile. Giocato su PS4 Pro Uncharted: L'eredità perduta è una gioia per gli occhi, anche senza attivare l'HDR, che non fa che rendere tutte le scene in cui l'illuminazione la fa da padrone (e non sono poche) una gioia per gli occhi. Niente 60 fps (ma del resto resta comunque una grande costola di Uncharted 4), relegati al multiplayer ma dei granitici 30: personalmente non ho mai assistito a cali, nemmeno nelle sequenze più concitate o affollate. L'intelligenza artificiale dei nemici è forse un po' criticabile: a volte gli puoi rotolare davanti e se sei veloce a nasconderti, dopo lo smarrimento iniziale, smetteranno di cercarti, ma è sempre stato uno dei limiti di questi giochi, che devono fare compromessi fra action e stealth.

In definitiva, Naughty Dog ha sfornato un altro piccolo capolavoro di “narrativa giocata”, riuscendo pure a superarsi grazie alla gestione dell'esplorazione e portando su schermo personaggi vivi più che mai, con protagoniste femminile che schivano facili banalità. Sono riusciti nell'impresa forse più difficile, attrarre nonostante la mancanza di Nathan Drake, vero motore che ha sempre animato la serie con la sua verve, il suo modo di fare, i suoi commenti quando si rialza dopo l'ennesima caduta.

E adesso? Sicuramente Sony ha spinto per trasformare questo L'eredità perduta in un capitolo principale, per massimizzare gli introiti della regina delle galline dalle uova d'oro, e se questo capitolo avrà il successo che merita, non è difficile immaginarsi nuovi episodi paralleli su altri personaggi della saga, come ad esempio Sulley o il fratello di Nathan, Sam (e già Naughty Dog si è espressa dicendo che non sarebbe male fare un gioco sulla coppia). Devo dire che la cosa non mi spiacerebbe, se la qualità resta questa e soprattutto se il coraggio di aggiungere qualcosa di nuovo ogni volta non mancherà, visto che già l'idea di un nuovo capitolo non mi aveva molto convinto e invece mi sono dovuto davvero ricredere.

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Ho giocato ad Uncharted: L'eredità perduta tramite una copia fisica acquistata di mio pugno, totalizzando una quindicina di ore, durante le quali ho completato l'avventura principale e trovato quanti più tesori extra possibili. Sicuramente ci farò un altro giro con la selezione dei capitoli per trovarli tutti e sbloccare gli extra presenti nelle varie gallery del menù e ancor più sicuramente tornerò a perdere ore facendo screen di ogni angolo del gioco, tanto per riempire lo spazio di archiviazione della PlayStation 4 con un sacco di roba che poi dovrò cancellare maledicendomi. Ah, come al solito, se acquistate il gioco su Amazon passando dai nostri link, ci fate ricevere una piccola percentuale di quanto spendete, senza sovrapprezzi per voi. Potete farlo su Amazon Italia a questo indirizzo qui o su Amazon UK a quest'altro indirizzo qua.

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